Musk dà del cretino all'architetto dei dazi di Trump. Cosa c'è dietro

Il patron di Tesla attacca duramente Peter Navarro, il consigliere del presidente considerato "l'artefice" della strategia dei dazi. Intanto, nella squadra del presidente, continuano le pressioni per convincere il tycoon a riaprire i negoziati con gli Stati per rassicurare i mercati

Musk dà del cretino all'architetto dei dazi di Trump. Cosa c'è dietro
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"Si tratta ovviamente di due individui che hanno opinioni molto diverse sul commercio e sui dazi. I ragazzi sono ragazzi e lasceremo che la loro discussione pubblica continui". Lo ha detto Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, durante un briefing con la stampa commentando la lite sui dazi tra Elon Musk e il principale consigliere commerciale del presidente, Peter Navarro. Una ragazzata, dunque. Ma la realtà è ben diversa. Musk ha preso le distanze in modo vistoso da Trump sulla questione dei dazi, arrivando persino ad insultare Navaro, definito un "idiota". Una crepa importante nell'amministrazione Usa.

Del resto Musk è stato contrario ai dazi fin dall'inizio ed ha provato a mettersi di traverso in tutti i modi. Il suo sforzo, però, è caduto nel vuoto, come dimostrato dalla fermezza del presidente sull'argomento, arrivato a minacciare ulteriori tariffe contro la Cina.

Siamo ormai vicini, anzi vicinissimi, all'uscita di scena di Musk dalla squadra di Trump. Staremo a vedere. Di certo se ne parla ormai da settimane. Ma fino ad ora non si era mai arrivati ad una rottura così marcata.

Il patron di Tesla e di X ha criticato in modo aspro quello che ritiene Navarro, "architetto" dei dazi della Casa Bianca, uno dei fedelissimi di Trump, che nel 2024 è finito persino in carcere pur di non andare contro al tycoon, rifiutandosi di collaborare con la commissione d’inchiesta della Camera sul 6 gennaio. Musk lo ha definito "cretino", "più stupido di un sacco di mattoni", e gli ha dato persino un soprannome (usando una tecnica comunicativa di cui in passato Trump è stato maestro), chiamandolo "Peter Retarrdo".

A dare manforte a Musk nella lotta contro i dazi c'è anche suo fratello, Kimball che su X ha descritto le tariffe come "una tassa permanente sui consumatori americani". La Casa Bianca, come dicevamo, per ora getta acqua sul fuoco:"Sono ragazzi, li lasciamo fare", ha detto la portavoce. Ma bisogna capire fino a che punto Trump potrà sopportare. In fondo dare del cretino ad uno che ha ispirato Trump sui dazi, non vuol dire dare del cretino anche a lui? Ma Navarro non è l'unico finito al centro delle critiche di chi si batte contro la politica dei dazi. Anche Howard Lutnick, segretario al Commercio, è stato duramente criticato dal miliardario Bill Ackman, sostenitore di Trump. Ha chiesto una pausa di 90 giorni dei dazi, lasciando spazio alle trattative e puntando il dito su Lutnick, accusato di avere un conflitto di interessi a causa della sua strategia di investimento. "Guadagna quando la nostra economia implode", ha scritto sui social media dando voce alla frustrazione dei manager di Wall Street, impegnati dietro le quinte a cercare di capire come far fronte agli effetti delle tariffe e a sperare che i repubblicani facciano pressione sul presidente affinché posticipi i dazi per i paesi in trattative con gli Stati Uniti.

La pressioni per frenare in qualche modo i dazi sono fortissime e Wall Street spera di fare breccia nel segretario al Tesoro Scott Bessent, considerato una delle figure chiave nell’entourage di Trump e in grado (anche per questo) di esercitare una pressione "positiva" sul presidente per convincerlo ai negoziati.

È stato proprio lui, in un faccia a faccia a ma a lago, a suggerire a Trump di non abbandonare il suo piano ma intraprendere la strada dei negoziati, per raggiungere accordi commerciali positivi per gli Stati Uniti. Trump per ora non si sbilancia troppo.

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