
America first, aveva promesso Trump in campagna elettorale. Una parte di questa promessa il Presidente l'ha già mantenuta. Gli Stati Uniti infatti hanno riconquistato le prime pagine dei giornali del mondo. Da quando il nuovo inquilino è entrato alla Casa Bianca non passa un singolo giorno senza che il mondo insegua le notizie che arrivano da Washington. Anche in Italia, dove pure le notizie provenienti dall'estero usualmente trovano poco spazio nei media e poca attenzione dell'opinione pubblica, le prime pagine e le aperture dei telegiornali sono ormai dedicate al Trump pensiero praticamente ogni giorno.
L'America, per anni ridotta ad inseguire e difendere il proprio ruolo insidiato dalle nuove potenze globali in crescita, oggi è tornata ad essere il giocatore che dà le carte. E gli altri, tutti costretti ad inseguire. «Roule Britannia, roule the waves»: come l'Inghilterra imperiale di due secoli fa dominava le onde, nel suo più famoso canto patriottico, oggi gli Stati Uniti sono tornati a dominare le onde che contano. Quelle delle radio, delle tv, dei satelliti.
Non vi è una cancelleria, un fondo di investimento, un trader di energia, una multinazionale, un giornalista che, svegliandosi in uno dei cinque continenti, per prima cosa, non guardi a quale novità l'amministrazione americana abbia imposto al mondo. E pensare che tutto ciò sia frutto del pittoresco folclore o della eccentricità di Trump sarebbe un errore esiziale.
Si tratta invece di una potente innovazione nella strategia di comunicazione. Fino ad oggi in politica, ed in particolare negli affari esteri, hanno prevalso i colloqui riservati, le felpate mosse della diplomazia, la prudenza del doppio linguaggio. Tutto spazzato via. Trump, applicando la sua esperienza di commerciante, di popolare protagonista di programmi tv e mettendo a frutto le esperienze della sua prima presidenza, ha cambiato in poche settimane le regole base della comunicazione.
Lo ha fatto applicando formule semplici, spesso addirittura rozze, ma sufficienti a destabilizzare tutti gli interlocutori. La prima regola è stata quella di imporre la propria agenda. Nessuna concertazione, neppure con gli alleati: questi sono gli obiettivi Usa, tutti si preparino. E gli obiettivi sono tanti e tanto eterogenei da avvolgere le controparti impedendo coerenti risposte. Come reagire a chi vuole occupare la Groenlandia e comprare il Canale di Panama, cambiare nome al Golfo del Messico, ridurre il deficit americano, far finire la guerra in Ucraina e trasformare Gaza in Las Vegas, venderci il gas e farci investire di più in armamenti, cancellare gli accordi sul clima, imporre barriere doganali.
Una massa di rivendicazioni tale da lasciare ogni interlocutore e spettatore spaesato, con priorità e obiettivi cambiati di continuo, per impedire agli altri giocatori ogni iniziativa, se non quella di inseguire, senza neppure sapere, nel gioco di specchi, importanza e priorità dei singoli temi posti.
La seconda mossa di Trump per inchiodare il mondo alla sua scaletta, è stata quella di trasformare i rapporti tra Stati in un Grande Fratello. Quel che la diplomazia voleva si svolgesse nelle ovattate stanze, oggi si svolge nel dorato set di Mar a Lago, dove i leader sono costretti a sfilare come ospiti di un villaggio vacanze. E come nei reality nulla resta riservato e tutto avviene davanti alla platea del mondo, telecamere puntate su un confessionale utilizzato sapientemente per confondere, spaventare, blandire, rivelare, con un finale che cambia a sorpresa.
Così Zelensky si ritrova processato ed espulso dallo Studio Ovale, come dall' Isola dei Famosi, i dignitari stranieri in visita ufficiale «sono lì per baciargli diciamo le terga», i dazi, non è vero che impoveriscono, il video «rubato» rivela che gli amici «fanno miliardi». E se qualcuno avesse ancora dei dubbi sui gusti «forti» del nuovo Presidente, dissipiamoli subito andando al Madison Square Garden a guardare il campionato di pugilato più violento, quello contrassegnato dalla sigla MMA, quello senza regole, accolto da migliaia di spettatori come una star del wrestling. Fino ad ora Trump ha dettato regole e temi solo con la comunicazione: ancora nessun dazio e' stato imposto, rimandati di 90 a giorni. Nessuna vera guerra commerciale con la Cina, risparmiata all'ultimo minuto dalle tasse più dolorose, quelle su telefonini e tecnologia. A ben vedere la realtà oggettiva non è diversa oggi da quella di sei mesi fa, ma tutto appare diverso, soprattutto il ruolo dell'America. Telecamere sempre accese, interrogazioni a sorpresa per gli studenti, l'opinione pubblica americana come giuria. E' questa l'arma nuova del Presidente che sta dettando alla agenda al pianeta, senza bisogno dei Marines in Groenlandia.
E, almeno per ora, senza neppure i dazi, di cui si paventano i rischi da settimane, senza averli ancora visti, in una sorta di Deserto dei Tartari imposto al mondo dal suo nuovo conduttore. E per chi non si adegua risuona quel grido che rese famoso Trump nel suo ruolo di protagonista del reality «The Apprentice». «You are fired»: sei licenziato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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