Energia, sconti alle città che ospitano gli impianti

Accompagniamo le grandi infrastrutture energetiche con un risparmio diretto nelle tasche dei cittadini e delle imprese

Energia, sconti alle città che ospitano gli impianti
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Era già tutto previsto. Suona così il motivo che ha accompagnato uno dei successi di stagione nelle sale cinematografiche, ma il refrain potrebbe fare da colonna sonora a molte vicende italiane a cui la politica non riesce a dare risposte, incalzata da una opinione pubblica infarcita di slogan populisti e soluzioni semplicistiche.

E così in queste ore torniamo a leggere tutti gli allarmi legati all'aumento delle bollette, sia del gas che della elettricità, due fonti di energia che abbiamo imparato essere collegate. Era già tutto previsto: con la chiusura dell'ultimo flusso proveniente dalla Russia, all'inizio di questo anno, la materia prima è calata, i mercati si sono messi in modo, la speculazione fa il suo gioco e i cittadini pagano il prezzo.

Non siamo al livello del 2023, ma le associazioni di impresa fanno i primi conti e i numeri parlano di rincari che arrivano al 39% per alcune aziende e 350 euro a famiglia. Una pioggia che cade sul bagnato: un tessuto industriale fragile, una produzione che non cresce da tempo, un costo dell'energia e della logistica già sensibilmente più alto che nel resto di Europa e imparagonabile con quello di altri continenti.

Era già tutto previsto. Quel che davvero è meno prevedibile, anzi, quasi incredibile, è leggere nelle stesse ore e sulle stesse pagine che descrivono gli aumenti, le proteste che ancora oggi accompagnano ogni serio tentativo di dotare il paese di un piano energetico in grado di metterlo a riparo per il futuro da simili situazioni.

Le cronache, basta sfogliare le pagine locali dei quotidiani, sono costellate di no a qualsiasi tipo di infrastruttura in grado di migliorare l'efficienza del nostro sistema. Non pare vi sia differenza: comunità locali e politica territoriale si oppongono egualmente a rigassificatori, pale eoliche, dighe, termovalorizzatori, in uno spirito di uguaglianza che per una volta mette insieme idrocarburi e rinnovabili. Le motivazioni sono varie e variopinte, spesso contraddittorie, eppure Consigli comunali, Consigli regionali, persino le associazioni di impresa sembrano prenderle per buone. E spesso a protestare sono le stesse piazze che a giorni alterni chiedono al governo interventi per mitigare gli aumenti, come se questi fossero una catastrofe ineluttabile di cui nessuno porta la responsabilità.

Eppure anche la storia recente ci insegna che era già tutto previsto. Se il paese si fosse piegato a chi protestava per l'arrivo del gasdotto Tap in Puglia mentre i carri armati già varcavano il confine ucraino, oggi saremmo in guai ben peggiori. E anche guardando a Stati a noi vicini vien facile dire era già tutto previsto: la Spagna paga l'energia meno della metà dell'Italia, perché si è dotata degli impianti necessari.

Siccome era tutto previsto e prevedibile, mi viene da pensare che vi sia un vizio nel meccanismo con cui si costruisce il consenso intorno a queste infrastrutture strategiche, un beneficio che i cittadini, investiti dalla propaganda dei no non riescono a cogliere. Normalmente quando si progettano queste tipologie di infrastrutture si prevedono anche opere cosiddette «compensative» per i territori che le ospitano: strade, piazze, parchi pubblici, impianti sportivi. Tuttavia trattandosi di beni collettivi che le comunità locali considerano in qualche modo già dovuti, non fanno la differenza. Il ritardo con cui poi spesso si realizzano fa il resto.

Proviamo a cambiare. Accompagniamo le grandi infrastrutture energetiche con un risparmio diretto nelle tasche dei cittadini e delle imprese: se un territorio ospita una diga, un campo eolico, un rigassificatore, bene, gli abitanti di quel territorio potranno giovarsi di un significativo sconto sulla propria bolletta energetica. Un risparmio diretto, sensibile, collegato direttamente alla realizzazione dell'opera. Un vero e proprio premio collegato alla disponibilità a contribuire ad un paese più moderno e prospero. Al contrario, chi si oppone, scelta sua, non godrà di alcun beneficio. Io credo che un beneficio diretto, individuale, potrebbe cambiare la percezione anche dei benefici collettivi, che spesso sfuggono alla comprensione del singolo.

Questa sarebbe una vera riforma delle istituzioni, più degli altri cambiamenti in discussione nelle aule del Parlamento.

Perché si collega ad un principio cardine della cittadinanza, che pare sfuggito ormai ai più: esiste il diritto a chiedere un paese migliore in cui vivere e far crescere i propri figli, ma questo diritto è collegato inscindibilmente al dovere di ciascuno di impegnarsi, e anche sacrificarsi, per costruirlo questo paese migliore. Senza questo dovere, anche il diritto si perde nella prossima previsione nefasta. Che purtroppo sarà azzeccata.

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