"In America un voto di insofferenza alla guerra"

Il presidente della Camera Lorenzo Fontana al G20 di Brasilia: "Trump ha vinto su lavoro e immigrazione"

"In America un voto di insofferenza alla guerra"

Sette-otto incontri in una giornata e mezzo. È un vortice il G20 dei Parlamenti di Brasilia, propriamente P20, dove l'Italia è rappresentata dal presidente della Camera Lorenzo Fontana. Si districa parlando bene inglese e spagnolo con il suo look immancabile, abito blu e cravatta azzurra. Delicato il colloquio con il rappresentante dell'Arabia Saudita, incentrato sulla polveriera mediorientale. Con il Giornale parla dei nuovi equilibri scaturiti dalle urne degli Stati Uniti.

Presidente Fontana, la trionfale elezione di Donald Trump alla Casa Bianca rappresenta un normale avvicendamento nella più grande democrazia mondiale o è il segnale di un cambiamento socio-politico?

«Con gli Stati Uniti il rapporto è stretto, storicamente solido e di grande collaborazione, a prescindere dal colore politico del Presidente. Detto questo penso che gli americani, col voto a Donald Trump si siano espressi a maggioranza a favore di una nuova visione sia rispetto agli affari interni sia rispetto agli esteri. Direi che i cittadini statunitensi hanno premiato un programma vicino alle istanze della working class, con posizioni molto definite sull'immigrazione. Dal voto emerge inoltre una netta insofferenza per il protrarsi delle guerre e voglia di stabilità. Come dissi nel 2016, anche il ritorno di Trump insegna che l'ascolto deve partire da tutti i territori e le comunità e non può basarsi solo su quanto percepito nei maggiori centri urbani».

Lei ha avuto diverse interlocuzioni con lo Speaker Usa Mike Johnson, rieletto deputato, molto vicino a Trump. Johnson ha accolto il suo invito al G7 di Verona e lo ha ricevuto nel suo ufficio in Campidoglio

«Con Mike Johnson il rapporto è ottimo. Gli ho scritto proprio in queste ore per congratularmi del successo elettorale. È un politico che ha a cuore il dialogo, che guarda alla pace e che ha una visione, anche della politica estera, molto lucida. E poi è molto legato all'Italia. A Verona gli ho donato una pergamena con l'albero genealogico della sua famiglia, in omaggio alle sue lontane origini italiane. Un gesto che ha apprezzato molto».

Come valuta l'equazione semplicistica che molti riassumono quasi con uno slogan: con Trump si chiuderà presto la guerra tra Russia e Ucraina?

«Penso che la speranza della pace, e l'impegno a costruirla, debbano essere una necessità assoluta per tutti e sono certo che il presidente Trump la abbia in agenda come priorità. Spero inoltre che ci possa essere massima comunanza di intenti, a livello internazionale, tra chi lavora per costruire un mondo più stabile e sicuro. Se sono qui al vertice dei presidenti dei Parlamenti del G20 (P20) è anche e soprattutto per affermare questo principio e la necessità di fare di più, in un mondo che sta affrontando gravi crisi, a favore di politiche di ascolto adeguate, dello sviluppo della diplomazia parlamentare e anche per la tutela dei più fragili, penso alle persone disabili. Nessuno deve rimanere indietro».

Allo stesso modo, il nuovo corso americano può produrre effetti quasi immediati sulla guerra che Israele ha lanciato contro il terrorismo integralista di Hamas e Hezbollah?

«Penso che, al di là delle scelte che intenderà adottare il presidente Trump, serva un rinnovato approccio, da parte di tutti, basato su dialogo e responsabilità, senza mai smettere di credere nella diplomazia. Anche sul versante parlamentare ci siamo attivati per allargare il confronto con i Paesi che hanno influenza nell'area. Mi lasci esprimere un doveroso ringraziamento ai nostri militari impegnati in Medio Oriente, il lavoro per la pace è ogni giorno un faro di speranza in quel difficile scenario».

Lei sta rappresentando l'Italia al G20 dei Parlamenti a Brasilia. Qual è la percezione nei confronti del nostro Paese sui grandi impegni internazionali, dall'Ucraina al Piano Mattei a favore dell'Africa?

«La sensazione è che ci sia coscienza di un positivo attivismo dell'Italia negli scenari più complessi e più sfidanti per il presente e per il futuro. Gli scenari africano e Mediterraneo sono fondamentali per gli equilibri geopolitici mondiali. Occorre sostenere con energia e convinzione gli investimenti in settori chiave come la sicurezza marittima, i trasporti e la connettività energetica. Su questi temi anche i Parlamenti devono avere pieno coinvolgimento. A tal fine con la presidente del Congresso dei deputati della Spagna Francina Armengol, che ringrazio, abbiamo recentemente riattivato, dopo oltre dieci anni, il Foro Parlamentare Italia-Spagna, per potenziare le occasioni di dialogo che vedono il Mediterraneo al centro».

Il Patto per il Futuro delle Nazioni Unite, stipulato di recente, prevede un ruolo specifico dei Parlamenti nella governance dell'Onu. Cosa manca in concreto per non ricadere nella solita carta piena di buoni propositi?

«Direi che, in generale, l'aspetto più auspicabile è un raccordo più stretto e diretto con i Parlamenti, custodi della rappresentanza e della volontà popolare. In questo senso, lo dico proprio qui a Brasilia, una riforma non è più rinviabile. Penso che i Parlamenti debbano essere coinvolti nell'attività dell'Onu fin dal momento in cui si avviano i negoziati per la stipula delle convenzioni internazionali, per fare in modo che il loro ruolo non sia limitato alla successiva ratifica, ma essi possano contribuire a definire gli obiettivi da conseguire, trasferendovi le istanze dei cittadini».

La lotta del governo Meloni all'immigrazione clandestina è frenata ogni giorno da sentenze della magistratura che negano regolarmente il trattenimento dei clandestini. Lei vede un'offensiva politica da parte del potere giudiziario dello Stato?

«Penso che sia necessario abbassare il livello di tensione a tutela della separazione dei poteri, consentendo a politica e magistratura di operare, nel rispetto dell'autonomia e anche nell'assunzione di responsabilità».

La convivenza civile rischia di deteriorarsi in Italia per un clima esasperato di contrapposizione. Cosa ha provato davanti al richiamo ad una «rivolta sociale» da parte del segretario della Cgil Landini?

«Condivido quanto ha già espresso nella

domanda: il clima esasperato di contrapposizione non favorisce ovviamente il dialogo, l'intesa sui punti di contatto, la serenità di un dibattito democratico e orientato a trovare le migliori soluzioni per risolvere i problemi».

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