Incidente o atto deliberato? Col passare dei giorni appare sempre più fitto il mistero che avvolge il danneggiamento di due cavi sottomarini nel Mar Baltico. Se le autorità europee sin qui hanno puntato il dito contro la Russia sospettando operazioni di sabotaggio orchestrate dal Cremlino, gli americani starebbero invece prendendo in considerazione un’ipotesi più rassicurante ma comunque non del tutto priva di ombre.
Il primo cavo che è stato tranciato domenica scorsa è il BCS East-West che collega la Svezia alla Lituania. La stessa sorte è toccata il giorno successivo al C-Lion1 che unisce la Finlandia alla Germania. Una coincidenza singolare che già nelle prime ore successive all’accaduto ha spinto le autorità tedesche e finlandesi ad escludere l’incidente e a denunciare azioni di “guerra ibrida”.
Gli europei hanno riportato di recente una serie di sabotaggi nel Vecchio Continente ad opera di Mosca. Almeno un paio di pacchi incendiari destinati al Nord America sarebbero stati individuati in centri logistici in Europa. A settembre inoltre funzionari americani hanno rivelato ai media Usa di aver registrato un aumento dell’attività militare russa in prossimità dei cavi sottomarini lanciando così l’allarme per possibili iniziative volte a gettare nel caos le comunicazioni globali che passano dai fondali marini.
Da tali reti dipendono infatti il funzionamento delle connessioni internet, la trasmissione di transazioni finanziarie e altri dati indispensabili per garantire i sistemi di difesa dei singoli Stati. Nella Russia guidata da Vladimir Putin è operativo il Direttorato principale della ricerca sottomarina (Gugi), un’unità speciale militare il cui obiettivo è proprio quello di infliggere danni destabilizzanti a queste infrastrutture e che può contare su almeno sei sommergibili, unità di superficie e droni marini.
Tra le aree più a rischio di operazioni di sabotaggio dei cavi sottomarini ci sono il Mare del Nord e il Mar Baltico. Alcune televisioni scandinave hanno pubblicato nel 2023 un’inchiesta secondo la quale la Russia avrebbe usato decine di navi spia, anche dietro la facciata di imbarcazioni civili, per mappare le reti sottomarine, i gasdotti e gli impianti eolici offshore.
Gli elementi che spingerebbero gli europei a propendere per la pista russa sono molteplici. Il Cremlino ha intensificato gli attacchi contro l’Ucraina e ha appena aggiornato la sua dottrina nucleare. Inoltre, giovedì scorso la Yantar, una nave spia della Federazione, è stata scortata fuori dalle acque irlandesi dopo essersi avvicinata ad una distanza di circa cinque chilometri dai cavi che connettono l’Irlanda al Regno Unito. La stessa imbarcazione è stata poi avvistata al largo di Cork in prossimità dei cavi che collegano l’isola di smeraldo alla Francia, alcuni dei quali sono adoperati per le connessioni intercontinentali.
Secondo quanto reso noto dalla Cnn, funzionari americani riterrebbero però che a causare i danni alle due reti sottomarine sia stato il passaggio accidentale dell'àncora di una nave e non l'azione deliberata di uno Stato. Una circostanza già avvenuta in passato sebbene non con una tale rapida successione di eventi. In particolare, potrebbe aver avuto un ruolo nell'accaduto la portarinfuse cinese Yi Peng 3 proveniente dalla Russia che, in base ai dati pubblici di traffico marittimo, è transitata nei punti e negli orari in cui sono stati tranciati i due cavi.
Ad ogni modo al momento le autorità europee, nonostante il parere degli Stati Uniti e le smentite di
rito del Cremlino, insistono con la pista russa. Per i Paesi della Nato resta comunque il fatto che Putin continua ad avere nel mirino le connessioni sottomarine e potrebbe colpirle in qualsiasi momento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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