È ancora possibile fermare Donald Trump? È più o meno quello che si chiedono gli analisti guardando ai dati emersi dal sondaggio pubblicato domenica dal New York Times. Il tycoon è avanti in cinque Stati chiave su sei - Arizona, Georgia, Michigan, Nevada e Pennsylvania – con un margine di vantaggio su Joe Biden compreso tra i quattro e i dieci punti. Nel sesto Stato, il Wisconsin, il presidente precede lo sfidante di appena due punti. In uno scenario da cronache di un disastro annunciato che ha visto lo stratega democratico di Barack Obama, David Axelrod, chiedere al vecchio Joe di valutare il ritiro dalla corsa, è però la stessa Signora in grigio a fornire in una nuova analisi un barlume di speranza al candidato del partito dell’asinello: se il miliardario dovesse ricevere una condanna nei processi in corso il 6% circa delle preferenze espresse in suo favore potrebbe spostarsi sul concorrente. Una migrazione di voti per il momento virtuale ma sufficiente nelle simulazioni a garantire un secondo mandato all’attuale inquilino della Casa Bianca.
Insomma, per il presidente la strada per la vittoria, per quanto impervia, sembrerebbe essere ancora percorribile, ma l’analisi approfondita dei dati emersi dal sondaggio del New York Times rappresenta comunque un’istantanea del difficile stato in cui versa la campagna democratica per le presidenziali. Appena tre anni fa Biden vinceva proprio nei sei Stati chiave presi in esame dal prestigioso quotidiano e poteva contare sull’immagine del candidato moderato e rassicurante in grado di convincere l’elettorato bianco che nel 2016 aveva trovato conforto abbracciando la causa dell’uomo antisistema.
“It’s the economy, stupid”. Come lo spirito del Natale passato, il famoso mantra che nel 1992 aprì le porte della Casa Bianca a Bill Clinton sembra fare già capolino, ancora una volta, nella campagna elettorale del 2024. Secondo le ultime rilevazioni statistiche il 57% degli intervistati ritiene che le questioni fondamentali in vista del voto siano lavoro, tasse e costo della vita e il 52% considera disastroso lo stato generale dell’economia del Paese: in maniera ancora più esplicita il 53% dichiara di non essere stato favorito dalle politiche adottate da Biden e solo il 31% approva il suo operato.
In molte delle domande poste dal New York Times Trump può contare su valutazioni più positive rispetto allo sfidante, ma è proprio sull’economia che si registra il distacco maggiore tra i due candidati: in questo campo il tycoon sarebbe meritevole di fiducia secondo il 59% delle persone consultate contro il 37% di Biden. A questa serie di dati si aggiungono poi le ben note riserve sulle capacità mentali e fisiche del presidente che compirà 81 anni il mese prossimo.
Il sondaggio che ha gettato nello sconforto il partito democratico mostra inoltre come oggi sia irriconoscibile la coalizione messa in piedi dal politico di Scranton nel 2020 e composta dai millennial, dalla popolazione nera e dagli ispanici. Per gli elettori più giovani al momento Trump sarebbe meritevole di fiducia non solo nella gestione degli affari economici ma anche della sicurezza nazionale. Il 22% degli intervistati di colore nei sei Stati chiave sarebbe pronto a votare per il tycoon, un progresso notevole considerato che il repubblicano a livello nazionale ha ottenuto l’8% delle loro preferenze tre anni fa e il 6% nel 2016.
Ancora più incredibile l'avanzata conseguita dal miliardario tra gli ispanici. Nel 2016 ha votato per lui il 28% dei latinos, il 36% nel 2020 e nelle intenzioni di voto negli swing states raggiungerebbe adesso il 42%. Non si può inoltre non menzionare che in Michigan, Minnesota, Pennsylvania e Ohio gli elettori di religione musulmana stanno esprimendo forti perplessità sul ruolo di Biden nel conflitto in corso tra Israele e Hamas.
Le uniche buone notizie per il presidente arrivano quindi dai guai legali di Trump i quali potrebbero essere in grado di affondare “Teflon Don” ma non tradursi necessariamente in voti a favore del democratico. “Se venisse condannato io direi di trovare un altro repubblicano” afferma Kurt Wallach, un cittadino dell’Arizona iscritto al partito dell’elefante.
Un’alternativa possibile sarebbe Nikki Haley, l’unica candidata alla nomination che farebbe meglio del tycoon in una sfida contro il vecchio Joe battendolo in sei Stati chiave su sei, Wisconsin incluso. Sempre che il 5 novembre del 2024 il presidente uscente compaia ancora sulle schede elettorali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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