La crisi tedesca e il rallentamento francese frenano il Pil italiano nel 2024

Determinanti le difficoltà dell’industria e la minore brillantezza dei servizi. Ora le sfide si chiamano taglio dei tassi e riforma fiscale

La crisi tedesca e il rallentamento francese frenano il Pil italiano nel 2024
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La stima preliminare del Pil diffusa dall’Istat (+0,5% nel 2024 con il quarto trimestre invariato) conferma un rallentamento della crescita economica italiana nel 2024, ma il dato va letto nel quadro più ampio della stagnazione dell’economia dell’Eurozona. Nel quarto trimestre del 2024 il Pil dell’area euro è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente, dopo una crescita dello 0,4% nel terzo trimestre. La frenata è stata aggravata dalle contrazioni di Germania (-0,2% nel trimestre; -0,2% nel 2024 dopo il -0,3% del 2023) e Francia (-0,1%; +1,1% come nel 2023 ma +2,6% nel 2022), due economie fondamentali per il commercio estero italiano.

L’economia tedesca, principale partner commerciale dell’Italia, sta affrontando una fase di debolezza prolungata, con una domanda interna fiacca e difficoltà nel settore manifatturiero. La contrazione della Germania ha quindi avuto un effetto domino sull’export italiano, rallentando la crescita complessiva.

Industria in ripresa, servizi in difficoltà

Dal lato settoriale, l’Istat segnala una crescita dell’industria a novembre 2024, con un aumento del fatturato dell’1,5% in valore (-2,6% il tendenziale) e dello 0,6% in volume. Tuttavia, il settore dei servizi ha subito un calo dell’1,5% (-0,7% su anno), con un andamento negativo nel commercio all’ingrosso. Questo squilibrio riflette una ripresa ancora fragile e disomogenea, con alcuni comparti in difficoltà.

Occupazione stabile, ma segnali di rallentamento

Sul fronte del lavoro, il numero di occupati a dicembre è rimasto sostanzialmente stabile, attestandosi a 24 milioni 65mila unità, con un tasso di occupazione al 62,3% (-0,1 punti rispetto a novembre, +274mila occupati in un anno). Tuttavia, Confesercenti sottolinea un indebolimento del dinamismo, con consumi deboli e un aumento del risparmio delle famiglie.

Le risposte attese dalla Bce e dal governo

La crescita acquisita per il 2025 risulta nulla. Ciò significa che non c’è un effetto di trascinamento positivo del 2024 sull’anno in corso. Un dato che rischia di compromettere il target di crescita dell’1,2% fissato dal governo.

La debolezza dell’Eurozona ha aumentato le aspettative di nuovi tagli ai tassi da parte della Bce, con il mercato che prevede almeno quattro riduzioni nel 2025. Questo potrebbe allentare la pressione su famiglie e imprese, favorendo una ripresa dell’attività economica.

Il governo, dal canto suo, punta su misure di sostegno alla crescita, tra cui la

riforma fiscale per incentivare i consumi e stimolare gli investimenti per sostenere la competitività delle imprese. La sfida per il 2025 sarà, quindi, rilanciare la crescita in un contesto internazionale ancora incerto.

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