
A marzo sarà più chiaro in che modo gli Stati membri dell'Unione europea potranno espandere i propri bilanci per sostenere la spesa in difesa e sicurezza. "Discuteremo i dettagli sulla base della proposta della Commissione", ha dichiarato il ministro delle Finanze polacco Andrzej Domanski, presidente di turno dell'Ecofin, al termine della riunione dei ministri finanziari.
L'incontro ha evidenziato un consenso diffuso sulla necessità di agire rapidamente, anche in considerazione della crescente pressione internazionale. L'Unione europea resta al momento esclusa dalla preparazione del negoziato sul futuro dell'Ucraina, mentre gli Stati Uniti accelerano le mosse contro la Russia. In questa situazione, la direzione di marcia appare chiara: "La spesa per difesa e sicurezza degli Stati non varrà ai fini della supervisione dei conti pubblici", ha sottolineato Domanski. Questo significa che i limiti sul deficit potranno essere superati, ma solo per finanziare investimenti specifici nel settore della difesa.
Il commissario all'Economia Valdis Dombrovskis ha chiarito che la flessibilità "non sarà limitata a un solo anno" in quanto si tratta di un impegno a lungo termine. Tuttavia, non si profila all'orizzonte l'opzione di emettere debito comune per finanziare queste spese. A tal proposito, i rappresentanti dell'UE hanno evitato di commentare le critiche espresse da Mario Draghi all'Europarlamento, secondo cui i fondi attualmente previsti non sarebbero sufficienti per far fronte alle nuove necessità.
Un passaggio cruciale per l'Europa
L'Europa si trova in una fase delicata: il modello di sicurezza garantito dagli Stati Uniti è ormai superato e i paesi europei devono assumersi maggiori responsabilità. Già da anni Washington ha sollecitato gli alleati Nato ad aumentare la spesa militare almeno al 2% del Pil, ma ora l'obiettivo viene ritenuto insufficiente. Il dibattito sulla difesa si intreccia anche con le tensioni politiche transatlantiche, specialmente in vista di un possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. "Progredire rapidamente sulla spesa per la difesa può costituire una carta da giocare con Trump", si osserva in ambienti europei.
Nel frattempo, l'incontro ristretto tra otto leader a Parigi, tra cui la premier italiana Giorgia Meloni, ha acceso qualche speranza sulla possibilità di un'iniziativa più incisiva nel negoziato con la Russia. Tuttavia, le divisioni tra i leader sono emerse in modo evidente, soprattutto sulla questione di una eventuale forza militare di interposizione in Ucraina.
La strategia economica: flessibilità, ma niente "golden rule"
Sul fronte economico, Bruxelles lavora a una soluzione pragmatica: "L'apertura di ulteriore flessibilità sui conti pubblici è una delle strade che si vuole percorrere, e su tale urgenza il consenso è generale", ha ribadito Domanski. Anche la Germania, tradizionalmente contraria a deroghe sul rigore di bilancio, ha dato il suo assenso alla "clausola di salvaguardia" del Patto di Stabilità. Tale strumento consente ai paesi di deviare temporaneamente dagli obiettivi di spesa netta in caso di "circostanze eccezionali" che abbiano un impatto significativo sulle finanze pubbliche.
Il piano della presidenza polacca prevede di mantenere "le regole di bilancio così come sono e di esplicitarle con precisione nel codice di condotta per consentire ai governi di investire in nuove attrezzature, aerei, carri armati, munizioni, senza impatto negativo sulle cifre del deficit e del debito". Questo codice di condotta sarà redatto nelle prossime settimane, con un primo schema atteso per marzo e la conclusione dei lavori prevista per maggio.
"Potremmo non avere esattamente la stessa visione su come questo dovrebbe essere raggiunto e per questa ragione inizieremo un'intensa discussione a livello tecnico già domani", ha spiegato Domanski, sottolineando che l'obiettivo è "agire nel quadro delle norme attuali" senza introdurre una "golden rule" che escluda in modo strutturale la spesa militare dai parametri di bilancio.
L'ombra del debito comune
Sebbene la questione dell'emissione di debito comune per la difesa non sia attualmente sul tavolo, diversi paesi dell'Ue continuano a sostenerla. "Alcuni paesi non sono pronti a sostenere questa soluzione, per cui il nostro approccio resta pragmatico: dobbiamo agire rapidamente", ha dichiarato Domanski. Il ministro spagnolo Carlos Cuerpo ha ribadito la posizione del suo governo, favorevole all'emissione di debito comune, condivisa anche da Francia, Italia, Portogallo, i paesi baltici, la Danimarca, la Polonia e la Grecia.
Nonostante queste pressioni, la discussione su nuovi strumenti di finanziamento rimane in secondo piano. Draghi ha ammonito sulle carenze dei piani europei, evidenziando che "a fronte di un bisogno di finanziamenti enorme e in crescita non si prevedono nuovi fondi". All'Europarlamento, l'ex presidente della Bce ha sottolineato che "negli ultimi 15-20 anni il governo americano ha iniettato nell'economia più di 14 mila miliardi di dollari, mentre la Ue nel suo complesso ne ha iniettati sette volte meno". E ha concluso: "Ciò dimostra che per crescere di più a volte servono anche soldi pubblici, ma bisogna anche creare le condizioni affinché i soldi privati siano produttivi".
In definitiva, mentre la Ue si prepara a ridefinire
la sua politica di bilancio per la difesa, il dibattito sulla sostenibilità finanziaria di queste misure resta aperto. L'appuntamento decisivo sarà a marzo, quando l'Ecofin dovrà tradurre le intenzioni in misure concrete.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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