La stampa americana incorona Giorgia Meloni all'indomani della sua visita alla Casa Bianca e dell'incontro con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Come nota il Washington Post, infatti, la testata di orientamento progressista più importante e influente d'America insieme al New York Times, Meloni è tra i pochi leader di destra a ricevere un invito ufficiale da parte della Casa Bianca, da un'amministrazione a guida democratica, peraltro. Tale invito, infatti, non è mai stato esteso al premier magiaro Viktor Orban o all'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro ma Meloni, secondo la testata di proprietà di Jeff Bezos, è riuscita a ritagliarsi una credibilità a livello internazionale, a Washington come a Bruxelles. Una persona di cui gli Stati Uniti si possono fidare e ritenuta affidabile. Secondo il quotidiano Usa, la premier italiana rappresenta un modello per la destra, a livello globale, grazie alle "politiche ideologiche sostenute in patria" ma alla linea atlantista, all'interno del Washington Consensus, spostata in politica estera.
Fondamentale la posizione sulla Russia
Per l'amministrazione Usa, infatti, la chiave è la posizione anti-russa sposata da Giorgia Meloni e il sostegno del governo di centro-destra all'Ucraina. Un netto cambio di passo rispetto al passato, quando il presidente Vladimir Putin era visto come un modello dal punto valoriale per tutto il mondo conservatore. L'invasione russa dell'Ucraina ha tuttavia creato una netta spaccatura all'interno della destra europea - così come in quella italiana - e Meloni, arrivata al governo, ha così deciso di archiviare il passato e rinsaldare i rapporti transatlantici, senza ambiguità. Una chiara scelta di campo. "Noi inviamo armi all'Ucraina anche per poter tenere la guerra lontana dal resto d'Europa e da casa nostra. Raccontare agli italiani che se non fornissimo armi all'Ucraina si potrebbero aumentare le pensioni o ridurre le tasse è una menzogna che intendo chiamare con il suo nome" ha ribadito lo scorso marzo la premier al Senato. Parole apprezzate dal Dipartimento di Stato Usa e dall'intelligence.
Gradita anche la linea sulla Cina
L'amministrazione Biden apprezza anche la linea politica assunta dal governo nei confronti della Cina. Nel 2019, l'Italia, infatti, ricorda il Washington Post, all'epoca del governo Conte, creò non pochi malumori a Washington e Bruxelles quando accettò di diventare la prima nazione del G7 ad aderire al programma infrastrutturale della Via della Seta, firmando un accordo inteso a rafforzare i legami commerciali e gli investimenti con Pechino. L'entusiasmo scaturito dalla firma del Memorandu, si è tuttavia raffreddato negli ultimi mesi e Giorgia Meloni ha fatto intendere che tale accordo potrebbe non essere rinnovato: il governo italiano, infatti, deve decidere entro la fine dell’anno se rinnovare o cancellare l’accordo siglato con il memorandum d’intesa nel 2019 e il cinese Global Times sottolinea, a un giorno dalla visita della premier a Washington, che la "decisione italiana sulla Belt and Road Initiative dovrebbe essere presa senza influenza americana".
Il Washington Post sbugiarda la sinistra sul pericolo fascismo
Sulla politica interna, il Washington Post riserva una bella doccia fredda a certa sinistra nostra che ha alimentato, in questi mesi, lo spauracchio del presunto ritorno del fascismo e del fantomatico pericolo autoritario. Il quotidiano Usa, nonostante esprima qualche perplessità sulla linea politica interna del governo - sul clima e sulla famiglia, ad esempio - ammette che in Italia non è c'è alcuna deriva antidemocratica, spiegando che Meloni "non ha mostrato il tipo di tendenze autoritarie che hanno reso l'amministrazione americana nervosa nei confronti di altri leader europei di estrema destra".
Il suo curriculum sullo stato di diritto, prosegue il Post, "rimane molto più pulito rispetto, ad esempio, al presidente polacco Andrzej Duda, che ha incontrato Biden a Varsavia a febbraio ma non ha ancora visitato la Casa Bianca durante questa amministrazione". Di fatto, una consacrazione internazionale per Meloni da parte di un giornale tutt'altro che vicino al mondo conservatore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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