L'Italia e le mosse giuste sul "fianco del sud"

Per il nostro Paese, ma pure Grecia, Spagna, Turchia e Francia, in ritirata dall'Africa, il "fronte" meridionale ha una cruciale valenza geopolitica e strategica. A cominciare dal Mare Nostrum, il Mediterraneo, dove i russi sono sempre più presenti nella riedizione "calda" della guerra fredda.

L'Italia e le mosse giuste sul "fianco del sud"
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La Nato non deve guardare solo ad Est, ma pure al fianco Sud dove il confronto strategico, dal Mediterraneo all'Africa, ha implicazioni, rimaste a lungo di secondo piano, che si riflettono direttamente sugli interessi nazionali dell'Italia. Per questo motivo l'attenzione al fianco Sud del summit della Nato a Washington e la decisione di nominare un «rappresentante speciale» dell'Alleanza atlantica è un successo del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Anche la Spagna si è attivata con il premier Pedro Sanchez e adesso si profila un braccio di ferro sotto traccia per la nomina della nuova figura Nato. «È stata una battaglia italiana e crediamo sia giusto che venga scelto un italiano» ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a Washington.

Per il nostro Paese, ma pure Grecia, Spagna, Turchia e Francia, in ritirata dall'Africa, il «fronte» meridionale ha una cruciale valenza geopolitica e strategica. A cominciare dal Mare Nostrum, il Mediterraneo, dove i russi sono sempre più presenti nella riedizione «calda» della guerra fredda. I passaggi di navi del Cremlino dallo stretto di Gibilterra sono in aumento come i sottomarini, arma invisibile, beccati, talvolta, sempre più vicini allo Stivale con compiti di intelligence, come ai tempi dell'Urss. I russi possono contare sulla storica base di Tartus in Siria, ma la visita, in giugno, dell'incrociatore Varyag e della fregata Ammiraglio Shaposhnikov nel porto di Tobruk, in Cirenaica, ha un chiaro obiettivo. Mosca vuole convincere il padre padrone della Libia orientale, generale Khalifa Haftar, a concedere una base navale a Bengasi, in linea d'aria fra l'Italia e la Grecia.

Il Nord Africa, che si affaccia sul Mare Nostrum, è la piattaforma di partenza dei migranti verso Lampedusa soprattutto dalla Libia e dalla Tunisia. L'Italia sta facendo di tutto per coinvolgere l'Europa nel contrasto all'immigrazione clandestina. In questi due paesi siamo riusciti ad ottenere la nomina di ambasciatori italiani della Ue, Giuseppe Perrone in Tunisia e Nicola Orlando in Libia. Un rappresentante speciale della Nato italiano, sul fianco meridionale, sarà fondamentale per agire sulla stabilizzazione e sicurezza non solo del ventre molle del Nord Africa. Subito più a Sud, nella fascia del Sahel, porta d'ingresso dei migranti sub sahariani verso le zone costiere, una serie di colpi di stato ha cacciato i francesi e favorito la penetrazione russa. Il 6 luglio i capi golpisti, Abdourahamane Tiani del Niger, Assimi Goita del Mali e Ibrahim Traoré del Burkina Faso hanno fondato a Niamey la Confederazione degli Stati del Sahel. Un'alleanza che guarda a Mosca e all'appoggio dell'Africa Korps, gli eredi della Wagner sotto il controllo del ministero delle Difesa russo. In Niger anche gli americani sono stati invitati ad andarsene, ma siamo rimasti noi italiani con un contingente di addestratori, ben voluto, rispetto agli altri europei.

La guerra civile in Sudan ha innescato una «bomba» profughi di 2 milioni di persone. Al fianco dei governativi ci sarebbero gli incursori dell'unità Timur dell'intelligence militare ucraina per contrastare i russi dell'Africa Korps, che aiutano i rivali delle forze paramilitari.

La Nato non solo deve monitorare quest'area, ma non può sottovalutare la minaccia jihadista mai sopita con tentacoli che vanno dal Sahel al Mozambico.

Il paese è uno dei tasselli del piano Mattei, che non può funzionare senza il requisito minimo di stabilità e sicurezza. Un motivo in più per accendere i riflettori sul fianco Sud e impegnare la Nato.

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