Björn Höcke, il leader dell'AfD che ha conquistato la Turingia (e spaventa l'Europa)

Dalla cattedra a scuola ai comizi di partito: il leader AfD in Turingia mette in allerta l'Europa per via della sua retorica e dello sdoganamento del nazismo. Dopo il successo elettorale del suo partito, ora rivendica il diritto a governare

Björn Höcke, il leader dell'AfD che ha conquistato la Turingia (e spaventa l'Europa)
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Mentre in Sassonia e Turingia le urne sono chiuse già da un paio d'ore, il mattatore di questa tornata elettorale regionale tedesca sembra essere proprio lui, Björn Höcke, il cinquantaduenne ex professore (di storia, tra l'altro) dagli occhi di ghiaccio, leader della AfD in Turingia.

La retorica del leader AfD Höcke

Si tratta dell'uomo che ha chiesto ai tedeschi di scegliere se essere "pecore o lupi", esortandoli a essere questi ultimi. Più di chiunque altro, Höcke è responsabile della metamorfosi del partito Alternative für Deutschland (AfD), che da "semplice" movimento euroscettico e liberista si è trasformato in ciò che è oggi. Come ricorda il Guardian, a Thomas Haldenwang, capo del servizio di intelligence interno tedesco, nel 2020 venne chiesto se Höcke fosse un estremista di destra. "Björn Höcke è l'estremista di destra", rispose.

L'uomo ha fatto spesso parlare di sè a causa di una retorica violenta e per essere stato condannato due volte per aver fatto ricorso a slogan nazisti nei suoi comizi. "Tutto per la Germania" era lo slogan inciso sui coltelli delle truppe d'assalto naziste. Riprendendo tali frasi, affermano gli oppositori di Höcke, egli ha cercato di rendere certe idee più accettabili in una società in cui tali espressioni non sono solo tabù, ma illegali. A nulla sono valse le cause legali in cui è coinvolto: alle elezioni europee l'AfD è arrivato secondo in Germania, superando tutti i partiti di governo del Paese.

Il percorso del leader AfD

Ma il leader AfD non è di certo partito col botto. Non molto tempo fa, si trovava ai margini di un partito che era, a sua volta, marginale. Nel tempo, ha tirato il partito sempre più vicino a sé, rendendolo ancora più estremo, cercando di far passare come "pace sociale" la destigmatizzazione del passato nazista del Paese. Per i suoi sostenitori è una specie di combattente per la libertà linguistica, la difesa dei confini e della tradizione, nel tentativo di conservare una cultura etnica tedesca dagli assalti della globalizzazione.

Nella Turingia che oggi lo incorona, i giudizi su di lui sono tra i più vari, sebbene Höcke sul suo sito personale, si definisce in tre parole: "Amico del popolo. Prussiano. Dissidente". Più di qualcuno sospetta stia usando la politica regionale per puntare a Berlino. Il leader Afd pesca in una realtà complessa fra gli Stati germani tedeschi, sebbene non è da lì che proviene, bensì dalla Renania. Nonni fuggiti dalla Prussia orientale dopo la rotta della Wehrmacht, una famiglia che d’aver ammirato il Führer non s’è mai vergognata, il mito (in negativo) del bombardamento di Dresda. Quanto basta ad avere un corredo personale e politico da revanscista da Germania mutilata. Per buona parte della sua vita non ha espresso il proprio humus esistenziale, fino a quando nel 2003 il preside dell'Istituto in cui insegnava gli vieta di parlare dell'Olocausto agli studenti. Arriva, dunque, il palco e della vita pubblica.

La rottura di un tabù da parte dell'AfD

Nonostante quattro figli e un mestiere rispettabile, la politica lo porta nelle regioni dell'Est. I servizi segreti lo tengono d'occhio per "attività anticostituzionali". Il 2013 è l'anno che lo incorona stabilmente nel'AfD: qui si distingue per le sue filippiche contro i partiti e i media tradizionali, affermando l’esistenza di una dittatura dell’opinione. In quegli anni, l’allora presidente del partito, Bernd Lucke, propone di allontanare coloro che si avvicinavano a movimenti come i Patrioti Europei contro l'islamizzazione dell'Occidente (Pegida) o il Movimento Identitario. Höcke non apprezza e risponde al presidente con un documento, la “Dichiarazione di Erfurt”, con la quale difende la propria linea. Il gesto segnerà la fine della carriera politica di Lucke nell’AfD e l’inizio della radicalizzazione del partito.

Höcke è oggi l'incubo della Germania e dell'Europa. La stampa straniera, quella Usa in primis, lo tiene d'occhio e lo scruta ai raggi X. Difficile dire cosa lui e l'AfD abbiano conquistato a norma di legge in queste ore. E nello stesso territorio che segnò il record del primo governo regionale nazista nel 1930.

Malcontento, paure, spirito identitario o semplicemente il voto antisistema (assieme al Bsw, nato dai dissidenti della estrema sinistra Linke, guidati da Sahra Wagenknecht). Sta di fatto che l'AfD rompe un tabù durato per 80 lunghissimi anni, e l'Europa trema.

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