Quella degli asili nido è una delle prime sfide di strategica importanza per il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non solo per il valore tutt'altro che secondario dell'investimento della missione che mira ad ampliare il novero di posti a disposizione per i bambini e le loro famiglie, ma anche per il valore della politica a ciò dedicata (l'investimento 1.1 della Missione 4, Componente 1 del Pnrr) nell'agenda economica e sociale del governo Meloni.
Una partita cruciale
Le politiche per l'abbattimento del carico fiscale per le famiglie, specie quelle a reddito più basso, il desiderio di incentivare con strumenti concreti la natalità e la volontà di invertire il percepito "inverno demografico" del Paese passano anche con l'assistenza ai servizi dell'infanzia. Ma non solo. La partita degli asili nido è chiave per capire quanto la nuova Struttura di Missione costituita a Palazzo Chigi e destinata a guidare l'implementazione del Pnrr potrà incidere nel modificare la traiettoria e sanare i ritardi accumulati dal primo biennio del piano. La task force guidata dal giudice contabile Carlo Alberto Manfredi Selvaggi che sostiene il Ministro con delega al Pnrr Raffaele Fitto avrà proprio nella gestione dell'investimento sugli asili nido un primo banco di prova.
Nel 2020, i bambini dai 3 ai 36 mesi avevano a disposizione posti in asili nido pari al 27 per cento della popolazione di quella fascia d'età, contro il 33% indicato come target minimo dal Consiglio Europeo nel 2002 per tale questa soglia demografica. Il Pnrr si poneva l'obiettivo di ampliare la disponibilità di 260mila unità.
Formalmente, l'investimento dedica all'ampliamento degli asili nido 2,4 miliardi di euro, circa l'1,5% delle risorse del Pnrr. Le candidature dei comuni e degli enti locali che desideravano realizzare scuole per la fascia d'età 0-2 sono scadute a marzo 2022, ma nell'ultimo anno è emersa tutta la difficoltà della messa a terra del progetto in termini di rafforzamento della capacità di spesa del Paese. E il tema si somma a un complesso sistema di misure che, unendo alla realizzazione dei nuovi asili nido anche le politiche per le scuole dell'infanzia e le conseguente politiche edilizie e abitative, mobiliterà fino a 4,6 miliardi di euro del Pnrr e dei fondi complementari.
La sfida della messa a terra dei bandi sugli asili nido
La sfida chiave che Meloni, Fitto e Manfredi Selvaggi affrontano è quella della messa a gara del piano per gli asili nido, parte chiave della missione, entro il 30 giugno, target ultimo per rispettare la soglia del 30 giugno.
"A Palazzo Chigi", scrive Il Sole 24 Ore, "c’è la quasi certezza che gli enti locali non riusciranno ad aggiudicare il 100% dei lavori entro giugno, come da cronoprogramma concordato con l’Europa. Per rimediare, le opzioni sul tavolo del ministro in vista del negoziato con l’Esecutivo comunitario sono due: un rinvio del termine, presumibilmente a fine settembre, oppure una riduzione quantitativa degli interventi" da realizzare nel breve periodo per negoziare un ampliamento dei tempi sulla fine del progetto, ad oggi previsto per l'1 gennaio 2026. Pesano sui tempi di realizzazione del progetto la difformità geografica degli obiettivi dell'investimento: una ricerca di LaVoce.info indica nel Mezzogiorno il target principale per la missione di investimento ricordando che per il raggiungimento della soglia del 33% di copertura il Sud deve ricevere più risorse: "al Nord e al Centro soddisfano i requisiti circa 7 comuni su 10, contro solo 3 al Sud o nelle Isole".
Il governo Meloni, nota la testata di ricerca economica, dovrà risolvere un problema chiave in quest'ottica: il fatto che il governo Conte avesse scritto il progetto segnalando il target complessivo di 264mila nuovi posti negli asili nido ma senza indicare a ogni bando il numero di posti assegnati in ciascun finanziamento per aumentare l'offerta di asili nido in date aree geografiche rischiava di portare il piano in un vicolo cieco. "L’attuale attribuzione dei fondi del Pnrr, al di là delle questioni legate ai ritardi nella sua attuazione, non pare sufficiente a garantire una copertura omogenea nel paese al 33 per cento dei servizi per l’infanzia", prosegue LaVoce.info. Il governo Meloni si trova di fronte alla necessità di potere correggere una misura nata con intenzioni positive ma mal strutturata a monte e di mettere alla prova la competenza della task force operativa.
Ripartire dai territori
Fermo restando che Meloni e i suoi si trovano di fronte a una sfida che può lanciare le politiche fiscali sulla natalità e che dunque la rinuncia a parti del finanziamento non è negoziabile, in quest'ottica si può capire quanto la Struttura di Missione potrà influenzare il Pnrr plasmando nuove dinamiche per l'investimento, garantendo tempi più dilatati e cambiando prassi operativa per fornire anche all'Ue la prospettiva di una volontà italiana di realizzare il piano migliorandolo dalla fase della progettazione a quella dell'applicazione.
L'obeittivo riguarda un investimento che può toccare la viva necessità di centinaia di migliaia di bambini e di decine di migliaia di famiglie e potrà essere conseguito solo ripartendo dai territori e dalle loro esigenze. Un attento studio dei bandi di implementazione del progetto, per capire dove i nuovi posti per gli asili nido saranno realizzati, sarà necessario. E chiaramente da qui al 30 giugno andrà verificata la capacità di messa a terra dei progetti degli enti locali.
Ma Meloni, Fitto e Manfredi Selvaggi hanno l'opportunità di ricordare all'Europa che l'esecutivo di destra è qui per realizzare il piano sanandone le problematiche. E sugli asili nido può dimostrarlo, cogliendo più piccioni con una fava e lanciando l'ambiziosa strategia su fisco per le famiglie e natalità in testa all'agenda dell'esecutivo.
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