"L'epoca del giornalismo imparziale è finita". Chi è Dmitry Kiselyov, la "voce" del Cremlino

Nel programma televisivo di Dmitry Kiselyov trovano spazio tutte le posizioni di Vladimir Putin sulla guerra contro l'Ucraina. E non solo

"L'epoca del giornalismo imparziale è finita". Chi è Dmitry Kiselyov, la "voce" del Cremlino
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Ne ha fatta di strada Dmitry Kiselyov, uno dei giornalisti televisivi più famosi di Mosca che da sostenitore della democrazia in Russia e Ucraina negli anni Novanta e nei primi anni Duemila è diventato uno degli uomini russi più schierati a favore del regime di Vladimir Putin. Di lui, oggi settantenne, si sa che incontri regolarmente lo zar per discutere di questioni delicate come l’andamento economico e le politiche di bilancio della Federazione. “È una sorta di scambio, uno scambio di energie e idee”, dice lo stesso Kiselyov in un’intervista al Wall Street Journal che gli dedica un ampio profilo definendolo la “voce del Cremlino”.

Da oltre un decennio Kiselyov conduce la domenica sera un programma settimanale di attualità, “News of the week”, seguito da milioni di suoi connazionali. Solo in apparenza il suo notiziario richiama quello trasmesso da canali come Bbc e Cnn. In realtà si tratta di un programma dal forte contenuto propagandistico nel quale riprese da film di bombardamenti sulle città ucraine, costruite ad arte per alimentare il sostegno al conflitto, e servizi minacciosi sulla Russia pronta a sferrare attacchi nucleari si alternano a immagini di parate per l’orgoglio omosessuale a San Francisco mostrate per sostenere la presunta decadenza del nemico americano.

Se gli Stati Uniti nel programma di Kiselyov sono rappresentati come il proverbiale cattivo delle favole, i commenti riservati al loro nuovo leader, Donald Trump, sembrano essere, almeno sino ad ora, sorprendentemente favorevoli. Con un’importante eccezione. Il giornalista russo infatti mette in guardia dalle politiche commerciali e dalle minacce sui dazi lanciate dal tycoon che “potrebbero affossare la buona volontà della Russia nei suoi confronti”.

Entrare nella coscienza e nell’anima” dello spettatore, riconosce Kiselyov, è l’obiettivo principale di qualsiasi presentatore televisivo. Quello che non ammette è il suo ruolo nel tenere unito il fronte interno mentre Putin sull’Ucraina cerca un accordo di pace, alle sue condizioni, con il presidente americano. Le orribili dichiarazioni del giornalista sulle persone omosessuali – “il loro cuore dovrebbe essere sepolto o bruciato perché non adatto ad estendere la vita di altre persone” - aiutano a comprendere quanto la sua visione sia totalmente allineata con quella di uno Stato che demonizza la comunità LGBTQ+.

A guardarla adesso la parabola di Kiselyov fa impressione. Negli anni Novanta la futura "voce del Cremlino" ha sfidato la censura sovietica per mostrare le proteste nell’Europa orientale a favore dell’indipendenza e all’inizio del nuovo secolo, lavorando in Ucraina, ha incoraggiato le scelte pro-Occidente compiute da Kiev. Oggi, sottolinea il Wall Street Journal, il conduttore di “News of the week” è diventato una “forza trainante della macchina della propaganda di Putin”.

La svolta pare sia arrivata con la “rivoluzione arancione” ucraina del 2004 dopo la quale Kiselyov è tornato a Mosca come dopo essere stato in “un campo di battaglia” ritenendo non più possibile guardare a Kiev come “un modello per l’ingresso della Russia nell’Unione Europea”. Alcuni suoi conoscenti di lunga data affermano che Kiselyov avrebbe deciso di adattarsi all’ipernazionalismo di Putin per trarne benefici personali. “Sa come manipolare qualsiasi situazione a suo vantaggio”, dichiara il suo ex collega Oleksandr Semiryadchenko che lo ritiene responsabile di crimini di guerra.

Il percorso dell’influente giornalista è peraltro simile a quello compiuto dal suo collega Vladimir Solovyov che in passato ha affermato che solo “un criminale di proporzioni inimmaginabili” poteva andare in guerra contro Kiev e ora è uno degli esponenti del mondo del giornalismo più vicini allo zar.

Kiselyov, che ha affermato che l'epoca del giornalismo imparziale è “finita”, definisce le atrocità della Russia in Ucraina frutto dell’inganno dei produttori di Hollywood, ignora i contraccolpi economici nella Federazione derivanti dal conflitto e sostiene che in Occidente le cose vadano molto peggio.

Monitorare eventuali evoluzioni della linea seguita sin qui dalla trasmissione di Kiselyov potrebbe fornire interessanti anticipazioni sui cambi di pensiero nelle stanze del Cremlino in vista di una tregua sulla linea dei combattimenti dell'Europa orientale resa più probabile dopo il dirompente ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump.

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