“L’esecutivo si è insediato da pochi mesi ed ha ereditato una situazione economico sociale molto complicata, a causa del Covid e della guerra russo-ucraina. È giusto attendere qualche tempo prima di formulare giudizi”. Francesco Cavallaro, segretario Generale Cisal, valuta positivamente "alcune misure adottate nella legge di stabilità come gli aiuti per le bollette o per i carburanti vanno nella giusta direzione, ma bisogna riconoscere che i margini di bilancio non lasciavano troppa discrezionalità”.
Come giudica, dunque, la politica economica del governo Meloni?
“Ci attendiamo di più, visto in particolare il perdurare di alti tassi di inflazione, in relazione alle misure a sostegno dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, in particolar modo quelli che hanno redditi medio bassi, vista l’attenzione che, sino a questo momento, c’è stata, soprattutto a livello fiscale, verso il lavoro autonomo. Sospendiamo il giudizio anche sulla riforma fiscale, proprio perché al momento siamo in presenza di una legge delega che dovrà essere riempita di contenuti concreti”.
Fa bene il governo a destinare i 3 miliardi aggiunti per ridurre il cuneo fiscale?
“Assolutamente sì, il lavoro dipendente oggi è quello che paga la maggior parte delle imposte ed è necessario ridurre il costo del lavoro anche nell’interesse delle imprese. I salari sono stati messi a dura prova dall’aumento dell’inflazione e la riduzione del cuneo (per la precisione si dovrebbe parlare di cuneo contributivo) è misura giusta e socialmente equa, Nell'attuazione di questa riduzione bisognerà fare in modo che gli interventi si concentrino sui redditi medio bassi”.
Il Governo è intervenuto anche sul reddito di cittadinanza; secondo lei cosa non ha funzionato in questo strumento di assistenza?
"Premesso che la CISAL è favorevole ai provvedimenti a sostegno delle fasce più deboli della popolazione, in particolare di chi non ha un’occupazione, bisogna avere l’onestà intellettuale di ammettere che il reddito di cittadinanza, pensato come misura temporanea tesa a favorire l’inserimento o il reinserimento nel circuito lavorativo dei suoi percettori, ha clamorosamente fallito. È una misura che non è stata collegata ad una seria riforma dei centri per l’impiego e ad un raccordo con la possibilità di svolgere lavori socialmente utili. Inoltre, le retribuzioni in molti settori del mondo del lavoro sono così basse che la prospettiva di percepire il reddito di cittadinanza può diventare una valida alternativa a lavori sottopagati. Bisogna, pertanto, intervenire anche in questa direzione perché le retribuzioni non possono andare sotto una soglia minima di dignità o di sussistenza che dir si voglia".
E’ favorevole al salario minimo oppure è una misura che potrebbe depotenziare il ruolo dei sindacati nelle trattative per il rinnovo dei contratti nazionali?
"Oggi, in Italia, la contrattazione collettiva copre la quasi totalità della forza lavoro, ma lo fa male con contratti nazionali che non garantiscono redditi dignitosi. Questo fenomeno non è riconducibile ai cosiddetti contratti pirata su cui qualcuno fa semplicemente della speculazione, ma è causato dai contratti firmati dalle confederazioni più rappresentative che da sole coprono la quasi totalità delle situazioni lavorative. L’idea di garantire una soglia minima della retribuzione oraria fissata per legge non è sbagliata, ma si sta tentando di utilizzare il salario minimo per introdurre una normativa tesa a disciplinare, in modo surrettizio, la rappresentatività sindacale".
Ci spieghi meglio...
"I disegni di legge giacenti in Parlamento, infatti, sono finalizzati solo al conferimento della efficacia erga omnes ai contratti collettivi stipulati dalle tre principali confederazioni, in dispregio delle norme costituzionali in materia e della libertà di associazione sindacale. Sul salario minimo qualcuno, non la CISAL, sta giocando una partita scorretta sulla pelle di tanti lavoratori. Se quei disegni di legge fossero approvati avrebbero il paradossale effetto di garantire il monopolio sindacale proprio agli stessi contratti che oggi si muovono ben al di sotto della soglia dei 9 euro orari lordi indicata come di minima sussistenza (che è già di per molto bassa)".
Anche la Cisal andrà presto a congresso. Ci vuol tracciare un bilancio della vostra attività?
"Siamo soddisfatti dei risultati conseguiti. Siamo ormai in modo consolidato la quarta confederazione sindacale italiana, con punte di rappresentatività altissima in molti settori. Siamo l’unica confederazione autonoma che è rappresentativa sia nel lavoro privato che nel pubblico impiego (dove i dati sono non solo certificati ma anche resi pubblici). Anche i nostri enti (patronato e caf) sono ormai diffusi e radicati su tutto il territorio nazionale".
Quali saranno le vostre sfide per il futuro?
"Per il futuro abbiamo invece un programma che punta su una politica di sviluppo che generi ricchezza e occupazione, avendo tuttavia cura di far sì che la prima sia diffusa e quanto più possibile a vantaggio della generalità della popolazione. Bisogna impostare un’economia che lasci spazi solo a quelle imprese che siano in grado di produrre una buona occupazione, apprezzabile non solo per i livelli retributivi, ma anche per la qualità delle tutele previdenziali e assistenziali, del rapporto ore lavorate/riposi garantiti, per le condizioni di sicurezza, per la stessa stabilità stessa del posto di lavoro. Anch’io faccio mia, in tal senso, l’affermazione di Adriano Olivetti, secondo cui si deve pensare la fabbrica per l’uomo e non l’uomo per la fabbrica, altrimenti non ci sarà mai progresso vero. Serve in tal senso un nuovo patto per il lavoro per riaffermare il contrasto al lavoro nero e al lavoro povero anche e soprattutto attraverso le relazioni sindacali".
La presenza del Presidente Meloni al congresso della Cgil aveva lasciato supporre che vi sarebbero stati dei rapporti più distesi tra il governo e il sindacato, ma per Landini gli scioperi sembrano essere ancora l’unica risposta possibile. Lei che cosa ne pensa?
"Non bisogna confondere la Cgil, che è senz’altro un sindacato importante, con l’intero movimento sindacale. La Cisal, infatti, ritiene che il confronto con un Governo che si è insediato da poco e che ha ereditato una situazione economica obiettivamente difficile, debba essere improntato al dialogo senza alcuna forma di pregiudizio. La nostra posizione è quella di giudicare ogni Governo dai fatti concreti e dagli atti prodotti prima ancora che dalle idee di chi lo incarna.
Quella dello sciopero è un’arma importante di cui il Sindacato dispone, ma è anche un’arma delicata, che va usata in casi estremi, non all’inizio di un percorso di confronto ma alla fine dello stesso, nel caso in cui, ovviamente, esso non si sia concluso positivamente”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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