Tornano le divisioni in Europa: su Israele-Hamas tensioni tra alleati

La posizione da tenere sul conflitto Israele-Hamas divide i Paesi dell'Unione europea. Se la Spagna chiede un immediato cessate il fuoco, Austria, Germania e Repubblica Ceca nutrono forti dubbi

Tornano le divisioni in Europa: su Israele-Hamas tensioni tra alleati
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Altro che Europa unita e politica estera comune. Se nel caso dell'invasione russa dell'Ucraina i Paesi dell'Ue avevano dimostrato una certa unità, almeno nelle primissime fasi, sulla guerra tra Israele e Hamas la diplomazia tra le nazioni del blocco deve fare i conti con differenti approcci e visioni diverse. Ciò è frutto delle divisioni interne agli stessi Paesi dell'Ue sul conflitto in corso, tra chi sostiene la linea dura di "sradicare Hamas", proponendo la creazione di una coalizione internazionale, come il presidente francese Emmanuel Macron, e chi, invece, invoca prudenza e moderazione, al fine di scongiurare un escalation che potrebbe coinvolgere altri attori regionali, su tutti l'Iran. Altro elemento da tenere presente: le manifestazioni pro-Palestina che si sono tenute in molte piazze europee, da Bruxelles a Berlino passando per Parigi, e l'importante minoranza islamica che vive in Europa che solidarizza con la causa palestinese. Su questa vicenda, tuttavia, i leader europei stanno riscontrando non poche difficoltà ad allineare la loro posizione.

Alla ricerca di una linea comune al Consiglio europeo

In vista del Consiglio europeo di oggi pomeriggio, giovedì 26 ottobre, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni chiede ruolo di "primo piano" nel garantire l’accesso umanitario nella striscia di Gaza. Questo, tuttavia, senza mettere in discussione il diritto di Israele all'autodifesa. Nel vertice odierno, i 27 Paesi dell'Ue discuteranno della possibilità di lanciare un appello congiunto per una tregua che consenta l'ingresso di maggiori aiuti nella Striscia di Gaza, dove la situazione umanitaria si fa sempre più complicata.

"Il Consiglio europeo esprime la massima preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza e chiede che l'accesso umanitario continui, rapido, sicuro e senza ostacoli e che gli aiuti raggiungano chi ne ha bisogno attraverso tutte le misure necessarie, compresa una pausa umanitaria", si legge nell'ultima versione della bozza che dovrebbe essere approvata oggi, diffusa da Euronews.

Ma come spiega Politico la proposta chiedere una tregua nel conflitto per consentire l'ingresso degli aiuti umanitari a Gaza ha scatenato un "complesso valzer diplomatico" e non è scontato che vada in porto. Promotore di questa linea è il premier spagnolo Pedro Sanchez, sulla quale però altri Paesi Ue nutrono forti dubbi, a cominciare da Germania, Austria e Repubblica Ceca, che vedono un cessate il fuoco in contrasto con il diritto di Israele di difendersi dalle minacce esterne.

La Spagna con Guterres

Il premier spagnolo Sanchez ha inoltre manifestato la solidarietà del suo governo al Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, dopo la richiesta di dimissioni presentata da Tel Aviv. "Voglio esprimere tutto l’affetto e il sostegno del governo spagnolo e della maggioranza della società spagnola al nostro segretario generale delle Nazioni Unite, il portoghese António Guterres, che credo stia dando voce alle preoccupazioni della maggior parte della popolazione mondiale che chiede una tregua umanitaria, la fine delle morti indiscriminate e la creazione di una soluzione diplomatica a questa grave crisi”, ha affermato.

La denuncia: "No ai due pesi e due misure"

Le divisioni interne dell'Ue si riscontrano anche nell'apparato, con più di 800 diplomatici e dipendenti dell'Ue che hanno firmato una lettera aperta critica rispetto al sostegno "incondizionato" nei confronti di Israele da parte di Bruxelles.

I firmatari lamentano i "due pesi e due misure" adottati dalla Commissione Ue rispetto alla guerra in Ucraina e a quella in corso a Gaza. Con la prima che rischia di essere messa in ombra dalla seconda, a discapito di Kiev.

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