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"Non forzerò i Paesi arabi". Trump cambia il piano per la Striscia di Gaza

In un'intervista a Fox News il presidente americano sembra fare dietrofront sul piano per la "Riviera del Medio Oriente". Intanto i leader dei Paesi arabi preparano una controproposta

"Non forzerò i Paesi arabi". Trump cambia il piano per la Striscia di Gaza
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Non c’è solo l’Ucraina nell’agenda di Donald Trump. Una ventina di giorni fa il tycoon ha annunciato di voler annettere di fatto agli Stati Uniti la Striscia di Gaza, costringendo Egitto e Giordania ad accogliere i suoi abitanti stremati dal durissimo conflitto tra Israele e Hamas. Un piano che nelle intenzioni di Trump dovrebbe trasformare l'enclave palestinese nella "Riviera del Medio Oriente" e portare la pace nella regione ma che è stato accolto dalle perplessità degli osservatori internazionali per i suoi risvolti umanitari e per il sottinteso abbandono dello storico sostegno di Washington alla soluzione diplomatica dei “due popoli, due Stati”. Per non parlare della contrarietà alla proposta Usa espressa dai leader del Cairo e di Amman preoccupati per la stabilità dei loro governi.

Nelle ultime ore però il presidente americano ha concesso un’intervista a Fox News in cui ha lasciato intravedere un possibile cambio di pensiero su uno tra i più delicati dossier dell'amministrazione repubblicana.Paghiamo alla Giordania e all’Egitto miliardi di dollari all’anno”, ha detto ieri The Donald in un colloquio telefonico con il conduttore Brian Kilmeade sottolineando di essere rimasto sorpreso dall'opposizione egiziana e giordana alla sua proposta. Il tycoon ha inoltre aggiunto che il suo è un piano che funziona “davvero ma non lo forzerò. Mi limiterò a raccomandarlo”.

Nel corso dell’intervista, Trump ha spiegato che, anche a causa della presenza dei miliziani di Hamas, cercare di ricostruire Gaza senza trasferire i palestinesi sarebbe impossibile. Parlando al passato il 47esimo presidente ha precisato che “mi piaceva il mio piano. Pensavo che fosse buono” concludendo poi con un “vedremo cosa succederà”. Nelle stesse ore in cui il capo della Casa Bianca sembrava fare dietrofront, il suo segretario di Stato Marco Rubio ha però affermato che quello degli Stati Uniti per la Striscia "è l'unico piano disponibile. Ad alcuni dei nostri partner nella regione non piace. Li ho incontrati e ne ho parlato con loro durante il mio recente viaggio, e la mia risposta è: se non vi piace il piano del presidente, allora proponetene uno migliore". Una sortita che non esclude la possibilità che Trump riveda nuovamente la sua strategia.

Nel frattempo i Paesi arabi si sono riuniti ieri a Riad per discutere, come riportato dall’agenzia saudita Spa, della “causa palestinese”. Non c’è traccia dell'esame di un piano alternativo per la Striscia nei comunicati ufficiali dell’incontro a cui hanno partecipato, oltre all'Arabia Saudita, l'Egitto, gli Emirati Arabi Uniti, la Giordania e il Qatar. È però probabile che invece se ne sia discusso in vista del vertice della Lega Araba previsto il 4 marzo al Cairo durante il quale verrà trattata formalmente la proposta dei Paesi della regione, anticipata peraltro nei giorni scorsi a Trump dal re giordano Abdallah.

Stando a quanto riportato da Reuters e Associated Press, e confermato oggi da una fonte saudita al quotidiano la Repubblica, al meeting egiziano dovrebbe essere presa in esame una soluzione per la Striscia basata sulla creazione di un comitato palestinese supervisionato dalle nazioni arabe per gestire la ricostruzione di Gaza. I Paesi del Golfo dovrebbero contribuire con uno stanziamento da 20 miliardi di dollari (53 sono i miliardi stimati dalla Banca centrale mondiale per ricostruire l’enclave).

Centrale è il fatto che la proposta araba preveda lo spostamento della popolazione solo all’interno della Striscia. Concluso l'incontro al Cairo, la palla tornerà nel campo degli americani. Solo allora sarà possibile capire se Trump ha davvero cambiato idea sul suo progetto per la "Riviera del Medio Oriente".

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