Attacco in Israele, Meloni: "Priorità la sicurezza di civili e militari italiani"

Dopo l'attacco dell'Iran contro Israele, Giorgia Meloni ha convocato a Palazzo Chigi i ministri della Difesa e degli interni, oltre ai vertici dei Servizi

Attacco in Israele, Meloni: "Priorità la sicurezza di civili e militari italiani"
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A seguito dell'attacco dell'Iran su Israele, il premier Giorgia Meloni ha convocato il vertice d'urgenza a Palazzo Chigi con il ministro della Difesa Guido Crosetto, il titolare degli Affari Esteri Antonio Tajani (in collegamento da remoto), i vertici dei servizi segreti, il consigliere diplomatico della presidente del Consiglio Fabrizio Saggio e il sottosegretario Alfredo Mantovano, autorità delegata all'Intelligence. Un importante contingente di soldati italiani della missione Unifil di stanza in Libano si trova attualmente nei bunker. In qualità di presidente del G7, è la linea di palazzo Chigi, l'Italia "continuerà a fare la sua parte" e a lavorare con gli alleati "per la stabilizzazione del confine". Oggi Meloni ha sentito telefonicamente il primo ministro del Libano, Najib Mikati, sottolineando "l'impegno italiano per un cessate il fuoco e una soluzione diplomatica al conflitto che permetta agli sfollati di tornare alle proprie case".

Il vertice di Palazzo Chigi è durato circa 30 minuti, durante i quali il premier è stato informato sulla situazione in Medioriente. La nota diffusa da Palazzo Chigi al termine dell'incontro rimarca la "profonda preoccupazione" per la situazione in Medioriente e invita gli attori internazionali a "evitare ulteriori escalation". Si invita, quindi, a raggiungere il "cessate il fuoco a Gaza" con contestuale "rilascio degli ostaggi" israeliani nelle mani di Hamas dal 7 ottobre. Da parte della presidenza del governo è stata anche espressa ferma "condanna per l'attacco iraniano" su Israele ed è stato avanzato un invito alla "responsabilità" a tutti gli attori regionali, quindi, invita l'Onu a valutare il "rafforzamento del mandato della missione Unifil". Il tavolo di governo, si legge nella nota, "è stato convocato in forma permanente per monitorare costantemente l'evolversi della situazione e adottare tempestivamente le misure necessarie". Nel corso del colloquio, il premier ha ricordato "il ruolo cruciale dei militari italiani presenti nel sud del Libano all'interno della missione Unifil", sottolineando proprio "l'importanza della loro sicurezza". L'augurio del ministro Crosetto, che sta mantenendo costanti contatti anche con la parte israeliana e libanese, è che "la ragione prevalga non si estenda ulteriormente un conflitto già drammatico".

"L'Ambasciata italiana in Israele resta operativa", si legge in una nota della Farnesina, che informa che "per qualsiasi emergenza invitiamo i connazionali a contattare la Sede al numero +972 548803940 o l'Unità di Crisi al +39 0636225". Il ministro Guido Crosetto, questo pomeriggio ai microfoni di "Made in Italy Summit", evento targato Il Sole 24 Ore, Financial Times e SkyTg24, ha dichiarato di essere "in contatto con il comandante dei soldati italiani in Libano, con lo Stato maggiore, con il Comando interforze. Lavoriamo insieme per garantire la sicurezza dei nostri militari che è la nostra priorità, oltre che cercare di portare pace in quella terra. È una situazione in continua evoluzione". Il ministro Antonio Tajani, che nel momento della convocazione del vertice si trovava a Genova per un evento elettorale, a margine dello stesso, prima di iniziare il vertice, ha dichiarato: "Bisogna lavorare per la pace. Bisogna che tutti quanti, anche l'Iran, si assumano le proprie responsabilità per evitare un'escalation. Tutti devono lavorare per una de-escalation".

"Siamo tutti preoccupati, stiamo seguendo con la massima attenzione l'evoluzione dei fatti. La prima preoccupazione sono i cittadini italiani, in Libano ci sono circa 300 italiani non stanziali, più 2-3mila stanziali. In più i militari della missione Unifil. C'è una situazione di grande tensione", ha dichiarato il ministro Antonio Tajani al termine dell'incontro con Giorgia Meloni ai microfoni di Rete4. Il ministro ha poi aggiunto: "Stiamo favorendo la partenza di tutti gli italiani dal Libano. Per quelli che lo richiedono stiamo valutando di organizzare dei charter".

E poi ha spiegato: "In Libano ci sono circa 300 italiani che non sono stanziali, più ce ne sono delle 2-3mila che sono stanziali, sono iscritti all'Aire e sono sposati con donne o uomini libanesi. Quelli preferiscono restare lì, anche se qualcuno sta rientrando in Italia. Ci sono voli da Beirut ma noi stiamo cercando di incrementarli coinvolgendo compagnie private".

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