C’è una guerra silenziosa che, in aggiunta a quelle già in corso in Medio Oriente, si combatte al confine tra Siria e Giordania per il controllo dei sentieri del captagon, la droga della jihad che, partendo da Damasco, si è diffusa a tal punto da minacciare la stabilità del regno hashemita ad Amman e di quello saudita a Riad. A trarre profitto dal traffico di questa sostanza ci sarebbero il governo del dittatore siriano Bashar al-Assad ed Hezbollah, la milizia filoiraniana che, scrive il Wall Street Journal, adopera i proventi ottenuti illegalmente per comprare armi da impiegare contro Israele.
Le autorità della Giordania, tra i principali alleati degli Stati Uniti nella regione, starebbero impegnando un terzo del loro esercito nella lotta alle bande di trafficanti di captagon e di armi che varcano la frontiera. Di solito il carico viene nascosto a bordo di camion o addosso a donne e bambini. Altre volte, invece, esso viene “catapultato” oltre le mura o trasportato da droni.
Il regime di Assad nega il proprio coinvolgimento nel traffico di stupefacenti ma secondo gli esperti la produzione del composto a base di anfetamine avverrebbe proprio in Siria e, in misura minore, in Libano e sarebbe gestita da uomini molto vicini al dittatore siriano. Il giro d’affari globale legato al captagon è stimato intorno ai 5.7 miliardi di dollari e in media tra il 2020 e il 2022 Damasco avrebbe incassato circa 2,4 miliardi all’anno.
“La dittatura siriana sta creando un esempio per i Paesi sotto sanzioni che sono a caccia di denaro”, afferma Caroline Rose, esperta del think tank "New Lines Institute". Dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas i sequestri di captagon al confine tra Siria e Giordania sarebbero quadruplicati e funzionari americani temono che il traffico di droga possa portare all’aumento della fornitura di armi iraniane a movimenti palestinesi in Cisgiordania.
Il dipartimento del Tesoro Usa ha di recente sanzionato tre individui coinvolti nella produzione e nel traffico di captagon da cui avrebbero tratto beneficio Assad ed Hezbollah. Una di queste è il proprietario di un’azienda siriana che avrebbe spedito in Europa pillole per il valore di un miliardo e mezzo di dollari nascoste in rotoli di carta industriale. Un altro individuo sanzionato e coinvolto nello smercio avrebbe invece venduto armi all'esercito di Damasco e donato più di un milione di dollari ai miliziani sciiti.
Il Captagon, con la "c" maiuscola, era il nome di un farmaco che veniva fabbricato in Germania negli anni Sessanta per curare patologie come la narcolessia e la depressione. Dopo la sua messa al bando nella seconda metà degli anni Ottanta gruppi criminali bulgari hanno spostato la produzione della sostanza illegale, da allora con la "c" minuscola, in Libano nella Valle della Bekaa sotto il controllo di Hezbollah.
La guerra civile a Damasco ha poi creato le condizioni per l’esplosione del traffico di droga nell’area ma è la sua conclusione a trasformare la Siria in narcostato. A quel punto Assad si è infatti appropriato dei laboratori industrializzando la produzione e la distribuzione delle pillole chiamando a supervisionare il tutto la Quarta divisione armata dell’esercito nazionale guidata nientemeno che da suo fratello, Maher al-Assad.
“Senza droghe il regime non potrebbe funzionare”, dichiara un disertore siriano che ha combattuto contro l’esercito di Assad e ora collabora con le truppe americane stanziate in una base della Siria orientale.
Proprio gli Stati Uniti sarebbero i più allarmati dalla situazione e starebbero fornendo all’esercito giordano, che contro i trafficanti ha ormai l’ordine di sparare per uccidere, armi e assistenza all’utilizzo di sensori di sorveglianza aerea. Senza però ottenere grossi risultati. E le pillole che hanno già raggiunto il mercato europeo minacciano di diffondersi adesso anche in quello americano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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