Se il presidente degli Stati Uniti Joe Biden sta cercando rocambolescamente di convincere l'America (e il Mondo intero) di essere ancora affidabile per la corsa presidenziale, il suo entourage inizia a sgretolarsi. Alcuni collaboratori e consiglieri di vecchia data sarebbero sempre più convinti dell'opportunità di un suo ritiro, cercando di trovare il modo migliore per convincere il vecchio Joe a farlo.
A riportare questi rumors è ancora una volta il New York Times, citando tre fonti informate sulla questione. Un piccolo gruppo di consiglieri di Biden, dell'amministrazione e della campagna elettorale (almeno due dei quali sono convinti che Biden debba fare un passo indietro), hanno dichiarato che intendono riunirsi con il presidente e spiegare, dati e strategie alla mano che sarà impossibile vincere contro l'ex presidente Donald J. Trump. "Devono convincerlo a credere che un altro candidato, come la vicepresidente Kamala Harris, potrebbe battere Trump - scrive il Nyt - e devono assicurare a Biden che, se si facesse da parte, il processo per scegliere un altro candidato sarebbe ordinato e non si trasformerebbe in caos nel Partito Democratico". Una tattica che ha del grottesco e che fa passare uno degli uomini più potenti del pianeta per un bambino intestardito da dover convincere.
Lo stesso Nyt, citando tre fonti, scrive che lo staff della campagna di Biden, già da due settimane, starebbe testando silenziosamente la forza della vicepresidente Kamala Harris rispetto a Trump in un sondaggio tra gli elettori. I test sarebbero iniziati già all'indomani della disastrosa performance di Biden nel confronto televisivo con il tycoon. Intanto, alla Camera, i dem premono per andare alla conta: il leader dei democratici alla Camera dei rappresentanti statunitense, Hakeem Jeffries, ha dichiarato ai giornalisti che il partito ha intenzione di chiedere a ognuno dei 213 deputati democratici un'opinione sulla ricandidatura del presidente Joe Biden. "Il nostro obiettivo è parlare con ogni singola persona" del gruppo parlamentare, ha detto Jeffries, leader della minoranza democratica. "E' un processo per fare in modo che ogni singola voce sia effettivamente ascoltata", ha aggiunto. Il leader ha poi detto di augurarsi che questo dibattito finisca "il prima possibile".
Intanto, si allarga sempre più la fronda dei democratici che apertamente chiedono il passo indietro di Biden: anche Hillary Scholten, deputata democratica del Michigan, uno degli swing-state per le elezioni di novembre, ha chiesto al presidente di mettere fine alla sua campagna per la rielezione. Scholten è l'undicesima democratica del Congresso, la decima della Camera, a fare coming out sulla questione che da due settimane sta tormentando. "Il presidente Biden ha servito bene il suo Paese, ma per il bene della nostra democrazia deve passare il testimone a un nuovo candidato per le elezioni del 2024", ha scritto la deputata sui social media.
Ma nella campagna per elezioni Usa non contano solo i voti, ma anche il vile denaro. Se Biden non accenna a ritirarsi, numerosi grandi donatori del partito democratico hanno chiarito le proprie intenzioni: non finanzieranno più una campagna elettorale destinata al fallimento. Da Wall Street alle star hollywodiane, aumentano di giorno in giorno gli abbandoni: si contano quelle di Abigail Disney (nipote de cofondatore di Disney), Reed Hastings (cofondatore di Netflix), Stewart Bainum Jr (a capo di una catena di hotel), Gideon Stein (presidente del Moriah Fund) e Karla Jurvetson (filantropa).
George Clooney, star del cinema e aperto sostenitore de partito, oltre che amico personale di Biden, in un commovente editoriale sul New York Times ha dipinto il presidente come "debole, confuso, già sconfitto". Morale della favola: non investirà più sulla sua candidatura. E la saga continua.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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