Una macchina quasi perfetta: i segreti della campagna elettorale di Trump

The Donald si è ripreso la scena. Merito sicuramente del suo rapporto quasi messianico col popolo repubblicano, ma anche della sua macchina elettorale

Una macchina quasi perfetta: i segreti della campagna elettorale di Trump
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La nomination del partito Repubblicano per chi sfiderà Joe Biden il prossimo 5 novembre non è mai stata in bilico. Donald Trump fin dai primi comizi in Iowa è rimasto il candidato preferito dalla base. Eppure fino a un anno fa non sembrava che il destino delle primarie fosse così segnato. C’erano sondaggi che davano avanti Ron DeSantis. In meno di dodici mesi, però, The Donald si è ripreso la scena. Merito sicuramente del suo rapporto quasi messianico con il popolo repubblicano, ma anche di una struttura nuova, di una macchina elettorale quasi perfetta.

Se ne sono accorti anche i giornali americani. Da tempo infatti sottolineano che l’ex presidente sta portando avanti una campagna ben diretta, disciplinata e professionale. Niente a che vedere, notano, con quelle caotiche condotte nel 2016 e 2020. In questa tornata il team-Trump è stato in grado di creare un giusto mix tra l’imprevedibilità del tycoon e una gestione manageriale della campagna. Come ha scritto Bloomberg, la macchina elettorale somiglia di più a un’impresa del Fortune 500 che a un insieme di volontari tenuti insieme dal carisma del leader.

Niente viene lasciato al caso, tutto viene seguito in modo meticoloso, a volte cinico. Ne sa qualcosa un responsabile della campagna elettorale in Iowa. Lì il tycoon ha conquistato praticamente tutte le contee, tranne quella di Johnson County persa per un solo voto. Ebbene la macchina trumpiana ha gentilmente accompagnato alla porta il consulente. Un durezza che ricorda molto il Trump di The Apprendice, uno squalo che non ha pietà per chi fallisce.

Sono quindi molto lontani i tempi di una campagna improvvisata come fu quella del 2016. Alle prime battute delle primarie, quando Ivanka Trump atterrò nel Hawkeye State la campagna del padre non aveva operativi attivi. Non c’erano campaign leader che parlassero ai caucus in favore di Trump. A un evento, ricorda sempre Bloomberg, Ivanka si trovò davanti una folla di 3mila persone e nessuno di questi supportava il padre.

Oggi tutto è cambiato. Dopo la sconfitta del 2020 Trump e i suoi hanno lavorato per costruire una macchina radicata nel territorio. Alfieri di questo nuovo corso sono Susie Wiles e Chris LaCivita. La prima è stata a lungo consigliera di Ron DeDantis in Florida e tra le autrici della trasformazione dello Stato in roccaforte repubblicana. Il secondo è un ex Marine con decenni di esperienza nelle campagne elettorali. A loro si uniscono collaboratori di lunga data come Jason Miller e Steven Cheung che supervisionano le comunicazioni e Brian Jack. Il suo team negli ultimi anni ha lavorato per trumpizzare il Gop, dando appoggi a deputati e senatori, così The Donald ha fatto scouting tra le stelle nascenti del partito e messo le mani sui dati elettorali locali raccolti da questi candidati.

Così i suoi operativi hanno preso il controllo di larga parte del partito Stato per Stato. In Iowa e New Hampshire la campagna dell’ex presidente ha lanciato operazioni elettorali già un anno prima che iniziassero le operazioni di voto. Nel primo ha creato una rete di 1.700 leader locali e li ha inviati in ogni contea a parlare per lui, in più ha fornito ai suoi "capitani" discorsi della durata di tre minuti già scritti da recitare nei caucus. In New Hampshire, invece, ha adottato un approccio da "servizio clienti", ricompensando i volontari più attivi con biglietti vip ai comizi, donando cappellini firmati e foto con lui.

Altro elemento chiave della nuova operazione elettorale è stato delegare. Il tycoon ha permesso ai suoi alleati di lavorare con organizzazioni e think tank selezionati come la Heritage Foundation che hanno fornito esperienza, conoscenze e hanno aiutato a scardinare lo "stato profondo" odiato dai trumpiani. Il presidente dell’Heritage ha detto che la sua organizzazione sta lavorando per "istituzionalizzare il trumpismo", dare cioè spessore e sostanza alle proposte di Trump.

È questa meticolosità consentire a Trump non solo di vincere agilmente le primarie e insidiare davvero Biden a novembre, ma di arrivare preparato anche a un nuovo mandato. Avere uomini pronti per il gabinetto presidenziale e un pacchetto di proposte già pronto da varare nei primi mesi di governo. Il team è coeso, non ci sono fughe di informazioni uguali a quelle avvenute durante la presidenza.

Esiste un sistema meticoloso anche per parlare ai giornali, con fogli di calcolo su che materiale è stato inviato e a chi. Una scientificità lontana dal caos creativo del primo Trump. Una meticolosità che può portare alla Casa Bianca.

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