I governatori dem non si arrendono: "Con Trump libertà sotto attacco. Non resteremo fermi"

Gli amministratori degli Stati blu si preparano a scatenare battaglie legali e politiche contro l'amministrazione repubblicana a difesa di aborto, immigrazione ed ambiente

Da sx: Gavin Newsom (gov. California), Jay Robert Pritzker (gov. Illinois), Gretchen Whitmer (gov. Michigan)
Da sx: Gavin Newsom (gov. California), Jay Robert Pritzker (gov. Illinois), Gretchen Whitmer (gov. Michigan)
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Per i democratici è appena cominciata la lunga traversata nel deserto dopo la sconfitta alle presidenziali del 5 novembre ma i big del partito dell’asinello già scalpitano per riorganizzare quella che la Cnn ha definito la "Resistenza 2.0" in vista del ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. A guidare la battaglia contro il Gop sono i governatori dem che, assieme ai procuratori generali, si preparano a proteggere gli Stati da loro amministrati dall’ondata di provvedimenti conservatori che il repubblicano intende varare durante il suo secondo mandato.

Il primo a prendere l’iniziativa è stato il governatore della California Gavin Newsom, considerato da molti un possibile candidato alle presidenziali del 2028, che giovedì ha convocato i legislatori statali per discutere di come salvaguardare le politiche progressiste, in primis in materia di diritti riproduttivi e cambiamento climatico, in vigore nel Golden State. Newson ha dichiarato che “le libertà a cui teniamo sono sotto attacco e non resteremo inerti”.

Non si è fatta attendere la risposta di Trump, il quale in un post sul social Truth ha affermato che il governatore dem, tra senzatetto e prezzi fuori controllo, sta “uccidendo” la California e intende richiedere modiche alle regole previste per l’identificazione degli elettori. Anche Rob Bonta, procuratore generale del Golden State, è sceso in campo contro The Donald. "Qualunque cosa abbia in serbo l'amministrazione entrante”, ha tuonato, “continueremo a controllare gli eccessi e a respingere gli abusi di potere".

Alcuni degli altri Stati blu in cui si starebbe organizzando la resistenza al tycoon sono l’Illinois, il Massachusetts, il Minnesota e New York. I funzionari di questi Stati, oltre che su aborto e ambiente, hanno annunciato battaglie legali e politiche su immigrazione e controllo delle armi. Il tutto, scrive la Cnn, con un occhio alla prossima opportunità, nel 2028, di riconquistare la Casa Bianca.

Il governatore dell’Illinois J.B. Pritzker ha promesso di proteggere le donne che si recano nel suo Stato per abortire e di difendere la legislazione ambientale. Pritzker ha fatto sapere inoltre che, se necessario, saranno intraprese azioni legali per impedire che le sovvenzioni del governo federale vengano negate agli Stati che non cooperano con il piano di deportazione degli immigrati annunciato da Trump.

Kathy Hochul, governatrice di New York, ha detto che non accetterà il piano di Washington di eliminare i diritti dei newyorkesi mentre Letitia James, il procuratore generale dello Stato, ha dichiarato di non temere Trump e ha sottolineato di essere "pronta a reagire". Anche la governatrice del Massachusetts Maura Healey, ha assicurato che la polizia statale non aiuterà “nella maniera più assoluta” la politica migratoria dei repubblicani.

Dello stesso avviso è Tim Walz, amministratore del Minnesota e candidato vice nel ticket democratico di Kamala Harris, il quale ha ribadito il suo impegno a proteggere il diritto all’aborto e ad accogliere gli immigrati “con gratitudine per il loro contributo alle nostre comunità”.

Non sono poi mancate le dichiarazioni combattive, sebbene con toni più sfumati, da parte di Gretchen Whitmer e Josh Shapiro, governatori rispettivamente del Michigan e della Pennsylvania ed entrambi possibili candidati alle presidenziali del 2028. Whitmer ha infatti auspicato di poter continuare a lavorare insieme alla Casa Bianca e ha sostenuto di “tifare” per il successo dell’amministrazione Trump.

Shapiro ha invece detto che “ora che queste elezioni sono finite è tempo di governare, di collaborare e di scendere a compromessi”. Sono però in pochi ad aspettarsi per davvero una presidenza repubblicana disponibile a lavorare con i democratici all’insegna dell’unità nazionale.

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