Idee per dribblare i rialzi: dalle società negli Usa, agli export su altri mercati

Spunta l'escamotage dell'e-commerce per gli ordini inferiori a 800 dollari. Poco praticabile il "jolly" San Marino

Idee per dribblare i rialzi: dalle società negli Usa, agli export su altri mercati
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«Niente panico. I dazi sono un grave errore, ma gli italiani devono sapere che il governo lavora da tempo su questo tema», ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che suggerisce di allargarsi a mercati oggi poco esplorati. La Farnesina ha un inviato speciale per la «via del cotone», lo stesso ministro questa settimana sarà in India e Giappone per business forum, a Osaka per incontri politici e di business e per l'inaugurazione dell'Expo. Insomma, l'obiettivo è esplorare mercati alternativi.

IL JOLLY SAN MARINO

Nel frattempo, quali possono essere i sistemi per dribblare i dazi, o quantomeno per attutirne l'impatto? Nel tabellone mostrato l'altra sera da Donald Trump nel Giardino delle Rose della Casa Bianca è subito saltata all'occhio la graziata Repubblica di San Marino. I dazi per il Titano sono del 10%, metà di quelli previsti per i Paesi dell'Unione europea. Le norme doganali però si basano sull'origine della merce. Avere una sede operativa a San Marino non basta, perché conta il luogo di produzione. Quindi un'azienda italiana dovrebbe spostare la produzione a San Marino, tutta o in gran parte, per avere il 10 per cento. Solo in quel caso il prodotto potrebbe essere considerato sammarinese. Il mercato di riferimento per le aziende sammarinesi resta

comunque quello italiano ed europeo. E qui i dazi di Trump sono raddoppiati rispetto a quelli imposti a San Marino (20%). Di conseguenza, anche le aziende del mini-Stato subiranno il contraccolpo. Resta, inoltre, da capire cosa succederà quando il Titano concluderà il percorso di associazione con l'Unione Europea.

TUTTI PER UNO, UNO PER TUTTI

Altre

mosse per aggirare i dazi? Una potrebbe essere quella di costituire una società negli Stati Uniti, in forma consortile tra più aziende dello stesso settore. La società agirebbe da importatore-distributore diretto, evitando il ricarico del 30-35% applicato dai distributori terzi.

LA FALLA NELL'E-COMMERCE

Non solo. Secondo Lucio Miranda, presidente della riminese ExportUsa, che accompagna le aziende italiane negli Stati Uniti, i privati potrebbero sfruttare le pieghe che presenta l'e-commerce. Gli ordini con valore inferiore a 800 dollari sono infatti esenti da dazi. «Un'opportunità che diventa ancora più interessante se si considera che questa agevolazione non si applica più alla Cina», ha spiegato Miranda.

Siamo andati a controllare. E in effetti dal 10 marzo 2016 non si paga dazio per importare negli Stati Uniti prodotti il cui prezzo è minore di 800 dollari. La normativa doganale americana è stata aggiornata perché prima

il valore esente era di soli 200 dollari. Si applica a spedizioni fatte a un privato negli Stati Uniti, ma anche alle spedizioni fatte a dettaglianti, distributori o negozi in America. È quindi inclusa anche la vendita B2B. Quindi, se un cliente compra cinque prodotti il cui prezzo unitario è di 100 dollari, il valore complessivo dell'ordine è di 500 dollari e l'importazione rientra nell'esenzione del dazio. La norma vale per gli ordini spediti allo stesso destinatario durante le ventiquattro ore: quindi se la Ditta A spedisce in America, nello stesso giorno, due ordini ciascuno di valore inferiore a 800 dollari, a due persone differenti, entrambe le esportazioni sono esenti da dazio e hanno procedura doganale di importazione semplificata.

Il cliente americano destinatario finale della spedizione ha l'obbligo di conservare la documentazione della spedizione dell'ordine per due anni.

Però attenzione, perché Donald Trump ha anche firmato un ordine esecutivo che interrompe le esenzioni per le importazioni sotto la soglia de minimis (800 dollari) alle piattaforme di e-commerce cinese Temu e Shein: un precedente pericoloso.

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