
«Ci hanno rubato le legislative, ma che sia chiaro: non lasceremo che i giudici rubino ai francesi le presidenziali». Le scorie della sentenza che ha terremotato la corsa per l'Eliseo 2027 - che vedrebbe Marine Le Pen tuttora in testa nei sondaggi per il primo turno con quasi il 38%, ma ineleggibile per decisione del tribunale di Parigi - sono tutt'altro che smaltite in Francia. Tanto che ieri mattina la leader del Rn ha fatto ricorso alla metafora atomica per rilanciare la sfida: «Il sistema ha tirato fuori la bomba nucleare, manovre scandalose, il diavolo si è rivelato». Poi l'appello ai sostenitori per compattare l'elettorato, e rispondere alle toghe con la partecipazione popolare: «Non vi lasciate intimidire, demoralizzare». L'appuntamento è per domenica alle 15 a Parigi. Primo evento della controffensiva. Poi si vedrà.
Il Rassemblement national fa sapere che in meno di 24 ore il partito ha registrato «oltre 10 mila adesioni». E Jordan Bardella, presidente del Rn, accanto a Le Pen in conferenza stampa spiega che si rifiuta di prendere in considerazione lo scenario in cui dovrebbe essere lui a sostituire la leader nella campagna presidenziale: «Finché non avremo dichiarato forfait e utilizzato tutte le vie di appello, mi rifiuterò di mettermi a parlare di questo», ha detto su CNews. Insomma, il Rn serra i ranghi. Il giovane presidente mostra la sua «lealtà» a Marine e assicura che «lavora con grande fiducia» con lei e che vuole «combattere con lei fino alla fine».
Poi però qualcosa si muove: arrivano i sondaggi. Su di lui. Bardella avrebbe già oggi il 36% al primo turno, distanzando il centrista Edouard Philippe (25%) e Jean-Luc Mélenchon (13%). «Ho sempre fatto quello che lei mi ha chiesto di fare e rimarrò al suo servizio». Nove elettori Rn su 10 si dicono pronti a migrare su di lui.
Anche sulla manifestazione è il delfino a parlare. «Dev'essere pacifica e partecipata, dico ai francesi: indignatevi, ma le minacce ai giudici sono inaccettabili». Chiarimento doveroso dopo che la presidente della corte che ha condannato Marine, Bénédicte de Perthuis, è stata messa sotto scorta. Il tema, per le Pen, è politico e tecnico: «Sentenza redatta in modo folle, la magistrata scrive chiaramente che vuole impedirmi di presentarmi all'elezione presidenziale».
«La motivazione non è giuridica, ma morale», spiega su BfmTv lo storico magistrato Bruno Thouzellier: c'è «un sostrato politico nella decisione» più che giuridico. Di circa 16 mila pene di ineleggibilità; solo il 3% ha avuto infatti esecuzione provvisoria in Francia.
Conservatori, «patrioti» e non soltanto si preparano a invadere Parigi. Il partito Rn deve intanto rispondere a chi trasmette a ripetizione, sui social e in tv, video del passato in cui Le Pen chiedeva l'ineleggibilità a vita per i politici che si fossero macchiati di reati simili a quello per cui è stata condannata a due anni di braccialetto elettronico, 100 mila euro di multa e ineleggibilità per 4. Quel giustizialismo non esiste da tempo. La destra Rn rivendica il diritto a una difesa in tutti i gradi di giudizio. Altrimenti «non siamo più in democrazia», è l'ultimo affondo di Marine prima di iniziare la traversata nel deserto che potrebbe vederla in tribunale già a inizio 2026 per giungere a sentenza nell'estate. In tempo, cioè, per correre per l'Eliseo. «Un'ottima notizia», esulta le Pen.
«Non possiamo parlare di Piano B, significherebbe che rinunciamo, invece stiamo facendo di tutto affinché sia Marine a candidarsi», taglia corto anche Yoann Gilet, deputato Rn e fedelissimo, che dà una notizia: «Ci hanno contattato diversi magistrati dicendoci che trovano la decisione scandalosa, l'esecuzione provvisoria è giustificata da un rischio di recidiva, ma Marine non è più europarlamentare né presidente del partito, ho fiducia che tutti non facciano politica con le sentenze».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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