Hanno fatto il giro del mondo le immagini della collusione tra decine di agenti della Polizia Militare del Distretto Federale, la regione che include la capitale Brasilia, e i manifestanti pro Bolsonaro entrati all'interno della Piazza dei Tre Poteri l'altroieri. Invece di impedire l'accesso che era transennato, parlavano e si scattavano selfie con i manifestanti, tra cui anche un cugino di Bolsonaro, mentre, sullo sfondo, altri manifestanti, vandali più che black-bloc data l'età avanzata essendo quasi tutti over 50, spaccavano i vetri del Parlamento ed entravano indisturbati.
Scene analoghe anche di fronte alla sede della Corte Suprema e al Planalto, il palazzo presidenziale, dove maggiori sono stati i danni al patrimonio che da ieri le autorità stanno cercando di calcolare. Più scalpore ancora ha fatto altro video che da ieri circola sui social network e che mostra invece un colonnello dell'esercito brasiliano che cerca di impedire alle truppe d'assalto della Polizia Militare di entrare nel Planalto per arrestare gli invasori. Le immagini diffuse dal portale Metrópoles mostrano l'aspro confronto del militare con gli agenti. Nel video è possibile vedere l'uomo in divisa dell'Esercito che si pone di fronte ai poliziotti, che un poliziotto gli chiede: «Sei matto?». Nella sequenza si sente uno degli agenti dire che tutti quelli che erano dentro al palazzo del Planalto erano da arrestare e il colonnello rispondere secco, «stanno uscendo da soli».
Ieri, quasi a volere negare qualsiasi tensione tra la polizia ed esercito, le due forze in congiunto hanno finalmente sgomberato l'accampamento bolsonarista di fronte al quartier generale dell'esercito allestito dopo la sconfitta dell'ex presidente, il 30 ottobre scorso. L'azione si è svolta pacificamente e, secondo la Polizia Federale che ha supervisionato lo sgombero, ha portato all'arresto di 2000 persone. Da domenica sera, infatti, la regione della capitale è sotto il diretto intervento federale al comando di Ricardo Garcia Cappelli, direttamente subordinato al Presidente della Repubblica Lula. Un uomo di fiducia del ministro della Giustizia e della Sicurezza Flavio Dino, nonché del suo stesso partito, il Partito Comunista del Brasile (PCdoB). Come curriculum Cappelli ha quello di avere lavorato con Dino quando era governatore del Maranhão ed è stato presidente dell'Unione Nazionale degli Studenti, tra 1997 e 1998.
Fu lui a portare Fidel Castro al Congresso dell'Une. Peccato solo che non abbia alcuna esperienza in pubblica sicurezza. Infine una piccola nota a margine: alcuni giornalisti e organi di stampa definiscono dall'altroieri «terrorismo» le violente proteste a Brasilia di domenica scorsa.
Interessante notare che quando gli edifici del Parlamento e dell'Itamaraty, la Farnesina verde-oro, furono invasi e vandalizzati durante le proteste del 2013 contro la Coppa del Mondo di calcio, la presidente era Dima Rousseff, i manifestanti all'epoca non furono mai chiamati «terroristi» dai media, né in Brasile né all'estero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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