L'allarme dell'Inps: un buco da 6,6 miliardi

Il Civ: “Svalutati crediti per 16,4 miliardi, ma ora il governo deve trovare coperture”

L'allarme dell'Inps: un buco da 6,6 miliardi
00:00 00:00

Lo "stralcio" delle cartelle contributive, frutto di diversi provvedimenti legislativi approvati tra il 2018 e il 2022, porterà alla cancellazione di 16,4 miliardi di euro dai residui attivi dell’Inps. A certificarlo è la delibera sul riaccertamento dei residui attivi e passivi al 31 dicembre 2023, approvata oggi dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (Civ) dell’Istituto nazionale di previdenza sociale.

L’operazione comporterà un impatto negativo sul Rendiconto generale 2024 per un valore di 13,7 miliardi, ma – precisa il Civ – non avrà ripercussioni sul patrimonio dell’Inps, in quanto le perdite saranno interamente coperte dal Fondo di svalutazione dei crediti.

Tuttavia, la delibera accende i riflettori sulle conseguenze a lungo termine, in particolare sulle Gestioni dei lavoratori dipendenti. Lo "stralcio", infatti, non incide solo sul bilancio, ma avrà un effetto concreto sul fabbisogno finanziario dell’ente. L’Inps dovrà sostenere ulteriori oneri per 6,6 miliardi di euro in futuro, legati all’automaticità delle prestazioni pensionistiche: per i lavoratori dipendenti, i contributi non versati dalle aziende ma previsti per legge continuano a dare diritto alle prestazioni, anche se successivamente stralciati.

Quali crediti sono stati cancellati

Dei 16,4 miliardi di euro cancellati, ben 15,4 miliardi derivano da tre specifici provvedimenti:

  • 400 milioni dallo stralcio dei crediti fino a 1.000 euro maturati tra il 2000 e il 2010, previsto dal decreto-legge 119/2018;
  • 5,4 miliardi dallo stralcio dei crediti fino a 5.000 euro, sempre relativi al decennio 2000-2010, introdotto dal decreto-legge 41/2021;
  • 9,9 miliardi dallo stralcio dei crediti fino a 1.000 euro maturati tra il 2000 e il 2015, previsto dalla legge di bilancio 197/2022.

A questi si aggiungono 1 miliardo di euro di eliminazioni effettuate attraverso la procedura ordinaria.

Per confronto, lo scorso anno l'Inps aveva eliminato crediti da "saldo e stralcio" per 2,8 miliardi, mentre nel 2022 l’importo era stato nullo.

L’appello del Civ: servono coperture dalla fiscalità generale

Il Civ dell’Inps sottolinea con forza la necessità di prevedere interventi compensativi a carico dello Stato. In particolare, chiede che si tenga conto degli oneri futuri generati da questi stralci nel momento in cui saranno determinati i trasferimenti dallo Stato all’Inps nelle prossime leggi di bilancio.

Un aspetto cruciale riguarda la differenza di trattamento tra autonomi e dipendenti: per gli autonomi, i contributi non versati non danno diritto a prestazioni, e quindi l’eliminazione dei relativi crediti non produce effetti futuri per l’Istituto. Per i dipendenti, invece, la mancata contribuzione da parte dell’azienda non interrompe il diritto alle prestazioni, generando un debito implicito per l’Inps.

Il monito del Civ è chiaro: senza adeguate coperture pubbliche, l’operazione di "stralcio" rischia di spostare nel tempo – e sui conti futuri dell’ente – costi non irrilevanti,

minando l’equilibrio finanziario delle gestioni previdenziali.

In sintesi, l’eliminazione dei crediti contributivi rappresenta sì una pulizia contabile, ma con effetti reali che lo Stato non potrà ignorare nei prossimi anni.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica