Pensioni, Tfr in azienda o nel fondo? Cosa cambia col silenzio-assenso e cosa conviene

Due emendamenti alla legge di Bilancio, proposti uno dalla Lega e uno da Fratelli d'Italia, propongono di riaprire la partita del silenzio-assenso per il conferimento del Tfr ai fondi pensione

Pensioni, Tfr in azienda o nel fondo? Cosa cambia col silenzio-assenso e cosa conviene
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Due emendamenti alla legge di Bilancio si propongono di riaprire la partita del silenzio-assenso per il conferimento del Tfr ai fondi pensione. La prima proposta, a firma di Tiziana Nisini (Lega), chiede l’introduzione di una finestra dal primo aprile al 30 settembre 2025 mentre Walter Rizzetto (Fratelli d’Italia) propone di far partire il semestre il primo gennaio. Si tratta di iniziative per potenziare la previdenza complementare, modificando il panorama previdenziale per lavoratori e imprese.

Il Meccanismo del Silenzio-Assenso

Se uno dei due emendamenti fosse approvato, i lavoratori avrebbero sei mesi per decidere se mantenere il Tfr in azienda o trasferirlo ai fondi pensione. In assenza di una scelta esplicita, il Tfr verrà automaticamente destinato alla previdenza complementare, senza possibilità di revoca. Questa misura, ripresa in parte da un precedente tentativo nel 2007, mira ad aumentare l'adesione ai fondi pensione, favorendo una maggiore accumulazione di risparmi previdenziali. I fondi pensione interessati sarebbero quelli previsti dai contratti collettivi o il fondo di categoria con più adesioni. In assenza di tali opzioni, il Tfr verrebbe trasferito al fondo Cometa, quello dei metalmeccanici.

I Fondi Pensione Battono il Tfr

I fondi pensione gestivano a fine 2023 un patrimonio complessivo di circa 224,4 miliardi di euro, in crescita del 9,1% rispetto all'anno precedente. Questo incremento è stato principalmente alimentato dall’andamento positivo dei mercati finanziari, che ha inciso anche sui rendimenti delle diverse tipologie di fondi. Nel 2023, i fondi pensione negoziali hanno riportato rendimenti medi annui composti superiori al 5%, mentre i fondi aperti e i Pip (Piani Individuali Pensionistici) hanno mostrato miglioramenti costanti, raggiungendo rendimenti superiori alla rivalutazione del Tfr, che si è attestata intorno al 2,3%.

Nel dettaglio, i rendimenti nel 2023 per i comparti azionari si sono attestati intorno al 10-11% nei fondi pensionistici negoziali, aperti e nei Pip. I comparti bilanciati hanno registrato rendimenti tra il 6,9% e l'8,3%, mentre quelli obbligazionari e garantiti hanno mostrato rendimenti più contenuti intorno al 3-4%. Nel confronto su un arco temporale più lungo, compreso tra il 2014 e il 2023, i rendimenti medi annui composti sono stati compresi tra il 2% e il 4,5%, a seconda del tipo di fondo e del livello di esposizione azionaria

Questa inversione di tendenza è attribuibile a una gestione più oculata degli investimenti e a una maggiore diversificazione delle strategie finanziarie adottate dai fondi pensione. I fondi pensione stanno adottando approcci più resilienti, capaci di resistere alle oscillazioni dei mercati finanziari, offrendo così rendimenti più stabili e competitivi rispetto al Tfr tradizionale.

Aumento delle Iscrizioni e Interesse dei Giovani

Adesioni in aumento tra i giovani. Gli under 35 rappresentano il 19,3% degli iscritti ai fondi pensione.

Questo incremento è favorito dagli incentivi fiscali e da una maggiore consapevolezza dell'importanza della previdenza complementare tra le nuove generazioni. La crescita delle iscrizioni si riflette anche nei numeri pubblicati da Covip, che mostrano un aumento costante delle posizioni attive nei fondi pensione, raggiungendo oltre 10,5 milioni di iscritti a fine giugno 2023.

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