Esiste una sinistra “saggia”: Starmer rilancia il nucleare in Gran Bretagna

Passo avanti del premier britannico, mentre Sánchez cerca di fare di tutto per sabotare le imprese spagnole e Schlein oppone un no pregiudiziale per non perdere Avs e M5s

Esiste una sinistra “saggia”: Starmer rilancia il nucleare in Gran Bretagna

Il governo britannico guidato da Keir Starmer ha ufficialmente annunciato un significativo ampliamento delle concessioni per la costruzione di nuove centrali nucleari, segnando una svolta nella politica energetica del Regno Unito. Secondo una nota diffusa da Downing Street, il piano prevede l'approvazione di nuovi impianti in Inghilterra e Galles, con l'obiettivo di rilanciare l'industria nucleare come parte del "Piano per il cambiamento" del governo laburista.

Un elemento chiave della riforma riguarda la semplificazione delle norme di pianificazione, che permetteranno la costruzione di reattori nucleari più piccoli e modulari, i cosiddetti Small Modular Reactors (Smr). Questi impianti, più agili e meno costosi rispetto alle tradizionali centrali nucleari, saranno realizzati per la prima volta nel Regno Unito. "Ciò creerà migliaia di nuovi posti di lavoro altamente qualificati, fornendo al contempo energia pulita, sicura e più accessibile per i lavoratori", ha dichiarato il governo, sottolineando la volontà di superare la dottrina Nimby (Not In My Backyard) per dare priorità alla crescita economica e alla sicurezza energetica.

Starmer ha sottolineato il ritardo accumulato dal Regno Unito nel settore: "Siamo stati il primo Paese al mondo a sviluppare un reattore nucleare, ma l'ultima centrale risale al 1995. Da allora non ne è stata costruita nessuna, lasciandoci indietro in una corsa globale per un’energia più pulita e conveniente". Attualmente, solo otto siti nel Paese – tra cui Hinkley Point e Sizewell – sono designati per lo sviluppo nucleare, ma con le nuove misure sarà possibile costruire ovunque in Inghilterra e Galles, salvo nelle aree densamente popolate o soggette a vincoli ambientali e militari.

Il piano, noto come EN7, ha origine nel precedente governo conservatore e prevede di garantire 24 GW di capacità nucleare entro il 2050, quadruplicando gli attuali livelli. Tuttavia, l'esecutivo laburista ha deciso di implementarlo con l'obiettivo di rispettare i target climatici e raggiungere la neutralità carbonica entro la metà del secolo. Secondo l'analisi di Downing Street, l'industria nucleare britannica è stata frenata da un sistema normativo eccessivamente complesso, che ha ostacolato gli investimenti. "Abbiamo visto aziende costrette a produrre valutazioni ambientali di oltre 30.000 pagine per ottenere il permesso di pianificazione", si legge nella nota governativa.

Mentre Cina ed Unione Europea accelerano i loro piani – con Pechino che sta costruendo 29 nuovi reattori e Bruxelles che ne ha 12 in fase di progettazione – il Regno Unito vuole colmare il divario competitivo. "Gli sviluppatori vogliono darsi da fare e costruire un'energia affidabile ed economica, che a sua volta supporterà infrastrutture essenziali come i supercomputer e i data center", ha dichiarato Downing Street.

Parte integrante del piano è la creazione della "Nuclear Regulatory Taskforce", un organismo che riferirà direttamente a Starmer e avrà il compito di monitorare e migliorare la regolamentazione del settore. "Questo Paese non costruisce una centrale nucleare da decenni. Siamo stati delusi e abbandonati. La nostra sicurezza energetica è stata ostaggio di Putin per troppo tempo, con i prezzi dell'energia che salivano alle stelle a seconda dei suoi capricci", ha dichiarato il primo ministro. "Voglio porre fine a tutto questo, cambiando le regole per sostenere i costruttori e dicendo no a chi ci ostacola. Il mio governo è stato eletto per apportare un cambiamento. Prenderò le decisioni necessarie per strappare la Gran Bretagna al suo torpore, per dare una spinta al nostro piano di cambiamento".

Il Regno Unito è attualmente uno dei paesi più costosi al mondo per la costruzione di impianti nucleari. Per questo motivo, il segretario all'Energia Ed Miliband ha assicurato che "la task force accelererà l'approvazione di nuovi progetti e semplificherà il modo in cui gli sviluppatori interagiscono con gli enti regolatori. Parallelamente, una squadra di specialisti lavorerà per garantire che la regolamentazione incentivi gli investimenti e permetta la realizzazione di nuovi progetti in tempi più rapidi ed economicamente efficienti, senza compromettere gli standard di sicurezza". La regolamentazione riguarderà sia il nucleare civile che quello della difesa, contribuendo alla crescita del settore.

Il piano è stato accolto con entusiasmo dall'industria. Alistair Black, direttore senior per il Regno Unito di X-energy, ha stimato che "l'apertura di nuove opportunità per una flotta di reattori avanzati contribuirà a sbloccare decine di miliardi di sterline di investimenti e crescita in tutto il Paese". Anche il colosso francese Edf Energy ha espresso parere favorevole: "In qualità di operatore, investitore e sviluppatore, accogliamo con favore le proposte per accelerare i nuovi progetti nucleari nel Regno Unito e stimolare la crescita economica", ha dichiarato il Ceo Simone Rossi.

Tom Greatrex, amministratore delegato della Nuclear Industry Association, ha definito l'iniziativa "il segnale più forte del primo ministro fino ad oggi", aggiungendo che "un sistema di pianificazione più snello darà certezze agli investitori e consentirà di procedere con la costruzione di nuovi impianti a ritmo sostenuto, per un sistema energetico più pulito e sicuro".

Il rafforzamento del nucleare non è una sorpresa, considerando che il programma laburista prevedeva già l'estensione della vita operativa degli impianti esistenti e la costruzione di nuove centrali. "Garantiremo la sicurezza a lungo termine del settore", si leggeva nel manifesto elettorale, che sottolineava il ruolo del nucleare per la sicurezza energetica e per il raggiungimento degli obiettivi climatici.

La scelta di Starmer si distingue per il suo approccio pragmatico. A differenza del premier spagnolo Pedro Sánchez, che ha deciso di chiudere le centrali nucleari entro il 2035 nonostante la loro importanza nel mantenere bassi i costi dell'energia, il governo britannico ha scelto di puntare su questa fonte energetica. In Spagna, infatti, il costo dell'energia è inferiore solo a quello della Francia, che ha mantenuto un forte impegno nel nucleare e non intende abbandonarlo.

Anche in Italia il dibattito resta acceso, ma anche qui la sinistra si distingue per l’ostinato rifiuto di una fonte energetica pulita e sicura. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, continua a dire no al nucleare per mantenere la fragile alleanza con Avs e il Movimento Cinque Stelle, entrambi fortemente contrari a questa soluzione.

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