Il risiko della armi nel Nord Europa: cosa succede nella Nato

La svolta della Nato sulla cooperazione militare. La nuova visione di armamenti “comuni” per garantire ll'nteroperabilità militare e l'intercambiabilità delle attrezzature e la sicurezza dell'approvvigionamento.

Il risiko della armi nel Nord Europa: cosa succede nella Nato

Svezia e Finlandia guardano al futuro e stringono partnership strategiche, nell’industria bellica, che le vedono protagoniste nella costruzione di stazioni d’arma a controllo remoto. Nello stesso periodo in cui Svezia e Finlandia sono entrate nella Natoi due Paesi sviluppano accordi nel settore degli armamenti, che coinvolgono il gruppo finlandese Patria con la Kongsberg Defence & Aerospace. Secondo quanto ufficializzato dalle stesse aziende, i due stati avrebbero siglato un contratto, all’interno del programma Common Armoured Vehicle System, conosciuto come Cavs, il quale prevederebbe la dotazione delle stazioni “Protector RS4”, da destinare a 300 veicoli corazzati Patria 6x6, che prenderanno il nome di Panzerterrängbil 300, ed avranno una capacità di crociera di circa cento chilometri orari.

Dall’analisi delle risorse, risulta che tali mezzi sono già operativi e siano stati prescelti, tra molti altri modelli all’interno dell’Ue, come “piattaforma” di destinazione di tale programma. Quest’ultimi avranno una proiezione di consegna dell’armamento, che è prevista tra il 2025 ed il 2030, e comprendono anche paesi come la Lettonia e, addirittura, alla Germania, la quale decise di aderire all’iniziativa nel 2023.

Secondo Kongsberg, i numeri parlano chiaro, il contratto indica all’incirca 111 milioni di dollari d’investimento, che vede la Svezia impegnata nell’acquisto di 321 unità, per un totale di 341 mezzi, adesso in sua dotazione. Tali operazioni porteranno il valore finale del contratto a 470 milioni di dollari. La Finlandia, invece, si è impegnata nell’acquisto di 131 veicoli, più un nuovo ordine che ne comprenderebbe altri 41.

C’è anche Berlino, ma non è sola

Sul fronte tedesco, invece, l’industria finlandese è impegnata per lo sviluppo di una variante su un veicolo a sei ruote, che avrà il fine di sostituire la flotta tedesca dei mezzi Fuchs. Il gruppo finlandese, infatti, collaborerà con due società tedesche, ovvero con un settore della KNDS, conosciuto come DSL Defence Service Logistics e con la FFG Flensburger Fahrzeugbau. L’intesa, si recepisce, ha il fine di progettare, costruire e manutenere il nuovo veicolo della Bundeswehr, per poter soddisfare una necessità interna di circa 1000 unità, che avranno “il design del sistema del gruppo finlandese, ma una produzione tutta tedesca”.

I lettoni, invece, dal canto loro, entrarono in tale programma firmando una partnership che comprendeva un programma iniziale di ricerca e sviluppo comune, nel 2020, per candidarsi, poi, a membro dell'accordo quadro Cavs, nel 2021. Questo ha consentito alla Lettonia, nello stesso anno, di ricevere armamenti per un totale di 200 unità, con una previsione di consegna che durerà fino al 2029.

Cosa sa fare il sistema armato a controllo remoto

Questa tecnologia, si presenta come il sistema d’arma più utilizzato al mondo e conta, secondo quanto riferisce testualmente la stessa Kongsberg, oltre 20.000 unità operative in tutto il mondo. Dall’analisi, si recepisce, che il Protector RS4 è un sistema versatile e compatibile sia su armi coassiali che su missili guidati anticarro, ed è dotato di sensori altamente avanzati e modulari, tali da consentire consapevolezza situazionale.

Inoltre, le sue particolari caratteristiche consentirebbero all'artigliere preposto, di mantenere il mirino puntato sull’obiettivo, isolandolo da altre armi, o munizioni in uso, e può essere utilizzato sia per manovre terrestri che da postazioni navali. La sua intelligenza comprende un’architettura di sistema di quinta generazione, dotata di un apparato informatico integrato, che gli consente lo scambio di obiettivi. In più, è armato di BMS, ovvero il sistema per la gestione dei conflitti, di un sistema difensivo APS, ed una capacità di gestione dedicata all’analisi delle minacce.

Ulteriori caratteristiche descrivono che è armato anche di un programma per il controllo operativo sulla rete, che gli consente capacità multiutente, inteso come la possibilità per il comandante, l’artigliere ed altri membri dell'equipaggio di poter trasformare il controllo dei comandi . È dotato, inoltre, di stazioni multi-arma, con capacità di protezione del campo di battaglia o di un determinato perimetro. In più, può svolgere operazioni di rete ed ha capacità di Teaming, senza necessità di equipaggio per la gestione da remoto. Questo sistema, infine, come si recepisce, è stato collaudato su milioni di ore di lavoro in zone di combattimento e può vantare una prontezza operativa efficiente al 99%, gestendo costi di manutenzione davvero bassi.

L’asse del Nord è il futuro motore della Nato?

Questo programma, in realtà, non sembrerebbe essere solo una partnership commerciale volta alla difesa dei paesi nordici, bensì, una manovra che mira ad agire, in maniera strategica, su tutte quelle politiche dedicate ad una produzione di armamenti comuni, che vanno a garantire “l'interoperabilità militare e una maggiore efficienza logistica”, oltre all’l'intercambiabilità delle attrezzature e la sicurezza dell'approvvigionamento”.

In tale direzione l’asse del Nord sembra poter offrire una risposta vincente e sempre più allargata in ambito europeo, in quanto i gruppi Patria e Kongsberg, si apprende, “sono rispettivamente di proprietà dei governi finlandese e norvegese”. Patria, infatti, è dello stato finlandese per 50,1% , mentre la Kongsberg Defence & Aerospace AS è detenuta per il 49,9% dalla Norvegia. Dall’analisi si riscontra, infatti, che Patria sia un “fornitore internazionale di servizi per il supporto della difesa”, che conta sedi in Svezia, Norvegia, ma anche in Belgio, Paesi Bassi, Estonia, Lettonia e Spagna.

Ed inoltre, sembrerebbe possedere anche il 50% di Nammo, ovvero la Nordic Ammunition Company, società sempre finlandese e norvegese, che è presente in Finlandia, Germania, Norvegia, Svezia, Svizzera, Spagna, Regno Unito, Repubblica d'Irlanda e Stati Uniti.

Per tale ragione, considerando che l’accordo Cavs è “aperto ed esteso” anche ad altre nazioni, non sarebbe da escludere, che tali operazioni industriali, possano testarsi a progetto pilota, “collante”, ai fini di una sperimentazione interna alla Nato e, nel contempo, che questi colossi possano candidarsi, in futuro, a leader di un sistema di “armamenti comuni”, non solo per le truppe del Nord, ma, addirittura, per l’intera difesa dell’Alleanza Atlantica.

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