Il referendum sui diritti degli aborigeni in Australia è naufragato. La popolazione australiana si rifiuta di concedere il riconoscimento costituzionale alla popolazione indigena del continente. La vittoria del "No" potrebbe avere importanti ripercussioni politiche, visto che questa consultazione era un punto centrale del programma del governo laburista, eletto nel 2022.
Il voto popolare, a cui sono chiamati 18 milioni di australiani, è il primo tentativo di riformare la Costituzione vecchia di 122 anni e garantire alla popolazione indigena il diritto ad essere consultata per le leggi che la riguardano, tramite l’istituzione di un organo denominato “la Voce”. Il referendum è una proposta del centrosinistra, arrivata a più di 230 anni dall’ancoraggio delle prime navi dei bianchi a Sydney guidate dal tenente James Cook, che rivendicò il possesso della costa orientale dell’Australia per conto della corona britannica.
L’idea di riconciliare la maggioranza di discendenza europea con il popolo delle Prime nazioni (3,8% della popolazione) permette la fuoriuscita del rancore e delle sfumature razziali di cui è ancora intriso il dibattito pubblico dell’ex colonia inglese, rendendo evidente il divario tra le due etnie che la abitano. Fin dagli ultimi sondaggi si nota il vantaggio del “No”, stabile al 60% contro il 40% del “Sì”, un’inversione totale rispetto alla tendenza iniziale favorevole al riconoscimento della popolazione indigena.
I tentativi del premier Anthony Albanese di convincere i votanti scettici sono caduti nel vuoto. Intervenuto al sito sacro aborigeno di Uluru, il famoso monolite di arenaria rossa nel nord dell’Australia, il capo del governo esorta la popolazione a mostrare la parte migliore della nazione: “Quello che voglio vedere è il meglio dell'Australia. Siamo una grande storia di successo multiculturale”. Un messaggio ribadito anche in un incontro con i rappresentanti delle varie confessioni religiose del Paese: “È un momento di unità molto commovente. Questo è il tipo di Australia che voglio vedere, un'Australia in cui siamo definiti dalla nostra unità, non dalle nostre divisioni”.
La vittoria del "Sì" avrebbe permesso alla popolazione aborigena di essere finalmente riconosciuta nella carta fondamentale della nazione australiana e avrebbe comportato la creazione della “Voce”.
Ancora oggi, i membri delle comunità indigene hanno un’aspettativa di vita inferiore di otto anni rispetto a quella dei bianchi e sono in media più poveri, più malati o incarcerati, con un accesso limitato all’istruzione e alle possibilità offerte ai discendenti dei colonizzatori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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