Continua la ridda di indiscrezioni su come sia stato organizzato l’attacco del 7 ottobre che ha mandato in frantumi per sempre il senso di inviolabilità e sicurezza d’Israele. Alla ricostruzione del Wall Street Journal che rivelava il supporto e l’autorizzazione date dall’Iran ad Hamas si aggiunge adesso anche quella del Washington Post il quale fornisce nuovi particolari sul ruolo di Teheran nella strage definita da più parti ormai l’11 settembre dello Stato ebraico.
Secondo il quotidiano americano che ha consultato fonti di intelligence occidentali e di Paesi del Medio Oriente la pianificazione degli attacchi a sorpresa risalirebbe alla metà dell’anno scorso. Dietro alla complessità legata alla preparazione ed esecuzione dell’assalto ci sarebbe la lunga mano dell’Iran che avrebbe fornito addestramento militare, supporto logistico e milioni di dollari al gruppo islamista.
Una fonte anonima dell’intelligence occidentale ha dichiarato al Washington Post che “se addestri persone ad usare delle armi, ti aspetti poi che le usino”. Marc Polymeropoulos, un ex operativo della Cia che ha svolto missioni antiterrorismo in Medio Oriente, è stato più esplicito affermando come “la quantità di addestramento, logistica, comunicazione, personale e armi necessarie fornisca un’impronta massiccia”.
Polymeropoulos si sofferma anche su una delle modalità dell'attacco eseguito all’alba di sangue dello Shabbat e costato la vita sino ad ora ad almeno 900 persone. In particolare, l’utilizzo di deltaplani, come avvenuto in un altro assalto spettacolare del 1987 ad opera del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, proverebbe come gli esecutori della strage si siano esercitati all’estero.
Sin qui la reazione ufficiale di Tel Aviv e Washington di fronte alle notizie che sembrano puntare ad una responsabilità diretta dell’Iran è stata all’insegna della cautela. Però nelle ultime ore con l’emergere dei nuovi particolari alcuni alti funzionari cominciano a prendere posizioni più chiare. Jonathan Finer, vice consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, in un’intervista per Cbs News ha sostenuto che “ciò che posso dire senza ombra di dubbio è che l’Iran sia ampiamente complice in questi attacchi ed è stato un sostenitore di Hamas per decenni”.
Teheran pur congratulandosi con il movimento islamista per il loro assalto ha precisato che Hamas ha operato in totale autonomia. Una versione in cui alcuni analisti riscontrano una parte di verità. Un ex esperto di antiterrorismo per la Cia, Bruce Riedel, ritiene che pur se non ci sia dubbio che Hamas si coordini con l’Iran, l’organizzazione che controlla la Striscia di Gaza non fornisce informazioni in maniera regolare agli alleati iraniani. Per Riedel ci sarebbero anche difficoltà non trascurabili per i militanti di Hamas a lasciare un territorio i cui confini sono controllati dagli israeliani.
Per Michael Eisenstadt, direttore di un programma di studi sulla sicurezza al Washington Insitute consultato dal Washington Post, i rapporti tra l’Iran e Hamas si sarebbero sviluppati negli anni Novanta a seguito degli accordi di Oslo.
Una relazione che Teheran avrebbe alimentato per sabotare i tentativi in favore della pace tra israeliani e palestinesi fornendo il know-how per la costruzione delle cinture esplosive da usare in attentati terroristici e poi estesasi ai razzi.La “pistola fumante” che mostra con chiarezza la responsabilità iraniana nella strage del 7 ottobre non è ancora stata trovata ma il momento della verità per Teheran potrebbe essere più vicino che mai.
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