Caos in Medio Oriente, l'Isis torna a fare paura

I seguaci del Califfato riprendono piede in Siria. Aumentate le operazioni degli Usa e delle forze alleate curde contro i terroristi dell'Isis

Caos in Medio Oriente, l'Isis torna a fare paura
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Lo Stato Islamico torna a rialzare la testa. Succede lontano dalle prime pagine dei giornali e senza fare troppo rumore. Tutt’altra storia rispetto al clamore suscitato nel 2014 dall’organizzazione terroristica che sconvolse il Medio Oriente proclamando il Califfato su un territorio di oltre 200mila chilometri quadrati tra Siria e Iraq ed estendendo la sua autorità su 12 milioni di persone.

È nel deserto siriano di Badiya che l'Isis si sta riorganizzando. Qui i suoi membri addestrano giovani reclute al martirio e lanciano attacchi contro truppe straniere alleate. Il sogno dei militanti, ancora una volta, è quello di realizzare un nuovo Califfato e ristabilire un regno del terrore. A riportare i nuovi progetti di morte degli integralisti è il Wall Street Journal che ha raccolto le testimonianze di funzionari americani e di elementi delle Forze democratiche siriane (Sdf), un’alleanza di milizie a maggioranza curda la quale assieme a Washington ha portato cinque anni fa al collasso dello Stato islamico.

Quest’anno è stato il peggiore da quando abbiamo sconfitto l’Isis”, afferma il generale Rohilat Afrin, co-comandante dell’Sdf, aggiungendo che “non importa quanto tu li abbatta, loro cercheranno di rimettersi in piedi”. In effetti i numeri parlano chiaro. Nella prima metà dell’anno l’organizzazione terroristica sunnita, che adesso preferisce agire in piccoli gruppi, ha rivendicato 153 attacchi in Siria ed Iraq. Gli Stati Uniti hanno risposto lanciando tre raid aerei contro i seguaci del Califfo nella regione - quattro in totale quelli compiuti nel 2023 - e fornendo assistenza continua all’aviazione irachena nell’esecuzione di decine di raid.

Dal canto loro i soldati dell’Sdf hanno annunciato la cattura di circa 230 combattenti dello Stato Islamico nei primi sette mesi dell’anno. Una delle ultime operazioni contro gli integralisti, avvenuta a luglio, ha richiesto una preparazione di sei settimane e il supporto di droni ed elicotteri Apache americani. Allo scoccare dell’ora X decine di soldati delle Forze democratiche siriane si sono mosse in contemporanea raggiungendo target disseminati tra i villaggi collocati in un’area di oltre 15 chilometri quadrati ed effettuando 12 arresti senza sparare un colpo.

Tanti sono però gli elementi che complicano la lotta allo Stato Islamico. Una parte importante della logistica del Pentagono necessaria contro l’Isis viene realizzata in Iraq ma le autorità locali, vicine all’Iran, chiedono ormai da tempo alle truppe Usa di abbandonare il Paese. Qualora tale circostanza si dovesse concretizzare gli esperti temono l’attivazione di cellule dormienti del movimento terroristico. Quasi un deja vu dell’espansione dell’Isis seguita al ritiro americano dall’Iraq nel 2011.

La soppressione dello Stato Islamico è resa ancora più difficile dagli attacchi lanciati dalle milizie alleate di Teheran contro le basi militari americane o i raid turchi contro i curdi dell’Sdf, considerati dei terroristi da Ankara. Un ulteriore fattore che semina incertezza è legato all’esito delle elezioni presidenziali Usa e alle scelte del prossimo inquilino della Casa Bianca. Nel 2018 l’allora presidente Donald Trump annunciò il ritiro dei 2000 soldati stanziati in Siria. Solo dopo accese proteste dei generali il tycoon fu costretto a rivedere la sua decisione riducendo l’ordine di ritiro alla metà di quanto previsto.

L’Isis intanto si riorganizza puntando alla liberazione di migliaia di loro compagni detenuti nelle carceri del nord-est siriano e indottrinando gli sfollati nei campi profughi. Ma l'organizzazione terroristica non fa paura solo in Siria e Iraq.

Quest’anno i suoi affiliati in Iran e Russia hanno infatti rivendicato azioni che hanno causato la morte di decine di persone. Appena pochi giorni fa la Reuters ha poi rivelato che uno dei giovani arrestati con l’accusa di progettare un attentato ad un concerto di Taylor Swift in Austria aveva giurato fedeltà proprio al Califfato.

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