Rischio "spaziale" per gli Usa: cosa può succedere ai satelliti

Il New York Times riporta la vulnerabilità del sistema di posizionamento Gps. E mentre Washington arranca nel trovare una soluzione Pechino non resta a guardare

Rischio "spaziale" per gli Usa: cosa può succedere ai satelliti
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Nessuno sa quando scoppierà la prima guerra nello spazio ma in quel contesto Washington potrebbe non avere la meglio nello scontro con i suoi rivali, Pechino in testa. È questo il senso delle ultime rivelazioni del New York Times secondo il quale gli americani deterrebbero una pesante dipendenza dai satelliti che garantiscono il funzionamento del sistema di posizionamento Gps. Una vulnerabilità riconosciuta dalla Casa Bianca che però almeno sino ad ora non è riuscita a predisporre una vera strategia per affrontarla.

Un piccolo assaggio dei rischi che gli States corrono è ben visibile nell’Europa orientale. Sempre più di frequente i russi sparano da terra e dal cielo impulsi elettromagnetici al fine di accecare i satelliti per confondere Kiev e i suoi alleati. La Cnn ha riportato che Mosca ha già cominciato ad impiegare tale tecnica, conosciuta come jamming, per mandare fuori rotta i missili di precisione forniti dall’amministrazione Biden all’Ucraina. Di recente poi anche il velivolo con a bordo il ministro della Difesa britannico Grant Shapps ha subito un temporaneo tentativo di sabotaggio.

La militarizzazione dello spazio è un tema tornato di attualità con le notizie su un possibile invio da parte di Mosca di un’arma nucleare in orbita, su un satellite cinese con un braccio meccanico capace di distruggere o spostare altri oggetti e sui test di armi anti satellitari condotti dalle principali potenze. Sviluppi tecnologici che potrebbero condurre ad un attacco proprio contro i dispositivi che garantiscono il funzionamento del Gps tale da comportare perdite economiche stimate in miliardi di dollari al giorno.

Di fronte a questo scenario Washington si affida sempre più ai privati ma la creazione di un sistema di posizionamento alternativo sarebbe ancora molto lontana. In questo i predecessori di Biden non sono stati granchè d'aiuto. Infatti, Barack Obama ideò, senza successo, un piano in merito. Il suo successore Donald Trump si limitò invece a riconoscere l’interruzione o la manipolazione di segnali satellitari come minacce alla sicurezza nazionale senza però proporre nuove tecnologie o stanziare finanziamenti per proteggere le infrastrutture critiche.

Molto più avanti sarebbe Pechino che intende costruire il più grande e avanzato sistema concorrente al Gps. Secondo dati rilasciati dalle autorità della Repubblica popolare, la Cina sta impiantando nel sottosuolo 19mila chilometri di cavi in fibra ottica per sganciarsi dal suo sistema di posizionamento Beidou e si prepara al lancio di satelliti che fornirebbero segnali alternativi in caso di emergenza.

In un documento scientifico cinese si legge che il gigante asiatico dovrebbe cogliere l'opportunità strategica di concentrare i propri sforzi “nel costruire capacità di coprire tutti i domini, nelle profondità marine, in superficie, in aria, nello spazio e nelle profondità del cosmo”. Per diminuire la dipendenza dallo spazio il Paese del dragone ha inoltre aggiornato il sistema di navigazione Loran basato su segnali provenienti da trasmettitori radio. Gli Stati Uniti l’hanno abbandonato oltre 10 anni fa ritenendolo una “tecnologia obsoleta”.

Se la Cina guarda al futuro, gli States volgono lo sguardo al passato.

In attesa che i privati trovino la soluzione alla vulnerabilità Usa, l’accademia navale americana avrebbe rispolverato i vecchi manuali per insegnare ai suoi allievi a navigare attraverso l’osservazione delle stelle. Washington "sta solo contemplando il problema senza risolverlo” ammettono gli esperti. E a Pechino intanto prendono nota.

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