Tanto tuonò che piovve. L'Assemblea nazionale francese ha decretato la fine del governo breve a guida di Michel Barnier, un gesto senza precedenti dal 1962, che segna l'inizio di un nuovo momento di incertezze politiche e finanziarie, a soli sei mesi dalle elezioni anticipate. Il governo è stato rovesciato dal voto di 331 deputati, col Rassemblement National di Marine Le Pen che ha scelto di avallare la mozione di sfiducia presentata dall'alleanza di sinistra Nfp. Il premier francese è atteso domani alle 10.00 all'Eliseo per presentare le dimissioni del suo governo a Emmanuel Macron. Lo ha fatto sapere la presidenza francese. Ai sensi dell'Articolo 50 della Costituzione, dopo l'adozione di una mozione di censura da parte dei deputati, infatti, "il primo ministro deve presentare al presidente della Repubblica le dimissioni del governo".
Macron è rientrato all'Eliseo dopo essere atterrato a Parigi da una missione di stato in Arabia Saudita. Domani parlerà ai francesi alle 20.00. Invece la visita dell'ormai ex premier francese in Italia, a quanto si apprende, è stata annullata. Barnier, tra gli impegni, aveva in programma l'incontro con la premier Giorgia Meloni domani a palazzo Chigi e con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, venerdì al Quirinale.
"Eccoci al momento della verità, stiamo assistendo alla fine di un governo effimero". Ha dichiarato Marine Le Pen, leader dei deputati di Rassemblement national che, assieme alla gauche, ha promosso la mozione di censura contro lo zoppicante governo. Prendendo la parola all'Assemblea nazionale ha ribadito questo pomeriggio: "è tra le sue fila che l'intransigenza, il settarismo e il dogmatismo hanno impedito di fare la minima concessione, che avrebbe evitato questo esito", ha sottolineato, “non abbiamo avuto concessioni, ma briciole”. La leader di Rn ha sottolineato la situazione paradossale per cui estrema destra e estrema sinistra si siano ritrovate a collaborare per mandare a casa un governo mal digerito sin dai suoi primi vagiti. "Le istituzioni ci costringono a mescolare le nostre voci a quelle dell'estrema sinistra", ha sostenuto Le Pen nel suo intervento, sottolineando che questo "non è avvenuto a cuor leggero". A parlare, oggi, anche Jordan Bardella, che assieme a Le Pen aveva acceso la miccia della ensura all'inizio della settimana: "Abbiamo fatto una scelta di responsabilità sfiduciando il governo. Non potevamo lasciar passare un bilancio con 40 miliardi di euro di tasse aggiuntive, in un Paese che ha già il record di detrazioni obbligatorie. Michel Barnier non è riuscito a integrare la nuova situazione politica risultante dalle elezioni legislative", ha scritto su X.
I deputati hanno “il futuro dei francesi” nelle “loro mani”, aveva tuonato con rammarico il premier francese nel suo intervento in vista della votazione sulla sfiducia al suo governo. “Sono pronto a lavorare per dare un bilancio al nostro Paese”, ha dichiarato, "sono orgoglioso di agire per costruire anziché distruggere". Concludendo il suo discorso dal podio dell'Assemblea nazionale, Barnier aveva affermato di sentirsi onorato di essere stato “il primo ministro di tutti i francesi”.
Dopo la caduta del premier francese Jean-Luc Melenchon, ha avvertito che "anche con un Barnier ogni 3 mesi, Macron non durerà 3 anni". Commentando la storica caduta del governo, Mèlenchon ha ribadito come questo ewsito fosse "inevitabile": del resto, la sua ala politica lo aveva promesso sin dal'indomani della scelta di Barnier. "Anche con un Barnier ogni tre mesi, Macron non durerà tre anni", ha scritto il fondatore di La France insoumise sul suo profilo X.
C'è incertezza ora su come si possa definire il bilancio del 2025, mentre la Francia affronta un aumento del deficit pubblico, e su chi Macron potrebbe nominare come primo ministro.
La sinistra radicale ha già chiesto le sue dimissioni. Mathilde Panot di La France insoumise ha chiesto a Macron "di andarsene", invocando "elezioni presidenziali anticipate". Reggerà Macron a questo nuovo, ennesimo, terremoto?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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