Il governo vara il piano per le materie prime critiche: ecco cosa prevede

Il decreto adegua l'Italia agli standard europei su materie prime critiche e terre rare. Ma soprattutto rilancia la politica mineriaria del Paese, già campione inf atto di riciclo

Il governo vara il piano per le materie prime critiche: ecco cosa prevede

Titanio, litio, cobalto: materiali senza i quali il mondo non può più andare avanti. Stante questa esigenza, anche l'Italia si avvia verso l'adeguamento agli obiettivi e agli standard europei previsti dal regolamento Critical Raw Materials Act. Per questo, il Consiglio dei Ministri ha dato il via al Decreto legge sulle materie prime critiche, pensato per adeguare la normativa nazionale sul settore minerario, in funzione delle transizioni digitale e green.

Con il via libera del Consiglio dei ministri "riparte la politica mineraria del Paese". Il ministero delle Imprese ha, infatti, illustrato le principali misure che promuovono "un nuovo approccio di sistema all'approvvigionamento di materie prime critiche e strategiche".

Cosa prevede il Dl sulle materie prime critiche

Il decreto punta ad analizzare la domanda e il fabbisogno del Paese grazie ad attività di monitoraggio delle catene di approvvigionamenti e - dall'altro - ad incentivare l'offerta di materie prime. Viene avviato, dunque, un programma nazionale di esplorazione, semplificate le procedure autorizzative e rafforzato il fondo nazionale del Made in Italy. Il testo prevede anche sistemi di monitoraggio in caso di scossoni dell'approvvigionamento legati a tensioni geopolitiche e simili. Una volta ottenuto l'ok da parte dell'esecutivo Ue, sarà lo Stato a rilasciare le autorizzazioni necessarie, con tempistiche migliori rispetto a quelle previste nel regolamento.

"Il decreto ha lo scopo di semplificare gli iter autorizzativi dei progetti strategici, abbiamo individuato 34 materie prime critiche, secondo le vecchie mappe nel nostro territorio ce ne sono almeno 15 importanti", spiega il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. E annuncia le novelle legislative nel settore: secondo le regole attuali, risalenti addirittura al 1927, nel caso di un'esplorazione di una miniera la tariffa è circa 16 euro l'ettaro l'anno. Nel nuovo provvedimento si prevede un regime di royalty sul modello del petrolio in Basilicata, dal 5% al 7% andrà ripartito tra lo Stato e le regioni. Saranno corrisposte annualmente in favore dello Stato e della Regione interessata per progetti su terraferma.

Il nuovo ruolo dello Stato nel settore materie prime critiche: le ipotesi per il litio

Il testo prevede che lo Stato rilasci i titoli abilitativi o autorizzatori. Il ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica sarà l'amministrazione competente per ogni titolo relativo all'estrazione e alle autorizzazioni al riciclo di materie prime critiche strategiche: le tempistiche per la durata della procedura non potranno però superare rispettivamente i 18 e 10 mesi. Al Mimit invece compete la procedura autorizzativa relativa alla trasformazione di materie prime critiche strategiche, per una durata massima di dieci mesi. "Abbiamo dei giacimenti importanti, si tratterà di vedere le condizioni di estraibilità: pensiamo al cobalto, ce n'è sull'Appenino tra Piemonte e Liguria, dalle prime stime è rilevante. Poi però le condizioni di estraibilità saranno da valutare caso per caso", specifica il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.

Interpellato sulla possibilità di estrarre litio in Italia replica: "Non sfugge la valenza del litio, attualmente sulle attuali batterie è fondamentale. Oggi c'è un controllo della Cina su proprietà, estrazione e lavorazione. Noi ora iniziamo un percorso che prevede la mappatura. Abbiamo alcune istanze per la produzione ma prima bisogna avere contezza dei giacimenti. Bisogna capire anche la convenienza rispetto ai costi negli altri Paesi Ue rispetto all'estrazione di questo o quel materiale". Su questi materiali, infatti, l'Italia è campione in fatto di riciclo, ricavando numerosi di questi materiali attraverso i rifiuti elettronici e la loro valorizzazione.

Materie prime critiche: il ruolo dei ministeri italiani

Riparte, dunque, la politica mineraria del Paese? Il Decreto prevede l’istituzione, presso il ministero delle imprese e del made in Italy, del Comitato tecnico permanente per le materie prime critiche e strategiche, al quale è affidato il monitoraggio delle catene di approvvigionamento, oltre alla predisposizione di un Piano Nazionale. Sono stati individuati, inoltre, tre “punti unici di contatto". I primi due presso il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica per la presentazione delle istanze relative a progetti di estrazione e riciclo. Il terzo è istituito presso il Ministero delle imprese e del made in Italy per la presentazione dei progetti strategici aventi a oggetto la trasformazione.

Il Mimit dovrà analizzare i fabbisogni, monitorare le catene del valore ed eseguire eventuali prove di stress. Per farlo, sarà realizzato, in linea con il Regolamento, il Registro nazionale delle aziende e delle catene del valore strategiche con l’obiettivo di individuare le grandi imprese che operano sul territorio nazionale e che utilizzano materie prime strategiche in una serie di settori cruciali relativi alle batterie, agli aeromobili, ai dispositivi elettronici mobili e alle apparecchiature connesse alla robotica, alla produzione di energia rinnovabile e ai semiconduttori.

Nasce infine un Programma di esplorazione nazionale delle materie prime critiche che dovrà essere promosso dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) entro il 24 maggio 2025 e sottoposto a riesame quinquennale come previsto dal Critical Raw Materials Act.

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