Da oggi Eva Kaili non è più ufficialmente una delle vice presidenti del parlamento europeo. L'aula di Strasburgo ha infatti votato la destituzione dalla carica con una maggioranza schiacciante, quasi all'unanimità.
L'eurodeputata greca, attualmente ancora in stato di fermo, è una delle principali indiziate nell'inchiesta avviata dalla magistratura belga su un possibile giro di tangenti dal Qatar e dal Marocco. La sua destituzione va quindi inquadrata nel primo tentativo dell'aula di Strasburgo di venire a capo politicamente di uno dei più importanti terremoti giudiziari che ha coinvolto le istituzioni europee.
Il voto dell'aula
Le prime notizie sull'indagine sono state diffuse da Bruxelles sul finire della scorsa settimana, quando la polizia belga ha reso noto di aver condotto un'operazione culminata con lo stato di fermo per alcuni deputati ed ex deputati europei. Tra questi a spiccare è proprio Eva Kaili, il cui ruolo a Strasburgo non è certo di secondo piano essendo la vice presidente del parlamento europeo.
Kaili è stata eletta in Grecia tra le liste del Pasok, storico partito del centrosinistra ellenico. Una formazione in crisi in patria negli ultimi anni, soppiantata nel suo campo elettorale dalla coalizione Syriza dell'ex premier Alexis Tsipras. Tuttavia il Pasok, membro della famiglia socialdemocratica europea, ha espresso alcuni deputati nelle elezioni europee del 2019. Tra queste per l'appunto anche Eva Kaili, divenuta poi vice presidente.
Quando si è diffusa la notizia del suo arresto e del ritrovamento di alcune valigie piene di soldi nella propria abitazione, il Pasok ha subito sospeso l'eurodeputata. Con l'allargamento dell'inchiesta e le perquisizioni della polizia in altri uffici di Bruxelles, il parlamento europeo non poteva più rimanere inerme. La conferenza dei presidenti dei gruppi politici si è riunita in mattinata e ha attivato la procedura prevista dall'articolo 21 dell'europarlamento. Quello per l'appunto in cui è prevista la “cessazione anticipata delle cariche”.
L'aula, riunita nella sede plenaria di Strasburgo, ha votato con 625 voti favorevoli il provvedimento di estromissione di Kaili dalla carica di vice presidente. In quel momento i deputati votanti erano 628: solo uno ha votato No e due si sono invece astenuti. Il quorum dei due terzi necessario quindi è stato ampiamente superato.
Con questa mossa, l'europarlamento spera adesso di aver lanciato un primo segnale volto a prendere le distanze dall'operato degli accusati. Ma a livello mediatico la strada in tal senso è molto difficile: la credibilità dell'aula e delle istituzioni europee potrebbe essere ai minimi storici in tutto il continente.
La difesa di Kaili: “Estranea ai fatti”
Sono lontani i tempi in cui, nel 2007, Kaili saliva alla ribalta politica come una delle più giovani deputate elette nel parlamento greco. Lei peraltro era già famosa in Grecia per via della sua attività di giornalista su Mega Channel. Nel 2014 il primo balzo a Strasburgo, nel 2019 l'elezione a vice presidente dell'europarlamento.
Già a settembre il segretario del Pasok, Nikos Androulakis, non vedeva di buon occhio la permanenza di Kaili nel suo partito. Non ha gradito infatti le affermazioni dell'ex giornalista sul cosiddetto “Watergate greco”, uno scandalo in cui sono venute alla ribalta intercettazioni a danno dello stesso Androulakis. Kaili in quell'occasione aveva parlato di una “pratica comune”, inimicandosi quindi le simpatie del segretario.
Oggi, sospesa dal partito e destituita dalla sua carica a Strasburgo, la deputata greca è chiamata a difendersi da gravi accuse di corruzione.
Da Atene il suo avvocato, Michalis Dimitrakopoulos, ha fatto sapere che la diretta interessata è intenzionata a difendersi e si è detta “estranea alla vicenda tangenti del Qatar”. Il difensore ha anche dichiarato di non sapere al momento “se e quanto denaro sia stato trovato nella sua abitazione”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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