
Le speranze di una risoluzione pacifica della questione nucleare iraniana si assottigliano col passare delle ore. "Daremo senza dubbio una risposta decisa a qualsiasi aggressione contro l'integrità territoriale e la sicurezza nazionale dell'Iran", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Esmail Baghaei commentando gli avvertimenti di Donald Trump che due giorni fa ha autorizzato l'attacco contro gli Houthi e intimato all'Iran di cessare il sostegno al gruppo islamista. Il presidente americano ha promesso che Teheran sarà ritenuta "pienamente responsabile" delle azioni dei miliziani yemeniti e, poco dopo, Mike Waltz, il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, ha ricordato la vera posta in gioco dichiarando che “tutte le opzioni sono sul tavolo per far sì che l’Iran non abbia un’arma nucleare”.
Trump, che ha annunciato di aver scritto una lettera all’ayatollah Ali Khamenei, ha ammesso di preferire che la questione venga risolta diplomaticamente senza però escludere la soluzione militare. Proprio rispetto a tale fronte, la televisione israeliana Channel 12 ha trasmesso sabato un’intervista a due ex membri del regime iraniano che, coperti dall'anonimato, hanno espresso il loro appoggio ad un possibile blitz di Tel Aviv contro Teheran.
“Netanyahu deve ordinare un attacco contro l’abitazione di Khamenei”, ha detto un ex colonnello dell’aviazione iraniana precisando che a quel punto le forze armate del regime potranno “prendere il controllo dei centri politici sensibili e annunciare ufficialmente la libertà dell’Iran e la sua amicizia con Israele”. L'ex militare, che è apparso in televisione col volto offuscato e facendosi chiamare Arash, ha aggiunto che il "95%" degli iraniani sono “soddisfatti” degli attacchi di rappresaglia condotti da Tel Aviv ad aprile e ad ottobre dello scorso anno contro i siti militari della Repubblica Islamica sostenendo che essa “ha preso noi, il popolo, in ostaggio”. Secondo Arash, i suoi concittadini vorrebbero che lo Stato ebraico “andasse oltre” in modo da “incoraggiarli” a scendere in piazza e a rovesciare la dittatura.
L’ex ufficiale, il quale pare abbia rassegnato le dimissioni dopo essersi rifiutato di aiutare ad addestrare Hamas, ha detto che a fine ottobre Tel Aviv ha messo offline il sistema informatico iraniano che riceve gli ordini e lancia i missili contro gli aerei. “Adesso”, ha proseguito Arash, i militari del regime “hanno gli stessi vecchi sistemi che abbiamo usato nella guerra Iran-Iraq" degli anni Ottanta.
Channel 12 ha inoltre intervistato un secondo iraniano che ha affermato di essere un ex religioso delle Guardie Rivoluzionarie caduto in disgrazia a causa di una non meglio precisata “questione personale”. Anche quest’uomo, il quale ha usato lo pseudonimo di Javad, ha esortato Israele ad attaccare il suo Paese sottolineando di essere “felice che la mia mente si sia aperta” e denunciando la “corruzione ai vertici” del regime.
Nel riportare l'intervista il Times of Israel ha evidenziato il fatto che Arash e Javad abbiano rilasciato le loro dichiarazioni dall'Iran. Una circostanza eccezionale che, considerata la censura delle autorità locali e la loro ostilità nei confronti dello Stato ebraico, metterebbe in serio pericolo la vita delle due fonti qualora fossero identificate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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