“Giovani 2024: il bilancio di una generazione”: cosa rivela il rapporto EURES

Pubblicato il nuovo rapporto "Giovani 2024: Bilancio di una Generazione”, che mosgtra uno spaccato della condizione giovanile, dal lavoro alla denatalità alla differenza salariale

“Giovani 2024: il bilancio di una generazione”: cosa rivela il rapporto EURES

È stato presentato oggi il nuovo rapporto Giovani 2024: Bilancio di una Generazione, realizzata dal Consiglio Nazionale dei Giovani e dall’Agenzia Italiana per la Gioventù, con il supporto scientifico di EU.R.E.S. Ricerche Economiche e Sociali, sulla condizione giovanile in Italia. Un'importante rapporto che dipinge un quadro dettagliato sia delle sfide ma anche delle opportunità che i giovani Italiani affrontano oggi. I dati non sono purtroppo entusiasmanti.

In venti anni persi oltre un quinto dei giovani

Il nostro Paese è diventato ad esempio il fanalino di coda dell'Europa per la presenza di under 35. E ancora, ci sono dati preoccupanti per quanto riguarda l’istruzione e l’occupazione. Evidenziata in modo particolare la riduzione demografica, il fenomeno della fuga di cervelli, la precarietà lavorativa e la disuguaglianza territoriale e di genere.

Sempre meno figli

Quella del calo demografico è una delle grande sfide che colpiscono i giovani. Negli ultimi due decenni, abbiamo assistito a una riduzione di quasi 3,5 milioni di giovani under 35, con un tasso di decremento di circa il 21%. Questo fenomeno ha colpito particolarmente il segmento femminile, con una diminuzione di quasi il 23% contro il quasi 20% maschile. Un confronto che a livello europeo pone l’Italia in una posizione allarmante: anche in questo siamo gli ultimi per incidenza di giovani, ben sotto la media dell’Unione Europea.

La fuga dei cervelli

Sono circa 18mila i giovani laureati che hanno scelto di andare all'estero nel 2021, una "fuga di cervelli" che vede un aumento del 281% rispetto al 2011. Questo scenario si accompagna a una crescente instabilità nel mercato del lavoro, dove il precariato coinvolge il 41% degli under 35, evidenziando una condizione di incertezza e discontinuità lavorativa che affligge in modo particolare i più giovani.

Differenza tra Nord e Sud

Aumenta il divario che divide nettamente il nostro Paese con il Sud che registra tassi di disoccupazione giovanile notevolmente superiori rispetto al Nord, e dove il salario medio annuo dei giovani lavoratori è esponenzialmente più basso. Questa separazione non soltanto si riflette sulla capacità di accedere a opportunità di lavoro stabili e retribuzioni adeguate, ma influenza negativamente la qualità della vita e le aspettative future.

Salari sempre più bassi

Il rapporto sottolinea anche le basse retribuzioni che vengono offerte nel settore privato ai giovani. Nel corso del 2022, la retribuzione lorda media annua dei giovani dipendenti del settore privato (15-34 anni) si è fermata a 15.616 euro, rispetto ai 22.839 euro complessivamente rilevati nel settore. Questa disparità retributiva si manifesta anche nei diversi tipi di contratto: i giovani con contratti stabili percepiscono in media 20.431 euro, mentre coloro con contratti a termine e stagionali guadagnano rispettivamente 9.038 euro e 6.433 euro.

Al contrario nel settore pubblico, i giovani lavoratori (15-34 anni) hanno raggiunto una retribuzione lorda media annua di 23.253 euro nel 2022, che rappresenta una volta e mezza quella del settore privato. A questo si aggiunge l'aggravarsi dell'inflazione che rispetto al 2018 ha eroso il potere d’acquisto, con una variazione negativa delle retribuzioni reali pari al -1,7% nel privato e al -7,5% nel pubblico. Le preoccupazioni legate all’ingresso nel mondo del lavoro dominano il panorama giovanile, con la paura di precarietà e sotto-retribuzione che si sommano ai timori di ricatti, molestie o vessazioni sul posto di lavoro, indicati dal 17,5% dei giovani.

A risentirne anche la politica

Le varie criticità convergono anche sulla dimensione politica e sociale del Paese, con la diminuzione della popolazione giovanile che ha avuto ripercussioni sull'elettorato giovane che si è drasticamente ridotto. In 20 anni si è passati dal dal 30,4% del 2002 al minimo storico del 21,9% nel 2022. Ripercussioni anche nella rappresentanza politica, che con il taglio dei Parlamentari ha visto escludere quasi esclusivamente gli under 35, con un calo drastico degli eletti che tra il 2018 e il 2022 ha subito un decremento dell'80% passando da 133 a 27, con un'influenza sempre minori sulle scelte politiche e sociali dell'Italia da parte dei giovani.

Questi fattori portano anche ad una sorta di alienazione e perdita di fiducia nelle istituzioni percepite come inefficaci nel rispondere alle loro esigenze: solo il 12% esprime un giudizio positivo sulla sensibilità delle istituzioni verso le problematiche giovanili e per l’85% del campione il livello di attenzione politica nei confronti dei giovani è inadeguato. Al contrario la percezione che hanno i giovani europei è ben diversa (6/10) nell'indice di fiducia sulle istituzioni.

La difficoltà di vedere il futuro

Preoccupante anche la visione che i giovani vedono sul loro futuro. Il timore più grande è quello di non ottenere un lavoro stabile che possa permettere di crearsi una famiglia. Nel 70% dei casi questo è imputato alla condizione economica poco adeguata. Al contrario i giovani vorrebbero crearsi una propria famiglia e più del 60% ha risposto di voler avere un figlio. Inoltre il 72% di loro percepisce come un problema importante quello della denatalità.

Le note positive

Non è però tutto negativo, ad esempio uno spiraglio di luce viene visto nel percorso formativo che viene valutato positivamente dalla maggior parte delle ragazze e dei ragazzi, con un apprezzamento particolare per le opportunità offerte da programmi europei come l’Erasmus+. Tuttavia, la realizzazione personale e professionale rimane ostacolata da barriere significative, tra cui l’instabilità occupazionale e l’accesso limitato all’abitazione, che impediscono una piena transizione verso l’indipendenza e la vita adulta.

"I dati emersi nel rapporto di ricerca – dichiara Federica Celestini Campanari, Commissario straordinario dell'Agenzia Italiana per la Gioventù – fanno emergere una realtà difficile, in cui i problemi che i giovani italiani vivono ormai da più di un decennio risultano certamente aggravati dalla pandemia, dalla guerra e dalle recenti crisi economiche. Tuttavia, possiamo cogliere dei segnali positivi: l'attenzione per il tema della natalità e della famiglia, non scontati in una Nazione che sta vivendo quello che gli esperti chiamano "inverno demografico".

I passi da compiere

"La strada da percorrere è lunga ma dobbiamo lavorare per infondere speranza e fiducia nel futuro: è compito delle istituzioni ascoltare i giovani, capirne le aspettative, i sogni e le paure e cercare risposte strutturali per permettere ai nostri ragazzi di realizzarsi in Italia, se vorranno, scegliendo di andare all'estero solo per scelta e non per necessità.

Questo è l'impegno dell'AIG, affianco all'opera quotidiana del Ministro Abodi e del Governo Meloni nel rimuovere le cause del disagio giovanile e gli ostacoli alla piena realizzazione dei nostri giovani", ha concluso il Commissario straordinario.

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