Germania, crisi senza fine. Pil 2024 a -0,2%

Secondo anno consecutivo di recessione. E la Bundesbank è pessimista

Germania, crisi senza fine. Pil 2024 a -0,2%
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La situazione macroeconomica della Germania si presenta come una sfida complessa e multidimensionale per il cancelliere in pectore Friedrich Merz, chiamato a guidare il rilancio di un’economia che fatica a trovare slancio. I dati recenti dipingono un quadro preoccupante: nel quarto trimestre del 2024, il Pil tedesco è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, confermando una tendenza negativa che si protrae da sei trimestri consecutivi. Nel 2024 il prodotto interno lordo è diminuito dello 0,2% rispetto all’anno precedente. Anche il 2023 era stato caratterizzato dalla recessione (-0,3%). Le cause di questo declino sono riconducibili a un contributo negativo del commercio netto, con un crollo delle esportazioni del 2,2% e un aumento delle importazioni dello 0,5%. Anche la crescita dei consumi delle famiglie ha rallentato, mentre la spesa pubblica, pur in aumento, ha registrato un netto calo rispetto al trimestre precedente.

Il settore industriale, tradizionale motore dell’economia tedesca, continua a soffrire. A dicembre 2024, la produzione industriale è diminuita del 2,4%, raggiungendo i livelli più bassi da maggio 2020. Nel complesso, la produzione industriale rimane circa il 10% al di sotto dei livelli pre-pandemia, con flessioni significative nei settori automobilistico e della fabbricazione di macchinari e attrezzature. Questo scenario ha portato l’Istituto di ricerca economica Ifo a lanciare un allarme: la Germania si appresta a registrare una crescita economica molto bassa anche nel 2025, stimata allo 0,4%.

La situazione fiscale non è meno preoccupante. Nel 2024, il rapporto deficit/Pil è salito al 2,8%, con un indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche pari a 118,8 miliardi di euro, in aumento di 15 miliardi rispetto al 2023. Questo quadro economico avverso ha ripercussioni non solo sulla Germania, ma sull’intera Europa. Gli acquisti tedeschi di prodotti made in Italy si sono ridotti del 5%, sottraendo in valore assoluto 3,7 miliardi. La flessione è imputabile alle auto. I volumi di vetture esportate sono tornati ai livelli del 1957, con un calo del 30,7% che si traduce in 1,5 miliardi in meno.

Le incertezze geopolitiche, inclusa la minaccia di dazi statunitensi, aggiungono ulteriori pressioni. Secondo Joachim Nagel, presidente della Bundesbank, una significativa ripresa non è in vista, a causa dei rischi per il commercio internazionale e della congiuntura geopolitica. «Non si può escludere un terzo anno consecutivo senza crescita», ha dichiarato nel rapporto annuale sull’economia della Germania. «Il futuro governo dovrà stabilire una «politica economica intelligente» garantendo alle aziende una «maggiore sicurezza di pianificazione», ha continuato Nagel.

Friedrich Merz si troverà quindi a dover affrontare una sfida titanica: rilanciare un’economia stagnante, ridare slancio all’industria e ristabilire la competitività internazionale della Germania. La posta in gioco è alta, non solo per Berlino, ma per l’intera Unione Europea.

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