Il figlio di Biden colpevole per possesso illegale di una pistola: rischia 25 anni

Hunter Biden è stato accusato di tre reati per aver mentito riguardo alla tossicodipendenza quando acquistò una pistola nel 2018. Si è sempre dichiarato non colpevole. Il padre non userà i suoi poteri per graziarlo

Il figlio di Biden colpevole per possesso illegale di una pistola: rischia 25 anni
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Doccia gelida per la famiglia del presidente Joe Biden. Il figlio Hunter è stato giudicato colpevole dalla giuria del Delaware di tutti e tre i capi di imputazione che gli sono stati contestati per aver mentito riguardo alla sua tossicodipendenza quando acquistò una pistola nel 2018. Secondo l'accusa, all'epoca dei fatti il 54enne non aveva dichiarato a un venditore di armi con licenza federale di fare uso di crack, aveva mentito sulla richiesta di autorizzazione affermando di non essere un consumatore di droga e aveva posseduto illegalmente la pistola per 11 giorni.

Per due dei reati, la pena massima è di dieci anni, per il terzo di cinque. Per ciascuno di essi è inoltre prevista una multa massima di 250mila dollari. Si tratta della prima volta nella storia in cui il figlio di un presidente in carica viene condannato per un reato penale. La decisione è stato raggiunto dai 12 giurati martedì 11 giugno dopo tre ore di camera di consiglio. Il giudice Maryellen Noreika non ha ancora fissato una data per l'annuncio della sentenza ma, visto che Hunter Biden è incensurato e non ha commesso atti violenti con l'arma da fuoco al centro del caso, è improbabile che essa prevederà la pena detentiva. Il figlio del presidente, presente in aula, ha ascoltato impassibile la lettura del verdetto. Ha poi abbracciato i suoi legali e lasciato la stanza assieme alla moglie Melissa. In una nota scritta, si è detto deluso per l'esito del processo e ha espresso al suo avvocato la volontà di "continuare a perseguire vigorosamente tutte le strade legali disponibili", preannunciando dunque il ricorso in appello.

Nei giorni scorsi, il leader di Washington ha affermato che avrebbe accettato la sentenza e non avrebbe esercitato il suo potere di grazia in favore di Hunter. Joe Biden, inoltre, si è sempre tenuto lontano dal processo federale e ha rilasciato solo pochi commenti, non dare l'impressione di interferire nei guai giudiziari del figlio. "Sono un presidente, ma sono anche un padre. Io e Jill amiamo nostro figlio e siamo orgogliosi dell'uomo che oggi è diventato", ha dichiarato all'inizio del processo. "La resilienza di Hunter di fronte alle avversità e la forza che ha mostrato nella sua disintossicazione sono state fonti di ispirazione. Come padre ho un amore senza limiti per mio figlio, fiducia in lui e rispetto per la sua forza. Io e Jill continueremo a sostenerlo con amore". Dopo il verdetto, ha confermato la sua posizione affermando che "continuerò a rispettare il processo giudiziario mentre mio figlio Hunter considera l'appello".

Anche se i fatti sono relativi a prima dell'elezione del presidente nel 2020, la questione è destinata a creare un forte imbarazzo per il presidente e possibili problemi alla sua campagna per un secondo mandato.

In particolare, il leader di Washington è un forte sostenitore del controllo delle armi e, lo stesso giorno della condanna del figlio per possesso illegale, avrebbe dovuto intervenire ad una conferenza su questo argomento.

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