Spunta anche la pista iraniana: il nuovo filone del Qatargate

Qatar e Iran hanno molti interessi in comune e questo potrebbe aver spinto alcuni emissari di Teheran a operare in Europa anche per conto di Doha. A dimostrarlo i rapporti tra un analista di origini iraniane

Spunta anche la pista iraniana: il nuovo filone del Qatargate

Fino ad oggi l'inchiesta belga sul presunto giro di corruzione all'interno del parlamento europeo, definito ad oggi come “Qatargate”, ha fatto prima luce sui possibili tentativi di Qatar e Marocco di influenzare la politica europea. C'è però un filone che porta anche all'Iran. E del resto, quello di Doha all'interno della regione del Golfo è l'unico governo che ha importanti rapporti con Teheran. Di riflesso quindi, le istanze qatariote potrebbero in alcuni casi aver coinciso anche con interessi iraniani.

L'analista politico lettone vicino a Teheran

Così come sottolineato dal Corriere della Sera, al momento dell'approvazione del via libera per i visti ai cittadini del Qatar, in una seduta della sottocommissione per i diritti umani del parlamento europeo c'erano due persone ad applaudire. Da un lato Francesco Giorgi, dall'altro Eldar Mamedov.

Il nome del primo oramai è ben conosciuto. Si tratta di uno dei principali indiziati dell'inchiesta ed è il compagno di Eva Kaili, oramai ex vicepresidente del parlamento europeo e anche lei sospettata di aver preso mazzette dal Qatar. L'altro invece è un analista politico con cittadinanza lettone ma di origini iraniane.

Tra i due, dopo l'approvazione della norma nella sottocommissione, è scattato anche un cenno di intesa con le mani. Segno quindi di come si conoscevano già da prima di quella seduta ed erano già in buoni rapporti.

La libera circolazione dei cittadini qatarioti in Europa è senza dubbio uno degli atti più favorevoli a Doha degli ultimi anni. Il fatto che, tra il pubblico, Giorgi e Mamedov erano tra le persone più soddisfatte potrebbe indicare rapporti stretti tra i due anche sotto la sfera politica.

Mamedov, il cui nome non risulterebbe al momento nel registro gli indagati ma a cui sarebbe stato perquisito il proprio ufficio nelle scorse ore a Bruxelles, è da sempre descritto come un lobbista pro Teheran. Chi lo conosce, all'interno delle sedi istituzionali europee, ne parla sempre come di un personaggio pronto a intervenire quando le posizioni di Qatar e Iran venivano attaccate a livello politico. E dopo i suoi interventi, in effetti alcune dichiarazioni venivano “ammorbidite”.

A Brxuelles l'analista di origini iraniane ufficialmente ricopre l'incarico di consigliere politico per gli Affari Esteri per il gruppo Socialisti e Democratici. Lo stesso a cui apparteneva, prima della sospensione, Eva Kalili. Nel suo ruolo, è adesso il sospetto di molti nella capitale belga, potrebbe aver influenzato a favore di Doha e Teheran alcune delle posizioni del gruppo politico per cui lavorava.

Gli interessi comuni tra Qatar e Iran

Ecco quindi perché adesso potrebbe aprirsi il filone iraniano. E non sarebbe una sorpresa. Quando nel 2017 l'Arabia Saudita ha imposto un ferreo embargo al Qatar, lo ha fatto proprio perché il piccolo emirato si era rifiutato di interrompere i rapporti con l'Iran.

Doha e Teheran hanno molti interessi in comune. A partire dalla condivisione di tratti di mare nei cui fondali si trovano alcuni dei più importanti giacimenti di gas off shore. L'Iran ha aiutato il Qatar a sopravvivere alle sanzioni imposte dai Saud e questo è anche uno dei motivi per cui l'emirato, a differenza di altri vicini, non ha normalizzato i rapporti con Israele.

Possibile quindi che alcuni emissari vicini a Teheran hanno lavorato in questi anni in Europa anche per conto del Qatar? La vicinanza tra Mamedov e Giorgi, così come tra l'analista pro iraniano e l'altro indiziato dell'inchiesta di Bruxelles, ossia Antonio Panzeri, potrebbe rappresentare ben più di un semplice indizio.

L'inchiesta inevitabilmente punterà anche sulla pista iraniana: Teheran potrebbe aver avuto un ruolo importante sia nel Qatargate che, più in generale, nei tentativi di indirizzare una parte della politica europea verso i propri interessi e verso quelli di Doha.

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