Luna di miele finita per Kamala Harris. L'allarme dem: "Ora siamo sfavoriti"

Tutta in salita la strada verso la Casa Bianca per la vice di Biden che, esaurito il rimbalzo nei sondaggi, deve ancora conquistare il consenso popolare tra fasce elettorali decisive

Luna di miele finita per Kamala Harris. L'allarme dem: "Ora siamo sfavoriti"
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Non è finita sinché non è finita. Potrebbe essere questo il mantra della campagna elettorale di Kamala Harris. Nelle settimane successive al ritiro di Joe Biden dalla corsa alla Casa Bianca la candidata del partito democratico ha ripetuto più volte di essere certa della vittoria il 5 novembre. Nelle ultime ore non è però passato inosservato un cambio di registro nelle comunicazioni ufficiali della vice presidente e dei suoi collaboratori. “In questa competizione siamo gli sfavoriti”, ha affermato Harris a fine luglio durante una raccolta fondi in Massachussets. Messaggio confermato domenica scorsa dalla responsabile della campagna dem Jen O’Malley Dillon che ha messo in guardia dalle sfide in arrivo nella fase finale della competizione presidenziale.

I commentatori politici si interrogano se dietro questa svolta nella comunicazione dem ci sia, come spesso accade, una strategia diretta a mobilitare la base elettorale. Analisti più smaliziati propenderebbero invece per uno scenario meno rassicurante per i sostenitori del partito dell'asinello determinato dall'esaurimento dei benefici ottenuti dall'ingresso in scena dell’ex procuratrice della California e dalla sua incoronazione alla convention di Chicago.

A corroborare questa ipotesi arriva un sondaggio di ActiVote riportato da Newsweek secondo il quale il vantaggio di Harris su Donald Trump è sceso dal 5% di metà agosto all’1.6%. Anche il modello di previsione elaborato dal sondaggista Nate Silver assegna adesso al miliardario il 56.7% di possibilità di vincere il collegio elettorale contro il 43% della sfidante. Anche per diverse agenzie di scommesse tra cui Paddy Power e William Hill la vittoria del tycoon sarebbe l’esito più probabile dell'election day.

Cattive notizie arrivano anche dai sondaggi condotti negli swing states. “In ogni singolo Stato in bilico siamo nel margine di errore”, afferma Jim Messina, manager nel 2012 della campagna di Barack Obama. A preoccupare gli uomini della vice di Biden è in particolare il fatto che Trump possa contare, come già successo nel 2016, su uno zoccolo duro di irriducibili sostenitori in molti "Stati rossi" e in alcuni tra quelli decisivi come la Pennsylvania.

Ulteriore campanello d’allarme arriva poi dal Wall Street Journal che, numeri alla mano, sostiene come, pur avendo compiuto notevoli progressi, la campagna di Harris abbia ancora molta strada da fare per ricostituire il consenso raggiunto da Biden nel 2020 in alcune fasce chiave. Da quando è scesa in campo, l’ex procuratrice della California ha infatti visto crescere del 13% il sostegno tra gli elettori afroamericani attestandosi però ad un livello inferiore del 10% a quanto ottenuto dal vecchio Joe quattro anni fa. Situazione simile tra i Latinos e tra i giovani dem per i quali Harris è rispettivamente indietro di sei e di 12 punti percentuali.

"Per Kamala la luna di miele è finita”, afferma lo stratega repubblicano Dave Carney. Una dichiarazione attesa alla prova dei fatti. Decisivi in tal senso saranno il dibattito televisivo che andrà in scena il 10 settembre e la capacità di Harris di mobilitare gli elettori bianchi, in particolare le donne, su economia, immigrazione e temi sociali. Diritto all’aborto in primis.

A far ben sperare sarebbe il fatto che la vice presidente avrebbe già raggranellato un consenso superiore a quello del suo capo proprio tra i bianchi residenti in sette Stati chiave. Avanzare in questo segmento elettorale, scrive il quotidiano Usa conservatore, potrebbe compensare le perdite tra le minoranze. Con queste premesse, insomma, la partita appare più aperta che mai.

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