Cresce l’opposizione di funzionari da entrambe le sponde dell’Oceano Atlantico contro le politiche dei loro governi nella guerra tra Israele e Hamas. Circa 800 tra europei e americani hanno firmato tra martedì 30 e mercoledì 31 gennaio una lettera in cui si chiede, tra le altre cose, di “usare tutti i mezzi necessari”, tra cui la fine dell’appoggio militare a Tel Aviv, per garantire un cessate il fuoco di lungo periodo e “un pieno accesso umanitario a Gaza, il rilascio di tutti gli ostaggi e lo sviluppo di una strategia per la pace duratura che includa uno Stato palestinese sicuro e garanzie per la sicurezza di Israele, in modo che un attacco come quello del 7 ottobre e un’offensiva a Gaza non accadano mai più”.
“I nostri governi hanno dato appoggio pubblico, diplomatico e militare a Israele, senza reali condizioni o senza che debba rendere conto di nulla”, si legge nella missiva. “E di fronte alla catastrofe umanitaria, hanno fallito nel chiedere un cessate il fuoco e la fine del blocco all’ingresso di cibo, acqua e medicine necessari a Gaza”. Il documento è stato inviato a diversi media internazionali, tra cui il Corriere della Sera che ha riportato anche le parole di un funzionario italiano che fa parte dell’elenco dei firmatari ma ha chiesto di rimanere anonimo. “Noi siamo proprio indignati, vediamo i danni sulla nostra reputazione e sulla nostra credibilità”, ha dichiarato la fonte, chiedendosi come sia possibile parlare di diritti umani dopo le morti di civili e la crisi umanitaria nella Striscia.
Almeno la metà dei firmatari lavora per la Commissione europea. L’iniziativa è partita dagli olandesi e dagli americani, a cui si sono poi aggiunti piccoli gruppi di diplomatici provenienti da Italia, Spagna, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Svezia, Svizzera e Regno Unito. “Questa è una dichiarazione assai significativa da parte di centinaia di individui che hanno dedicato le loro vite a costruire un mondo migliore”, ha affermato Josh Paul, ex direttore dell’Ufficio per gli affari politici e militari al dipartimento di Stato Usa dimessosi il 17 ottobre per protesta contro la linea adottata dall’amministrazione Biden nei confronti di Israele. Gli ha fatto eco Angelique Eijpe, funzionaria olandese che ha lasciato il suo incarico per le stesse ragioni del collega statunitense, secondo cui la lettera “si basa su dichiarazioni precedenti, sia interne che pubbliche, che condannano Hamas, chiedono il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco”.
Secondo la diplomatica dei Paesi Bassi, le preoccupazioni di coloro che hanno firmato la lettera “includono non solo la catastrofe umanitaria che i loro governi non hanno fermato, ma anche il rischio di complicità in crimini gravi”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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