Francia, Attal si dimette ma Macron gli chiede di restare "per il momento"

A nemmeno ventiquattro ore dai risultati del ballottaggio, la Francia precipita nell'incertezza: cosa sta accadendo

Francia, Attal si dimette ma Macron gli chiede di restare "per il momento"
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Francia, il day after. A poche ore dal ribaltone che ha ridisegnato i rapporti all'interno dell'Assemblea Nazionale francese, il Paese ora sembra vivere ore di sospensione, in attesa di un timoniere. Di certezza, al momento, soltanto quella numerica dei risultati: Al Nuovo fronte popolare spetteranno 182 seggi, segue il blocco macronista di Ensemble con 168 seggi. Terzo il Rassemblement National che sale a 143 seggi senza però riuscire nel tentativo di diventare il partito di maggioranza relativa. Quarti i Repubblicani-orfani di Ciotti-con 39 seggi.

Macron chiede ad Attal di restare

Ma poco dopo le 12.00, nuovo colpo di scena: il primo ministro francese Gabriel Attal era arrivato all'Eliseo poco prima delle 11.30 per presentare le sue dimissioni al presidente Emmanuel Macron. Il capo dello Stato, però, non aveva lasciato trapelare nulla sulle sue intenzioni. Oltre al primo ministro, anche il ministro degli Interni Gérald Darmanin è arrivato all'Eliseo per incontrare il presidente francese. Dopo un incontro di circa un'ora, Macron ha chiesto al premier di restare.

L'Nfp vuole esprimere il premier

Se, da un lato, il colpo di mano di Macron assieme alle sinistre è riuscito in nome della "desistenza", adesso occorre pensare alla governabilità. L'Npf non ha intenzione di cedere sulla questione primo ministro: se ieri sera il leader de La France Insoumise annunciava con veemenza l'impossibilità di un accordo con i macroniani, oggi i compagni di coalizione sono pronti a dargli manforte. Macron "dovrebbe oggi chiedere ufficialmente al Nuovo Fronte Popolare di dargli il nome del primo ministro", afferma la leader degli ecologisti, Marine Tondelier. "Lo farà? Non lo farà? Questo presidente è sempre pieno di sorprese, vedremo, ma questa è la logica istituzionale", ha dichiarato ai microfoni di Rtl.

Secondo Tondelier "un buon premier dovrà placare il Paese e unire il proprio campo". Questo vuol dire, ha aggiunto, che "non sarà Jean-Luc Mèlenchon", anche se gli Insoumis restano essenziali per costituire la maggioranza nell'Assemblea nazionale. Dopo un primo incontro domenica sera con i suoi omologhi Olivier Faure (PS), Manuel Bompard (LFI) e Fabien Roussel (PCF) per "analizzare" i risultati, "il lavoro continuerà oggi", ha detto Tondelier senza specificare dove e a che ora riprenderanno le discussioni.

Rn e la rivalità Le Pen-Bardella

Non si placano le rimostranze dei lepenisti così come la sensazione di frode che si respira nel Rassemblement National ove, è anche tempo di bilanci: "Ci è stata negata la vittoria a colpi di ritiri e triangolari, ora il Paese non è governabile", tuona il vice presidente di Rn Louis Alliot spiegando che ora per il partito lepenista è tempo di "un esame di coscienza" per analizzare i suoi errori. "Ci sono candidati che non avrebbero dovuto esserlo", ha ammesso Alliot a RTL. "Dovremo mettere in discussione la catena di rappresentanza". "Rimaniamo il partito e il gruppo politico leader nell'Assemblea nazionale", ritiene. Ci è stata negata una vittoria, con i triangolari e i ritiri. La Francia non è governabile come vorrebbe la maggioranza dei francesi", ha detto.

Ma, sottolinea Politico, nel partito volerebbero già gli stracci in vista del prossimo grande obiettivo, che è la conquista dell'Eliseo nel 2027. Obiettivo, tuttavia, che rischia di sfuggire ancora una volta a causa della rivalità Bardella-Le pen. Sebbene i due siano sempre attenti a mostrare unità in pubblico, l'età di Bardella, la sua maggiore popolarità tra la base del partito e la sua crescente indipendenza su questioni politiche rappresentano, secondo Politico, "minacce implicite" all'autorità morale di Le Pen sul Rn.

Gli scenari

Quali, dunque, i prossimi passi? Le opzioni sul tavolo sono numerose. Si va da un esecutivo gauchista alla crisi istituzionale. Sebbe il Nuovo Fronte Popolare sia la forza politica più numerosa della nuova Assemblea Nazionale, rimane lontano dalla maggioranza assoluta. In seguito alle dimissioni del premier Attal, annunciate già nella serata di ieri, il presidente Macron dovrà nominare un nuovo primo ministro che proporrà a sua volta la formazione del nuovo governo. E poiché noblesse oblige, potrebbe invitare il nuovo Fronte popolare a governare.

In soccorso di Ensemble, tuttavia, potrebbero giungere i Repubblicani - quelli che hanno esautorato Ciotti -. A seguire, o l' "opzione alla tedesca" oppure un governo tecnico. L'ultimo scenario prevede una crisi istituzionale.

Se nessuno delle altre opzioni dovesse realizzarsi, la Francia entrerebbe infatti in una profonda paralisi, con Macron che non sarebbe in grado di sciogliere l'Assemblea nazionale prima del luglio 2025. Crisi a cui si può ovviare solo con le dimissioni dell'ex enfant prodige d'Europa.

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