La squadra Yahalom, l'asso nella manica di Israele nella guerra dei tunnel di Gaza

La nuova fase dell'operazione nella Striscia di Gaza si concentrerà nella rete di cunicoli sotto l'exclave palestinese. Sarà decisivo il ruolo della squadra d'élite israeliana Yahalom

La squadra Yahalom, l'asso nella manica di Israele nella guerra dei tunnel di Gaza
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Il mondo di sopra e il mondo di sotto. Come in parte previsto, Israele ha ottenuto per ora un relativo vantaggio nella “guerra orizzontale” nella Striscia di Gaza e sembra dominare in superficie. Il conflitto a “tre dimensioni” in corso però entra adesso in una seconda fase ancora più delicata volta a neutralizzare il vantaggio strategico detenuto da Hamas in quello che è ritenuto essere il suo vero regno: la rete di cunicoli profonda sino ad 80 metri conosciuta come la "metro di Gaza". In questa partita decisiva l’asso nella manica dell’esercito dello Stato ebraico è rappresentato dall’unità Yahalom (diamante), le truppe speciali dei genieri militari addestrate per affrontare questa particolare forma di urban warfare.

Seppur utilizzate anche dai Vietcong in Vietnam e dai talebani in Afghanistan, diversi analisti riconoscono l’unicità delle reti sotterranee presenti nell’enclave palestinese. Nel 2004 Hamas fa esplodere una bomba sotto una base militare nei pressi di un insediamento israeliano e nel 2006 utilizza i cunicoli sottoterra per catturare il soldato Gilad Shalit che verrà liberato solo cinque anni più tardi. Da lì è un crescendo di incursioni mortali per le forze di Tsahal sino alla strage del 7 ottobre. Per rispondere a questa sfida senza precedenti alla sicurezza israeliana, Tel Aviv punta sulla squadra Yahalom addestrata per esplorare gli oltre 500 km di tunnel costruiti dal movimento islamista a partire dalla fine degli anni Novanta in principio per permettere il contrabbando di merce varia dall’Egitto ma ben presto adoperati a fini offensivi. Il team d’élite è suddiviso in diverse sotto-unità, ciascuna specializzata in compiti diversi, tra queste Samur si occupa dell’individuazione e della distruzione dei cunicoli, Sayfur gestisce le armi non convenzionali e Yael provvede alle demolizioni.

Tel Aviv cerca di eliminare i tunnel già nel 2008 ma è con l’operazione "Margine di protezione" del 2014 e la scoperta di gallerie che dalla Striscia portano ad un kibbutz che l’Israel defense forces (Idf) realizza la vastità del mondo sotto Gaza.“Quando finimmo la missione nel 2014 capimmo che dovevamo prendere questa minaccia molto più seriamente” dichiara Amir Avi, un ex vicecomandante israeliano. È allora infatti che lo Stato ebraico costruisce una barriera sotterranea attorno all’enclave palestinese, investe in un sistema di rilevamento tunnel chiamato “l’Ostacolo” e comincia il rafforzamento e l’espansione dell’unità Yahalom ancora in parte avvolta nel mistero.

Nonostante un addestramento generale di almeno nove mesi seguito da una formazione specializzata, la presenza di decine di ostaggi nelle mani del movimento islamista rende il compito delle truppe speciali dell’Idf ancora più complicato.“Non c’è un tunnel uguale all’altro. Il primo soldato ad entrare nei cunicoli deve improvvisare. È esattamente quello per cui sono addestrati, essere preparati ad ogni situazione, che si tratti di un terrorista o di una bomba. Quando vedi queste gallerie del terrore dall’interno è allora che capisci quanto sia grande la minaccia che affrontiamo” affermava qualche anno fai ai media un comandante delle forze di Tsahal. Il generale americano Mark Schwartz il quale ha ricoperto l’incarico di coordinatore per la sicurezza per Israele e l’Autorità palestinese tra il 2019 e il 2021 ricorda invece al Daily Beast come i soldati debbano essere pronti anche alla possibilità di attacchi con i gas in spazi ristretti da parte dei fedayn.

L’impiego di robot nella ricerca delle trappole esplosive in parte riduce alcuni dei rischi per i

militari di Yahalom ma l’obiettivo espresso dal premier Benjamin Netanyahu, lo sradicamento della presenza di Hamas, aumenta la pressione sulla squadra d’élite chiamata a compiere la sua missione più difficile.

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