Netanyahu gioca il tris: incontrerà Biden, Harris e Trump

Il premier israeliano è giunto negli Stati Uniti: un'agenda fitta che lo porterà a incontrare non solo Biden, ma anche Kamala Harris e Donald Trump in quel di Mar-a-Lago

Netanyahu gioca il tris: incontrerà Biden, Harris e Trump

Tra l'attentato a Donald Trump, l'indisposizione di Joe Biden dovuta al Covid e il suo ritiro dalla corsa elettorale, la visita di Benjamin Netanyahu negli Stati Uniti sembra capitare nel momento peggiore per Washington.

Le parole di Netanyahu prima della partenza

Una visita tanto attesa e dalle mille sfaccettature, di politica interna come negli affari esteri. Prima di salire a bordo del nuovo aereo di Stato Wing of Zion all'aeroporto Ben Gurion, Netanyahu ha detto di voler ringraziare Biden per gli oltre 40 anni di amicizia con Israele. "Questa sarà l'occasione per ringraziarlo per le cose che ha fatto per Israele durante la guerra e durante la sua lunga e illustre carriera, come senatore, vicepresidente e presidente", ha detto Netanyahu, aggiungendo che intende ribadire agli Stati Uniti che "indipendentemente da chi il popolo americano sceglierà come prossimo presidente, Israele rimane il suo alleato più indispensabile e più forte in Medio Oriente".

Mettendo da parte le divergenze con Biden, Netanyahu ha sottolineato l'importanza di presentare un fronte unito, a più di nove mesi dall'attacco terroristico del 7 ottobre e nel mezzo della guerra a Gaza. Un'opportunità per discutere con lui su come portare avanti nei mesi critici a venire gli obiettivi che sono importanti per entrambi i Paesi: il rilascio degli ostaggi, Hamas, l'Iran e garantire che tutti i cittadini di Israele possano tornare sani e salvi a casa. Ma il premier israeliano sa molto bene che Biden ormai regna ma non governa e che, nonostante il piano che porta il suo nome, la questione mediorientale sarà discussa-da novembre in poi-con un altro giocatore.

La seduta al Congresso, l'assenza di Harris, l'incontro con Biden

L'agenda di domani di Netanyahu prevede alle 10 del mattino (le 16 in Italia) la partecipazione alla commemorazione del senatore americano Joe Lieberman. Il premier poi si recherà al Campidoglio dove incontrerà lo speaker della Camera Mike Johnson e il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer, insieme ad altri parlamentari. Il discorso durante la sessione congiunta è previsto alle 14, le 20 in Italia. Stante l'incontro con Biden, appena uscito dal Covid, la prima notizia che segna un passo importante per il futuro è l'assenza della vicepresidente Kamala Harris in Senato quando il primo ministro israeliano parlerà al Congresso mercoledì pomeriggio. Una presa di posizione? A quanto pare solo coincidenze. Secondo quanto riferiva Politico ieri, Harris avrà un incontro bilaterale separato con il primo ministro alla Casa Bianca. Harris deve, infatti, partecipare a un evento della confraternita Zeta Phi Beta a Indianapolis, già fissato prima che venisse decisa la data del discorso di Netanyahu.

Poi, giovedì dovrebbe essere la volta dell'incontro con Biden. Tra gli argomenti sul tavolo, innanzitutto quello di come raggiungere un accordo di cessate il fuoco tra Israele e i militanti di Hamas a Gaza, nonché di questioni relative all'Iran. Ma è il mondo democratico che in questo momento promette battaglia. I democratici sono profondamente divisi rispetto alla guerra a Gaza e decine di deputati intendono boicottare il discorso di Netanyahu temendo di essere "usati" dal premier israeliano per rafforzare la sua posizione in patria.

I repubblicani sono invece uniti nel sostenerlo e hanno contestato le critiche mosse dai democratici. Tanto da indurre lo speaker della Camera Mike Johnson a minacciare di far arrestare chiunque disturberà il discorso del premier israeliano. Anche la senatrice democratica Patty Murray si è rifiutata di presiedere l'evento, come ha spiegato il suo portavoce, e il senatore Ben Cardin, presidente della commissione per le Relazioni estere, svolgerà un ruolo cerimoniale. Cardin, che è ebreo, andrà in pensione a fine anno. La disputa su chi avrebbe presieduto il Senato durante il discorso di Netanyahu dimostra l'imbarazzo dei democratici per la presenza del premier israeliano.

Il giallo dell'incontro con Trump

Ha tenuto col fiato sospeso la stampa, in queste ore, l'ipotesi di un incontro ben più scottante: quello con Donald Trump. Il primo ministro israeliano aveva chiesto allo staff del candidato repubblicano di poter avere un incontro con l'ex presidente, ma Trump sembrava latitare. Poi, il tycoon aveva confermato sui social l'incontro con il premier israeliano nella sua residenza a Mar-a-Lago, a margine della sua visita negli Stati Uniti. Trump, che aveva parlato di un meeting mercoledì, ha poi confermato, invece, un incontro giovedì sul suo social network Truth. Ma la notizia ha subìto immediatamente una rettifica: "Su richiesta di Bibi Netanyahu ci vedremo venerdì 26 luglio a Mar-a-lago", scrive su Truth l'ex presidente Usa.

Netanyahu sarà accompagnato nel suo viaggio da alcuni degli ostaggi liberati e dai familiari di coloro che sono ancora prigionieri a Gaza, tra cui anche quelli che hanno criticato il primo ministro per i fallimenti legati al 7 ottobre, ma che ritengono che la loro presenza potrebbe spingerlo ad accettare un cessate il fuoco e un accordo di rilascio degli ostaggi. Parlando alla stampa prima della partenza, Shelly Shem-Tov, il cui figlio Omer Shem-Tov è stato rapito durante il festival musicale Supernova, ha dichiarato di aver deciso di accettare l'invito del primo ministro all'ultimo minuto. "Per 290 giorni non ho lasciato i confini del Paese, ho aspettato il momento in cui avrei ricevuto la telefonata che Omer stava tornando a casa. Sono nove mesi che aspetto che mi venga restituito... Questa volta ho deciso di agire", ha detto, spiegando la sua decisione di recarsi a Washington. "Sto andando per lanciare il mio appello e quello di tutte le famiglie degli ostaggi. È tempo di firmare l'accordo per riportarli a casa".

Ad accompagnare il primo ministro, anche Noa Argamani, salvata dall'Idf in una operazione in pieno giorno nel centro di Gaza il mese scorso, e suo padre Yaakov Argamani. Presente anche il fratello di Oron Shaul, il cui corpo è trattenuto da Hamas da quando è stato ucciso durante la guerra di Gaza del 2014.

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