I demoni di Hunter Biden: il processo che ora fa tremare la Casa Bianca

Le vicende umane e legali del figlio del presidente Usa mettono a rischio la presidenza. Ecco cosa c'è da sapere sulle inchieste in cui è coinvolto

I demoni di Hunter Biden: il processo che ora fa tremare la Casa Bianca

Nuvole nere si addensano sulla Casa Bianca. Chi ha incontrato Joe Biden negli ultimi tempi racconta di aver visto un uomo preoccupato e rassegnato. Il presidente è reduce da una settimana infernale cominciata con una conferenza stampa in Vietnam in cui è apparso stanco e confuso. A seguire sono arrivate le notizie dell’avvio della procedura di impeachment da parte dello speaker della Camera Kevin McCarthy e dello sciopero indetto dal sindacato degli operai del settore automobilistico. L’ultima stilettata è arrivata da un giornalista “amico”, David Ignatius, il quale dalle pagine del Washington Post, dopo avergli riconosciuto grandi meriti, ha invitato il vecchio Joe a farsi da parte e a lasciare il posto ad un candidato più giovane.

Niente di tutto ciò ha però ferito il presidente come l'annuncio dell’incriminazione del figlio Hunter formalizzata dal procuratore speciale David Weiss. E non poteva essere diversamente per un uomo che ha fatto della famiglia il suo baricentro in una vita segnata da successi politici giunti con fatica – Joe prima di vincere nel 2020 si è candidato per la Casa Bianca nel 1988 e nel 2008 - e da immense tragedie. Una circostanza che lega in maniera indissolubile i Biden ai Kennedy, un’altra dinastia americana di origini irlandesi forgiata da gioie e lutti.

Appena eletto per la prima volta al Senato nel 1972, Joe infatti perde la moglie Neilla e la figlioletta Naomi Christina in un incidente stradale. In macchina con loro c’erano anche gli altri figli piccoli della coppia, Beau e Hunter. I due bambini sopravvivono e il futuro presidente li crescerà con amore e dedizione affiancato, in seguito, dalla nuova moglie, Jill Tracy Jacob, da cui avrà un’altra figlia. Ogni sera per 36 anni Joe prenderà il treno che da Washington porta a Wilmington nel Delaware per non mancare alla cena con i suoi familiari.

Il senatore ha grandi sogni per il primogenito Beau. In lui vede la versione migliore di sé e lo immagina suo successore politico. Hunter, avvocato e lobbista cresciuto all’ombra del fratello, ama intrattenere rapporti sociali fin troppo disinvolti nel mondo degli affari. Non molto dopo aver completato gli studi alla Yale Law School Hunter farà il suo incontro con la droga e l’alcol sviluppando dipendenze che lo accompagneranno per molti anni a venire.

La morte nel 2015 di Beau per un tumore al cervello sconvolge gli equilibri della famiglia. Joe, voluto da Barack Obama come suo vice, decide di lasciare il campo alla candidatura di Hillary Clinton alle presidenziali del 2016. Per Hunter accelera la discesa nell’abisso, un periodo della sua vita che è ancora al centro degli attacchi dei repubblicani e per il quale è giunta adesso l’incriminazione.

Nel 2014 Hunter viene nominato membro del consiglio di amministrazione di Burisma, la compagnia energetica ucraina indagata per corruzione, e intrattiene rapporti con altre entità straniere in Cina, Romania e Kazakhstan. Il sospetto dei repubblicani è che il figlio dell’allora vicepresidente abbia usato “l’illusione dell’accesso” a suo padre in un “traffico di influenze” dai contorni non del tutto chiari.

Hunter Biden
Hunter Biden con il figlio e il padre Joe.

I capi di imputazione contestati pochi giorni fa al cinquantatreenne riguardano il possesso illegale di un’arma acquistata fornendo informazioni false sull’utilizzo di droghe. Il processo dovrebbe svolgersi nel 2024 in piena campagna elettorale. C’è però la possibilità che si arrivi presto ad un’incriminazione anche per reati legati all’evasione di tasse. Proprio su questo fronte Hunter ha intanto fatto causa all'Internal Revenue Service, l'agenzie delle entrate Usa, per aver diffuso illecitamente le sue informazioni fiscali e per non aver protetto i suoi documenti privati.

Il candidato repubblicano Donald Trump si è dichiarato deluso che le indagini non abbiano fatto luce sul ruolo avuto dal padre Joe negli affari di Hunter e parla di corruzione alla Casa Bianca. Anche se non è emersa alcuna prova a carico del presidente su Biden pesa, come riportato da alcuni suoi uomini di fiducia al New York Times, l’accusa di “non saper dire di no” al figlio. Un "peccato" che non sarà oggetto della sentenza di un tribunale ma che gli americani potrebbero non perdonare nella cabina elettorale.

Al di là delle vicende giudiziarie, dei reati commessi e degli errori di valutazione del presidente, colpisce che l’impressionante sequela di passi falsi compiuti da Hunter sia divenuta oggetto dello scontro politico tra democratici e repubblicani. Sono infatti emersi i dettagli delle sue dipendenze, del suo divorzio dopo un lungo matrimonio, di una relazione fallita con la vedova di Beau e di un incontro con una spogliarellista dal quale è nata una figlia riconosciuta di recente.

In tempi normali la lotta contro i demoni del figlio dell’uomo più potente del mondo sarebbe stata giudicata come una faccenda di famiglia da tenere fuori dalla campagna elettorale. Questi in America non sono però tempi normali.

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