Zelensky torna a Parigi dopo 800 giorni e riprende la parola all’Assemblea nazionale. Nella primavera del 2022 chiedeva armi e sostegno militare, ieri ha annunciato che «l’Europa non è più un continente di pace». Ad accoglierlo c’era sempre Macron, ma gli scranni del parlamento hanno fatto registrare parecchi vuoti imbarazzanti. Zelensky tuttavia ha il sostegno dell’inquilino dell’Eliseo che si sta mettendo en marche per fornire a Kiev caccia Mirage 200-5 potenziati, che possono trasportare missili Scalp e Storm Shadow, oltre a bombe plananti Hammer. Parigi organizzerà anche corsi semestrali per i piloti ucraini e intende partecipare all’addestramento di una brigata di 4.500 soldati. Non è una chiamata alle armi, ma il Macron che si proponeva come uomo di mediazione tra Mosca e Kiev, oggi più che mai ha i connotati dell’interventista. I due leader in serata hanno firmato un accordo per 650 milioni di euro per sostenere le infrastrutture energetiche danneggiate dalla Russia.
Dall’inizio delle ostilità Parigi ha consegnato a Kiev attrezzature militari per 2,6 miliardi di euro. Da Palazzo Borbone Zelensky vede nel riscatto ucraino una replica del D-Day: «Ancora una volta in Europa le città vengono completamente distrutte, villaggi bruciati e appaiono campi di filtraggio, deportazioni e odio». Per il presidente la battaglia è a un bivio. «Per una pace giusta è necessario fare di più, ma non è un rimprovero, è solo un modo per vincere il male, per fare oggi più di quanto abbiamo fatto ieri».
La conferenza di pace in programma il 15 e 16 giugno a Lucerna potrà a suo dire avvicinare «una fine giusta del conflitto». Kiev chiama l’Europa a raccolta e Bruxelles accoglie e approva le relazioni della Commissione sui passi avanti compiuti da Ucraina e Moldova sul percorso di adesione. Ora spetta al Consiglio concordare i quadri negoziali, dove tuttavia serve l’unanimità non garantita dai paletti posti dall’Ungheria. Budapest ancora una volta si mette di traverso perché «dubita della valutazione della Commissione e vuole ancora vedere una serie di cose nei quadri negoziali». La presidenza belga sta preparando per far sì che entrambe le pratiche si svolgano a margine del Consiglio Affari Generali del 25 giugno in Lussemburgo ma l posizione di Orbán rischia di essere un ostacolo. La strada che potrebbe portare Kiev nella Nato è invece impervia e tortuosa, ma Stoltenberg ribadisce sostegno, ricordando anche che «non esiste alcuna minaccia militare da parte di Mosca per i Paesi della Nato finché non lasceremo spazio a malintesi con il Cremlino». E il segretario di Stato Usa Blinken annuncia «un nuovo pacchetto di aiuti per rafforzare le difese aeree dell’Ucraina». Droni sono in arrivo dai Paesi Bassi, mentre da Svezia e Danimarca veicoli da combattimento di fanteria.
Sul campo, nel 835° giorno di conflitto, le condizioni per le truppe di Kiev sono peggiorate. Nel Kharkiv hanno perso Ivanivka, nel Donetsk Paraskovievka, testa di ponte russo per mettere nel mirino Slovjansk. I russi hanno anche bombardato le regioni di Sumy e Chernihiv.
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