Javier Milei è il nuovo presidente dell'Argentina. L'anarco-capitalista 53 enne si è imposto con il 56% dei voti sul peronista Sergio Massa che ha riconosciuto subito la sconfitta e sentio al telefono il vincitore. Economista antisistema che si auto definisce libertario, "El Loco" Milei è stato spesso paragonato ad altri politici istrionici e populisti, come il brasiliano Jair Bolsonaro e Dondla Trump. Dopo una campagna elettorale combattuta a colpi di motosega, boutade e comizi oceanici, Milei è riuscito a incassare il voto di un Paese allo stremo, in cui serpeggia un grosso malcontento verso gli ultimi due governi. Milei entrerà in carica il prossimo 10 dicembre.
"Oggi inizia la ricostruzione dell'Argentina. Oggi inizia la fine del declino dell'Argentina. Oggi finisce il modello impoverente dello Stato onnipresente, che beneficia solo alcuni mentre la maggioranza soffre", sono state le prime parole del neo eletto presidente. Nel corso della campagna elettorale Milei ha promesso di ridare dignità a uno dei Paesi più ricchi del mondo, finito oggi in una spirale di stagnazione e povertà.
Parlando dopo la vittoria ha giurato "un governo limitato, il rispetto della proprietà privata e il libero commercio". Il modello di decadenza, ha aggiunto, è giunto al termine. Nel suo intervento l'economista ha anche elencato di problemi da affrontare subito come la povertà che supera il 40% e la crescente insicurezza, problemi che "hanno una soluzione solo se abbracciamo nuovamente le idee di libertà".
"Oggi", ha aggiunto, "è finito un modo di fare politica e ne inizia un altro. Nonostante la situazione sia cupa, voglio dirvi che l'Argentina ha un futuro. Questo futuro esiste, se questo futuro è liberale". L'affondo è rivolto soprattutto alla coalizione populista peronista, che ha puntato molto sul welfare e sulla spesa pubblica negli ultimi anni. "Rimetteremo in piedi l'Argentina e tra 25 anni saremo una potenza mondiale, la faremo finita col modello peronista che ha impoverito il Paese".
Una rivoluzione nella politica argentina
L'ascesa di Milei è stata una piccola rivoluzione. L'economista nativo di Buenos Aires è stato in grado di creare una coalizione di destra capace di rompere il dominio dei due poli della politica argentina: il macrismo e peronismo-kirchnerista, protagoniste della cosiddetta "spaccatura" interna negli ultimi 20 anni. Un duopolio che ha governato il Paese nei 40 anni di democrazia dalla caduta della dittatura militare, nel 1983.
La vittoria di Milei è anche una risposta del forte scontento degli argentini per il governo uscente di Alberto Fernandez, che consegna al neo eletto un paese con il 140% di inflazione, il 40% di povertà e continui scandali di corruzioni. Nelle ultime settimane il messaggio di Milei ha infiammato gli elettori. Auto definitosi radicale liberario, nel tempo si è reso protagonista di proposte sopra le righe come la compravendita di organi e della creazione di un mercato delle adozioni, così come della liberalizzazione della vendita di armi e della distruzione della Banca centrale. Nelle ultime settimane Milei ha abbassato i toni per dimostrarsi più "governista", tenendo in piedi solo la chiusura della Banca centrale.
Pur rifiutando l’etichetta di ultradestra, ha scelto come sua vice l'avvocata Victoria Villaruel, in passato al centro di polemiche per aver difeso diversi leader della giunta durante la dittatura. In più Milei ha firmato la Carta di Madrid, un documento proposto dalla destra spagnola di Vox che propone di frenare l'espansione del comunismo in Sud America.
Oggi le ricette che propone sono più moderate di quelle lanciate dai comizi qualche settimana fa. Ma al centro del suo programma rimane la necessità di una una drastica e rapida riduzione del deficit e del debito pubblico con forti tagli alla spesa così come la vendita delle principali imprese statali. El Loco ha. però, fatto dietrofront sulla privatizzazione di sanità ed educazione promettendo un piano di riduzione degli ammortizzatori sociali graduale.
Le congratulazioni
Tra i primi a congratularsi con Milani c'è stato Donald Trump, che secondo molti è stato l'ispiratore del neo presidente: "Congratulazioni a Javier Milei per la grande corsa alla presidenza dell'Argentina. Tutto il mondo stava guardando! Sono molto fiero di te. Trasformerai il tuo Paese e davvero renderai di nuovo grande l'Argentina", ha scritto il tycoon sul social Truth, adattando lo slogan che nel 2016 lo accompagnò alla Casa Bianca. Anche Elon Musk, su X, ha commentato la vittoria scrivendo che la "prosperità è in arrivo per l'Argentina.
Risposta di rito anche da parte del governo americano. "Applaudiamo al solido processo democratico attraverso il quale gli argentini si sono espressi. La grande affluenza alle urne e lo svolgimento pacifico del voto sono una testimonianza delle istituzioni elettorali e democratiche dell'Argentina", ha dichiarato in una nota il segretario di Stato americano, Antony Blinken. "Non vediamo l'ora di lavorare con il presidente eletto Milei e il suo governo su priorità condivise a beneficio delle popolazioni di entrambi i Paesi", ha aggiunto Blinken.
Anche il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, ha teso la mano a Milei: "Le democrazia è la voce del popolo e dev'essere sempre rispettata", ha scritto il presidente di sinistra, "Auguro buona fortuna al nuovo governo. L'Argentina è un grande Paese e merita tutto il nostro rispetto. Il Brasile sarà sempre a disposizione per lavorare insieme con i nostri fratelli argentini". Quella di Lula è un'ammissione di rito, anche perché da settimane lavorava per l'elezione di Massa, dato che aveva messo a disposizione del Peronista il suo staff di esperti in campagna elettorale nella speranza che il principale socio del commerciale del Brasile mantenesse un governo a sinistra.
Dal Brasile arrivano anche le congratulazioni di Jair Bolsonaro: "La speranza torna a splendere in Sudamerica.
Possano questi venti buoni raggiungere gli Stati Uniti e il Brasile affinché onestà, progresso e libertà ritornino a tutti noi", ha dichiarato l'ex leader brasiliano, riferendosi alla presenza di Joe Biden alla Casa Bianca e a Lula.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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