Sono tra noi. E noi, per troppo tempo, abbiamo preferito non vederli. Abbiamo preferito sentirci al sicuro a tutti i costi, anche negando la realtà. Anzi: soffocandola. Mentre i jihadisti attaccavano Parigi, Bruxelles, Berlino e Londra noi pensavamo di essere al sicuro.
Poi però Anis Amri, uno degli attentatori di Berlino, veniva ucciso a Sesto san Giovanni e oltre 700 jihadisti venivano espulsi dal nostro Paese dal 2015 ad oggi (e quest’anno abbiamo già superato quota 50). Solamente in quest’ultimo mese, la polizia ha arrestato due egiziani accusati di essere affiliati allo Stato islamico; un gambiano è stato allontanato dall’Italia; un bengalese, affiliato ad Al Qaeda, è stato arrestato; e ieri un algerino, veterano del jihad, è stato fermato nella metropolitana di Milano mentre aveva con sé un coltello.
Sono i fatti e i numeri a dircelo: i combattenti della guerra Santa sono tra noi. E sono, purtroppo per noi, più di quanti pensiamo. Molto spesso sono arrivati con i barconi, mischiandosi ai disperati che partivano dalla Libia e dalla Tunisia. Si sono poi dati alla macchia. Hanno vissuto di espedienti e, apparentemente, hanno condotto una vita normale. Nel frattempo, però, si sono radicalizzati ancor di più e, soprattutto, hanno fatto proselitismo cercando (e trovando) nuovi affiliati. E ora potrebbero iniziare ad agire.
Per troppo tempo, soprattutto a sinistra, si è detto che l’immigrazione indiscriminata non rappresentava un problema. Non è così. E questo vale sia per la sicurezza ordinaria, legata alla criminalità, sia per quella straordinaria riguardante la minaccia terroristica con la quale dobbiamo iniziare a fare i conti. Ciò non significa guardare con sospetto chiunque non sia come noi. Gli immigrati onesti, che lavorano e cercano di costruirsi un futuro nel nostro Paese sono molti. E spesso conservano anche valori che abbiamo perduto. Qualche settimana fa, un video mostrava alcuni poliziotti inseguire uno straniero mentre camminava con un coltello in mano e sbraitava frasi incomprensibili. Lo minacciavano senza far nulla. Tacevano e restavano immobili anche gli italiani che guardavano la scena. Poi, ecco spuntare due ragazzi di colore. Capiscono la situazione e agiscono. Uno imbraccia il monopattino come una clava e abbatte la minaccia.
Quella che ci preoccupa è la minoranza di immigrati islamici che è arrivata qui e che è disposta a colpirci. Forse sogna di farlo. E che può fomentare anche gli altri, i semplici casseurs, che hanno raggiunto l’Europa credendo fosse un Eldorado e che li ha delusi. Lo scenario peggiore, ma forse il più realistico, è quello immaginato da Laurent Obertone in Guerriglia (Signs publishing). Lo scrittore francese, basandosi su alcuni documenti degli 007, immagina una Francia piegata dalle rivolte islamiche, dove tutto è messo a ferro e fuoco. Dove i bianchi vengono cacciati, pestati e ammazzati.
Sarà questo il nostro domani? Probabilmente sì. O forse sarà più silenziosa: accetteremo di essere sottomessi. Di diventare minoranza. Di perdere la libertà. In nome di un errato concetto di accoglienza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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