Netanyahu: "Più vicina la pace con i palestinesi"

Il leader israeliano: "Quasi a una svolta con i sauditi". Polemiche per la mappa del nuovo Medio Oriente

Netanyahu: "Più vicina la pace con i palestinesi"
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Ètornato il primo ministro di sempre, suscitando piacere o rabbia, amore o odio: stavolta, è il grande tempo della pace per Benjamin Netanyahu. Dal podio delle Nazioni Unite, il premier dello Stato Ebraico ha rappresentato con toni alti la nuova strada di Israele, quella che può portare al mondo il triangolo magico Usa, Arabia Saudita, Israele. Nei giorni scorsi il discorso sul tema si è dipanato in incontri segreti, poi nell’incontro con Joe Biden il tema è divenuto una speranza alta nell’agenda internazionale; infine il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman ha guardato negli occhi il mondo: «Ogni giorno si compie un nuovo progresso» ha detto con voluto candore. Bibi nel 2012 portò il disegno di una bomba e un pennarello durante il discorso all’Onu: lo usò fu per segnare la linea rossa che divideva, sulla bomba stessa, l’arricchimento di uranio consentito e quello che invece metteva in mano al criminale regime degli ayatollah l’atomica.

Stavolta, anche se la minaccia iraniana e la promessa di distruggere l’atomica sono stati temi importanti, il pennarello rosso è servito, dopo aver mostrato il vecchio e il «Nuovo Medio Oriente», suscitando ancora mugugni per la mappa nella quale i Territori palestinesi - Gaza e Cisgiordania - fanno parte dello Stato ebraico e con il piccolo Stato d’Israele al centro. Eppure Netanyahu disegna una linea di speranza diritta giù per tutto il Medio Oriente, in Asia e in Africa, un piano che unisce a partire proprio da Israele in un sogno di stabilità, di benessere, di amicizia, spingendosi nel Mediterraneo verso l’Europa, tre continenti che con strutture di viaggio, rifornimento, scambio, finalmente potranno battere insieme le forze oscure contro la democrazia, l’indipendenza e l’umanità. Detto da Bibi è molto più di un sogno: è un piano di lavoro in fieri, cui ormai Biden, che ambisce al suo posto nella storia, sembra attratto.

Netanyahu deve sbrogliarsi dai suoi problemi interni, da un’opposizione che lo vuole morto politicamente: per esempio, che già critica che Israele consenta la costruzione di una struttura nucleare civile come chiede bin Salman. Ma se l’Arabia saudita ci tiene, basta che si appoggi alla Russia o alla Cina, e non avrà certo bisogno di Yair Lapid. Soprattutto è imminente la questione palestinese: Netanyahu ha tenuto un tono pacifista e interlocutorio, ha rimarcato l’incitamento, il terrore, l’antisemitismo di Abu Mazen. Ma pensa che i palestinesi debbano essere parte di un processo di pacificazione. Non ha parlato di due stati per due popoli e ha detto che non accetterà mai più, come non è stato accettato dai patti di Abramo, un veto palestinese alla pace.

Ma la strada per un accordo è costellata di concessioni cui non si capisce come potrebbero consentire i partner di destra del governo. Si vedrà: l’obiettivo è storico, Netanyahu, che ne ha parlato inserendovi anche la visione di un’intelligenza artificiale democratica e non pericolosa, di viaggi nello spazio per consentire all’uomo un grande futuro, è adesso molto determinato nella sua strategia: se per questo immagina comprensione o un governo diverso, oppure nuove elezioni; se lo scopo è così grande che il governo abbandoni lo scontro e lo segua, è tutto da vedersi.

C’è stato il tempo dell’orgoglio internazionale di Bibi, la sua capacità di fare di Israele un leader mondiale nell’economia e della tecnologia, poi la guerra vittoriosa contro il Covid, la gloria degli accordi di Abramo, le guerre con llamas, un nemico da battere ma da non cancellare con la forza, lo Scudo di Difesa e poi, insieme ai sospetti di corruzione, un cavallo di battaglia lanciato a tutta forza e poi dimostratosi

privo di sostanza, da mesi e mesi la nebbia della larga rivolta contro la riforma giudiziaria che ha portato in piazza una travolgente massa di cittadini. Bibi volta pagina: pace. Vedremo se Israele raccoglie la grande sfida.

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